di Cinzia Marchegiani
Quest’oggi 28 giugno, alle ore 8,30, la Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti dell’utilizzo dell’uranio impoverito, presso l’Aula del II piano di Palazzo San Macuto, ha svolto l’esame testimoniale del Maresciallo in quiescenza della Guardia di finanza Giuseppe Carofiglio.
Il Presidente della stessa Commissione, l’On. Gianpero Scanu prima di iniziare l’audizione del Maresciallo Carofiglio ha voluto ricordare la tragica morte di Antonio Attianese e rivolge parole dure per una legge presentata dalla stessa commissione sia ferma da più di un anno che sembra non si voglia portare avanti. Leggere QUI
Video Audizione Commissione d’incheista Uranio Impoverito del 28 giugno 2017 Presidente , On Gian Piero Scanu
RIVELAZIONE CHOC DEL MARESCIALLO IN QUIESCIENZA DELLA GUARDIA DI FINANZA, GIUSEPPE CAROFIGLIO
Dopo il minuto si ossequioso silenzio, l’On Scanu dà il via all’audizione del Maresciallo in quiescenza della Guardia di finanza Giuseppe Carofiglio. La sua testimonianza apre un altro capitolo forse unico sul caso Uranio Impoverito in Italia. Racconterà come diventò testimone oculare della presenza di oltre 20 casse di munizioni a uranio radioattivo (sulle casse c’era il simbolo): “Ho scoperto che nel deposito c’erano una ventina di casse, ccon sopra il simbolo della radioattività, con dentro 576 munizioni classificate ‘isotopo 238′” – inizia così la deposizione di Carofiglio in riferimento al Deposito della Montagna Spaccata, presso Napoli.
Quindi ciò che emerge è che nel 1994 l’Italia era già in possesso di proiettili all’uranio impoverito. Dalla testimonianza inedita del Maresciallo, come potete sentire dalla registrazione, lui stesso dopo la scoperta torna nel deposito “con un contatore geyser, un apparecchio non molto sensibile, i cui led però si accesero subito in presenza delle casse”.
Un racconto dettagliato quello di Carofiglio che spiegherà dopo le minuziose domande dell’On Scanu che di ciò che aveva scoperto informò subito il comando generale:
“Di fronte ai miei dubbi da Roma mandarono addetti dell’allora Anpa (l’Agenzia di protezione ambientale) che, senza indossare alcuna protezione, entrarono nel deposito per un sopralluogo. ‘Non c’è da preoccuparsi’, mi dissero, ma viste le casse se ne allontanarono subito. Rilevarono la radioattività e lo scrissero nei verbali. Ma prima di andarsene, ci dissero: ‘basterebbe tenere una sola di queste munizioni sulla scrivania per un anno per ammalarsi di cancro‘“.
Carofiglio chiede di portare le munizioni in un deposito dell’Esercito, per conservarle in sicurezza, “ma da Roma non vollero sentire ragioni e optarono per ‘smaltire’ tutte le munizioni all’uranio in una esercitazione, che effettivamente ebbe luogo ad agosto del ’94. Dove? Non lo posso dire con certezza, ma allora il poligono di tiro preferito era quello delle acque tra Ponza e Ventotene”.
La confessione- racconto di Carofiglio però continua a stupire: “Delle munizioni all’uranio non ci fu mai carico contabile, si trattava comunque di munizioni prodotte in Italia, probabilmente destinate a pattugliatori costruiti nei cantieri navali della Spezia e venduti alla Marina irachena, prima dell’embargo”, e poi aggiunge che “è probabile che in quel deposito o in altri ci siano altre munizioni dello stesso tipo e anche proiettili allo zirconio“.
Un racconto, quello di Carofiglio, sembrerebbe smentire almeno due punti chiave che la Difesa che ha più volte ribadito, rispetto all’uso di armi all’uranio impoverito. La prima sul mancato uso di questo tipo di munizioni e la seconda sul fatto che non fossero prodotte in Italia.
Gianluca Rizzo e Giulia Grillo (M5S) in Commissione Uranio Impoverito hanno immediatamente rilasciato un commento: “Rivelazione choc, che arretra di almeno 6 anni la vicenda Uranio Impoverito”
Pubblicando questa foto, Gianluca Rizzo e Giulia Grillo (M5S) in Commissione Uranio Impoverito commentano a caldo questa inedita scoperta: “Una rivelazione choc che arretra di almeno 6 anni la vicenda uranio impoverito in Italia. E non solo. Per la prima volta, in maniera ufficiale e davanti ai commissari viene rivelato ciò che in tanti sostenevano: e cioè che l’uranio impoverito era in Italia. Nonostante tutte le rassicurazioni arrivate in questi anni da tutti i livelli istituzionali
Chiediamo l’immediato intervento delle autorità giudiziare competenti e lo ribadiremo al presidente Scanu: è più che mai importante agire subito, affinchè eventuali prove, anche documentali, che persistano nei depositi di Pozzuoli e presumibilmente di La Spezia non vengano inquinate e si possa ulteriormente acquisire quante più notizie ed informazioni su quanto dichiarato dal maresciallo Carofiglio. Se tutto ciò che egli afferma troverà ulteriori riscontri, sarà necessario riportare indietro di 20 anni anche le eventuali responsabilità politiche e militari di tutti quegli esponenti che hanno sempre negato la presenza di tali munizionamenti in Italia
Vogliamo sapere se la Breda, azienda italiana, ha prodotto tali proiettili, dove sono stati eventualmente prodotti, con quale destinazione. Soprattutto: come faceva ad avere uranio impoverito, ricavato dallo scarto di centrali nucleari?“
La Commissione Uranio Impoverito sembra aver aperto lo sfintere dell’inferno.