di Cinzia Marchegiani
Il 7 febbraio 2018 segna una data storica. Viene pubblicata la Relazione finale inedita, innovatrice e futuristica che ha scardinato rassicuranti affermazioni delle più alte cariche istituzionali frutto della Commissione parlamentare di inchiesta istituita dalla Camera dei deputati con la deliberazione del 30 giugno 2015 sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all’estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione all’esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione agli effetti dell’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito e della dispersione nell’ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico.
Al termine di questo articolo sono stati inseriti due video inediti che riportano in versione integrale e in versione riassunto l’intervento dell’On. Ivan Catalano, vice presidente della Commissione d’inchiesta parlamentare “Uranio impoverito vaccini militari” in cui riporta alcune importanti e illuminanti considerazioni sulla Relazione finale della IV commissione di inchiesta sull’Uranio impoverito e vaccini militari. Documentazione, informazione e valutazione dei rischi sui vaccini in ambito militare.
Se la verità sulle patologie legate all’Uranio Impoverito nonché dovute all’Amianto avevano cominciato a dare riscontri preoccupanti e illuminanti grazie al lavoro di indagine dell’intera commissione parlamentare, ai blitz effettuati nei poligoni militari nonché alla scoperta di depositi di materiale radioattivo negli stessi, il vice presidente della stessa “Commissione d’inchiesta parlamentare Uranio Impoverito e Vaccini”, l’On. Ivan Catalano avviava un’indagine capillare sui vaccini e le patologie legate alle profilassi a cui veniva sottoposto il personale militare imposte dal Ministero della difesa. Profilassi imposta giustificandola con l’assolvimento dei compiti di difesa della Patria e di intervento nei teatri operativi, ma che si scontrava con una forte limitazione della libertà di pensiero della singola persona, che, pur essendo un militare, gode sempre dei diritti costituzionali.
SILENZIO SULLA RELAZIONE CHOC. HA SCONVOLTO MEDICI E ANCHE I GIORNALI? Il documento della Relazione finale è ormai di dominio pubblico ma della sua portata e importanza sembra che una coltre nebbia sia calata per impoverire e ridurre il valore scientifico e d’inchiesta inedita parlamentare che invero dovrebbe far aprire un importante confronto scientifico e legislativo in virtù anche dell’ultima legge che impone l’obbligo vaccinale di 10 vaccini, e non più quattro, ai bambini nati dal 2017.
Non è passato inosservato l’intervento del Professor Villani a Kronos nella puntata che è andata in onda su Rai2 venerdì 16 febbraio 2018, dopo 10 giorni che è stata pubblicata la relazione della commissione d’inchiesta che riguarda i vaccini militari e quindi di riflesso anche alla vaccinazione pediatrica. Villani insistentemente ha spiegato in TV che non esistono danneggiati da vaccino e che quelli che ci sono risalgono a venti anni fa legati al vaccino antipolio orale. Certamente qualcosa non torna poiché con la legge 119 del 31 luglio 2017 che introduce l’obbligo di ben 10 vaccini ai bambini nati dal 2017 ha dovuto prevedere per gli anni 2017/18 un fondo di 1,4 milioni di euro (Definizione delle procedure di ristoro dei soggetti danneggiati da trasfusione o da vaccinazioni obbligatorie) ripartiti esattamente in 359mila euro per l’anno 2017 (dove ancora deve partire tutta la burocrazia in merito al dl vaccini) e 1milione 76mila euro per l’anno 2018 quando sarà a regime il dl che rappresenta esattamente il triplo del fondo stanziato per quest’anno.
La Relazione finale ormai agli atti documentali ha sicuramente avuto il coraggio di andare oltre le rassicuranti affermazioni dell’AIFA e di tutti i medici che senza alcun dubbio tranquillizzano civili e militari che le profilassi vaccinali sono esenti da qualsiasi potenziali rischi per la salute mentre ha ha aperto porte chiuse che tutti avevano timore anche solo di toccare.
Ma veniamo al cuore di questa Relazione sui vaccini che l’On Ivan Catalano, Vice presidente della stessa Commissione parlamentare Uranio Impoverito, vaccini militari ha esperito.
Emerge la tenacia dell’On. Catalano e del Presidente della stessa Commissione d’Inchiesta GianPiero Scanu che non soddisfatti dalla audizione parlamentare del presidente dell’AIFA, Mario Melazzini hanno richiesto alla stessa Agenzia dei medicinali, tutti i documenti delle case farmaceutiche che riguardavano i vaccini militari con cui venivano fatte le profilassi.
Ricordiamo infatti che per il Presidente dell’AIFA, Professor Mario Melazzini in relazione al possibile effetto patogeno da somministrazione di vaccini nel personale militare, in audizione marzo 2016 dichiarava senza alcun dubbio: “I vaccini presenti in commercio sono autorizzati dopo un’attenta valutazione effettuata con criteri standardizzati in tutta l’Unione Europea per accertarne la qualità e il rapporto beneficio-rischio. A differenza degli altri farmaci, ogni lotto di vaccino prodotto viene sottoposto anche al ‘controllo di Stato’: ciascuna nazione europea possiede dei laboratori ufficiali per il controllo dei medicinali (OMCL) che aderiscono a una rete, al fine di garantire la conformità del vaccino agli standard di qualità armonizzati per tutti i cittadini dell’Unione Europea”.
