lunedì, 25 Novembre 2024

Virus Zika e microcefalia congenita. G.R.E. Lazio: “Ricerca italiana smentisce il collegamento”

di Cinzia Marchegiani
Molta attenzione nel campo della ricerca ha richiamato il virus Zika ritenuto responsabile della sindrome congenita di microcefalia.

La Microcefalia è una rara condizione neurologica in cui la testa di un bambino è significativamente inferiore a quello delle teste di altri bambini della stessa età e sesso. A volte rilevato alla nascita, microcefalia solito è il risultato del cervello di sviluppo anomalo nell’utero o non cresce come dovrebbe dopo la nascita.

Si legge:

“La Microcefalia può essere causato da una varietà di fattori genetici e ambientali. I bambini affetti da microcefalia hanno spesso problemi di sviluppo. Generalmente non c’è nessun trattamento per la microcefalia, ma l’intervento precoce può aiutare a migliorare lo sviluppo del bambino e migliorare la qualità della vita.

Le cause. La Microcefalia solito è il risultato dello sviluppo cerebrale anormale, che può verificarsi nel seno (congenita) o nella prima infanzia. Microcefalia può essere genetica. Altre cause possono includere:

  • Craniosinostosi.  La fusione prematura delle articolazioni (suture) tra le piastre ossee che formano il cranio di un bambino mantiene il cervello di crescere. Trattamento craniosinostosi (kray-nee-oh-sin-AHS-TOE-sis) di solito significa che il vostro bambino ha bisogno di un intervento chirurgico per separare le ossa fuse. Se non ci sono problemi di fondo nel cervello, questo intervento permette al cervello spazio sufficiente per crescere e svilupparsi.
  • Anomalie cromosomiche.  sindrome di Down e altre condizioni possono causare microcefalia.
  • Diminuzione di ossigeno al cervello fetale (anossia cerebrale).  Alcune complicanze della gravidanza o di consegna possono compromettere l’apporto di ossigeno al cervello del feto.
  • Infezioni del feto durante la gravidanza.  Questi includono la toxoplasmosi, citomegalovirus, rosolia (rosolia), e varicella (varicella).
  • L’esposizione a droghe, alcool o di alcune sostanze chimiche tossiche nel grembo materno.  Ognuna di queste mettere il bambino a rischio di anomalie cerebrali.
  • Grave malnutrizione.  Non ricevendo una nutrizione adeguata durante la gravidanza può influenzare lo sviluppo del bambino.
  • Fenilchetonuria incontrollati (fen-ul-kee-toe-NU-ree-uh), noto anche come PKU, nella madre.  PKU è un difetto di nascita che ostacola la capacità del corpo di abbattere l’aminoacido fenilalanina.

Dall’altra parte abbiamo l’infezione da virus Zika, che è stata ritenuta responsabile delle epidemie di microcefalia, appartiene al genere Flavivirus, famiglia Flaviviridae, gruppo Spondweni. È stato isolato per la prima volta nel 1947 da una scimmia nella foresta Zika in Uganda, successivamente, nel 1948, in zanzare (Aedes africanus) provenienti dalla stessa foresta, e nel 1952, in Nigeria, dalle persone. Esistono due lineage: il lineage Africano e il lineage Asiatico.

Il Ministero della Salute Italiano spiega ufficialmente: “Il virus Zika si diffonde maggiormente attraverso la puntura di una zanzara infetta del genere Aedes, la stessa che trasmette il virus della febbre gialla, della dengue e della chikungunya, ma può trasmettersi anche per via sessuale. La zanzara tigre (Aedes albopictus), presente nel nostro territorio, potrebbe trasmettere il virus Zika. L’infezione da virus Zika, contratta durante la gravidanza, è stata associata all’insorgenza di gravi complicanze e malformazioni neurologiche congenite (microcefalia)”

IMPORTANTE RICERCA ITALIANA AFFRONTA IL LEGAME TRA VIRUS ZIKA E L’EPIDEMIA DELLA SINDROME CONGENITA MICROCEFALIA

Il G.R.E. Gruppo Ricerca Ecologia Lazio ha pubblicato un’importante ricerca sul Virus Zika in merito all’allarme lanciato anche dalla Organizzazione Mondiale della Salute che lo associava alla sindrome congenita di Microcefalia:

“Nel 2015 e luglio 2016, migliaia di casi di microcefalia congenita apparvero ‘simultaneamente’ alla diffusione di un’epidemia di infezioni da virus di Zika: come conseguenza, l’1 febbraio 2016 l’Organizzazione Mondiale della Sanità lanciò un allarme internazionale partendo dall’ipotesi che il virus Zika fosse la causa dell’epidemia di microcefalia. Questa dichiarazione dell’OMS fu completamente (e in grande misura passivamente) accettata dalla comunità scientifica, e questo fatto generò una convinzione generale che un disastro sanitario a livello mondiale (il virus Zika è presente in un’area geografica dove vivono due miliardi di persone) non solo era possibile ma fosse già in atto. La dichiarazione dell’OMS ebbe anche un enorme impatto ambientale e conseguenze economiche per la comunità umana”.
G.R.E LAZIO: “STUDIO ITALIANO DIMOSTRA COME IL NESSO CAUSALE TRA I DUE EVENTI APPARE IN GRAN PARTE NON DIMOSTRABILE”
Dopo più di due anni, uno studio italiano pubblicato sull’autorevole rivista scientifica SciMedCentral dimostra che, da un punto di vista epidemiologico, il “nesso causale” tra i due eventi appare essere in gran parte non dimostrabile.

Spiega il G.R.E. Lazio:

Roberto RONCHETTI

I ricercatori (Maria Paola Ronchetti del Dipartimento di terapia intensiva neonatale dell’ospedale Bambin Gesù, Francesco Ronchetti del Dipartimenti di otorinolaringoiatria dell’ospedale Sant’Andrea, il “nostro” Massimiliano Bianco dell’ISPRA e Roberto Ronchetti del Dipartimento di Pediatria della Sapienza nonché Presidente della sezione laziale dell’ISDE, l’Associazione Internazionale Medici per l’Ambiente) sostengono che se un’infezione causata da questo virus fosse realmente la causa delle molte malformazioni congenite osservate, ci si dovrebbe aspettare di trovare un intervallo temporale di 7-9 mesi tra l’infezione contratta dalla madre e la nascita di un bambino malformato. In realtà, il picco di incidenza della malformazione si è avuto 3-4 mesi prima della massima diffusione del virus e la grande maggioranza dei

Massimiliano BIANCO

bambini con microcefalia è nata esclusivamente negli stati nord-orientali del Brasile, mentre il virus Zika si è diffuso rapidamente anche in tutto il resto del paese“.

L’approfondimento di questa nuova e illuminante ricerca viene spiegato dal G.R.E Lazio:

“In base ai dati ufficiali, inoltre, il virus Zika era già presente in Brasile prima che fosse isolato per la prima volte (aprile 2015) soprattutto negli stati a nord-est del paese: da lì, nel corso dell’anno 2015, il virus ha invaso l’intero Brasile e dall’inizio del 2016 l’epidemia infettiva del virus era attiva principalmente nella parte opposta del paese.

La dimensione dell’epidemia di microcefalia congenita è stata enorme: secondo il Ministero brasiliano della sanità, studi clinici, radiologici, e/o metodi di laboratorio hanno confermato ben 2.775 casi. L’epidemia di microcefalia ebbe inizio prima di settembre 2015 (58 casi di microcefalia erano già presenti negli ospedali dello stato del Pernambuco tra settembre e ottobre), e raggiunse il suo picco tra novembre 2015 e gennaio 2016, concludendosi nel marzo 2016. Il fatto che nei 18 mesi successivi siano stati rilevati solo casi sporadici, sembra escludere l’ipotesi di un’epidemia caratterizzata da una tendenza stagionale, che ricorre in certi periodi dell’anno in base a fattori climatici o legati alla biologia dell’Aedes Aegypti, l’insetto responsabile della diffusione del virus.

Anche la localizzazione geografica dell’epidemia di microcefalia è molto importante: quasi tutte le malformazioni (più del 90% dei casi) sono state registrato negli stati nord-orientali del Brasile (un quarto del paese), e viceversa solo un numero limitato di casi sono stati segnalati negli Stati occidentali o meridionali del paese dove nel 2016 l’infezione da virus Zika ha avuto la sua incidenza più alta. Inoltre, si deve dire che in nessuno dei paesi della cintura tropicale del pianeta in cui il virus Zika causa continuamente epidemie infettive un aumento nell’incidenza di di microcefalia congenita, comparabile con quanto registrato in Brasile, è mai stato rilevato.

Va poi detto che nella maggior parte dei casi di neonati con microcefalia congenita nel cui cervello è stato isolato il virus Zika, la madre ha segnalato un episodio di infezione virale severamente sintomatica nella fase iniziale della gravidanza. Tuttavia è risaputo che l’infezione da Zika è completamente asintomatica in circa l’80% dei casi e con sintomi clinici molto lievi in circa il 20% delle persone infette: quindi le donne in gravidanza con infezioni chiaramente sintomatiche appartengono a meno dell’1% delle persone infette.
LA RICERCA PONE QUINDI ALTRE DOMANDE ALLA COMUNITÀ SCIENTIFICA: “SUGGERIRE SPIEGAZIONI ALTERNATIVE PER L’EZIOLOGIA DELL’EPIDEMIA DI MICROCEFALIA IN BRASILE”
“Probabilmente, l’epidemia brasiliana dell’infezione da virus Zika è iniziata nel 2014, si è sviluppata lentamente nel corso di 2015, raggiungendo un picco di diffusione intorno a marzo 2016. Per credere che un’infezione causata da questo virus sia la causa delle molte malformazioni congenite osservate, ci si aspetterebbe un intervallo temporale di 7-9 mesi tra l’infezione della madre e la nascita di un bambino malformato. Dal momento che, ovviamente, maggiore è il numero di persone infette maggiore è la probabilità che una madre sia contaminata, in termini pratici ci si aspetterebbe di trovare il picco dell’incidenza della microcefalia diversi mesi dopo la diffusione massima del virus.
Mappa Virus ZIKA

Al contrario, come indicato in precedenza, il picco dell’incidenza della malformazione si è avuto tre-quattro mesi prima della massima diffusione del virus: se l’ipotesi del nesso causale tra Zika e microcefalia è vera, perché il virus è risultato massimamente pericoloso per le donne in gravidanza all’inizio dell’epidemia, quando la sua circolazione era bassa, e quasi innocuo al momento della sua massima diffusione? Una domanda che non ha una spiegazione semplice.

Più difficile è rispondere alla domanda successiva: se la causa della microcefalia è il virus Zika, un agente infettivo che si è rapidamente diffuso da Bahia-Pernambuco al resto del paese, perché la stragrande maggioranza dei quasi tremila bambini microcefali è nata esclusivamente negli stati del nord-est del Brasile?”

In sintesi l’analisi dei dati disponibili dimostra che le due epidemie, le infezioni da virus Zika e la microcefalia congenita, non sono “simultanee” e non coincidono nella loro posizione geografica: quindi, da un punto di vista epidemiologico, il “nesso causale” tra i due eventi sembra essere in gran parte non dimostrato.

“Le autorità sanitarie brasiliane e internazionali e la comunità medica scientifica dovrebbero quindi provare a rispondere alle domande sopra riportate o suggerire spiegazioni alternative per l’eziologia dell’epidemia di microcefalia in Brasile”.
Non ci risulta che a livello nazionale sia stato dato risalto a questa importante ricerca tutta italiana che pone tra l’altro importanti quesiti in merito ai casi di microcefalia congenita, un’epidemia che ha fatto preoccupare molte genitori in attesa del parto.
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