Grazie ai dossier trasmessi in data 14.11.2018 dalla stessa AIFA relativi ai vaccini somministrati in Italia, previsti dalla profilassi vaccinale di cui al D.M. 31 marzo 2003 del Ministero della Difesa, e cioè vaccini che vengono somministrati a soggetti adulti, selezionati a mezzo di visita che accerta idoneità e buono stato di salute finalmente la Commissione d’inchiesta ha potuto approfondire nel merito.
Ciò è potuto avvenire grazie alla dichiarazione di voto di proroga della stessa commissione dove l’On. Catalano, vice presidente della suddetta commissione aveva sottolineato quanto fosse importante studiare questi dati prima di porre fine alla commissione: “I fatti mi hanno dato ragione” – lo stesso On. Catalano ha potuto affermare dopo la pubblicazione di questa inedita relazione:
Prendiamo atto che la Commissione conferma ancora una volta le conclusioni già evidenziate dal Progetto SIGNUM, nonché dal lavoro del Prof. Nobile sulla Brigata Folgore – ovvero la necessità di non somministrare contemporaneamente più di 5 vaccini monovalenti monodose sui militari.
Ma cosa c’è in questa relazione che emerge con particolare evidenza? Lo leggiamo assieme:
“La Commissione ha dovuto occuparsi, ad ottobre 2017, anche di uno studio con il quale il Ministero della Difesa, quale ente finanziatore, ha tentato di smentire le risultanze sia della relazione intermedia di luglio 2017, che del progetto SIGNUM come dello studio della Brig. Folgore del Prof. Nobile (venuto a mancare recentemente).
Questo studio è stato contestato, e tale contestazione è stata messa agli atti della relazione. Possiamo leggere da pag 199:
“Controesame dello studio commissionato dal Ministero della Difesa sulle vaccinazioni multiple nei giovani adulti (Torna all’indice) a Commissione ha acquisito agli atti l’articolo scientifico intitolato: «Lack of evidence for post-vaccine onset of autoimmune/lymphoproliferative disorders, during a nine- month follow-up in multiply vaccinated Italian military personnel», pubblicato nel mese di agosto 2017 a firma, tra l’altro, di alcuni esponenti della sanità militare, e finanziato dal Ministero della difesa italiano con domanda di sovvenzione di progetto n. D85D10000250001.
Ritiene detto studio inaccettabile nel metodo e nel merito a partire dal titolo, che non è coerente con le conclusioni.
Lo studio pare voler contestare la fondatezza dell’attività sin qui svolta dalla Commissione, poiché afferma che «le vaccinazioni multiple nei giovani adulti [sarebbero] sicure e non associate allo sviluppo di autoimmunità e linfoproliferazione», basandosi su un monitoraggio svolto per soli nove mesi su un gruppo di militari:
● selezionati dopo aver eseguito una serie di esami prevaccinali volti ad escludere dalla coorte i soggetti ipersensibili o immunodepressi;
● sottoposti ad un numero di vaccinazioni inferiori a cinque e quindi al di sotto della soglia di pericolosità indicata le risultanze del progetto SIGNUM.
Così operando finisce invece per confermare quanto accertato da SIGNUM, in ordine alla necessità di effettuare esami pre-vaccinali e di non effettuare un numero di vaccinazioni superiori a 5.
Tanto è confermato dalla risposta fornita all’interrogazione CATALANO n°5/12635, discussa in sede di question time, in Commissione difesa il 15/11/2017 nel punto in cui il Governo ha ribadito che le risultanze dello studio in esame non sono in contraddizione con quelle del progetto SIGNUM.
Peraltro, lo studio risulta realizzato da autori che si trovano in situazione di conflitto di interessi. Infatti, almeno 5 dei soggetti che hanno partecipato al progetto come autori appartengono alla sanità militare, che – come dichiarato dallo stesso Gen. TOMAO più volte in audizione innanzi alla Commissione – non intende svolgere controlli pre o post-vaccinali sul personale militare. Tra essi appare anche il nome dello stesso Gen. TOMAO.
Si evidenzia, altresì, un conflitto di interesse anche rispetto all’ente finanziatore, il Ministero della Difesa, per lo stesso profilo evidenziato.”
La Relazione poi continua:
“Tra gli autori dello studio mancano esperti in malattie autoimmuni e malattie linfoproliferative, indispensabili per la valutazione del nesso di causa e della plausibilità biologica tra le vaccinazioni multiple e tali patologie.
Con la medesima interrogazione CATALANO n°5/12635 sono stati inoltre chiesti chiarimenti sulle motivazioni dello studio tenuto conto che nel testo si dichiara di voler negare alcuni casi report definiti ‘aneddotici’ e ‘frutto di eccessiva attenzione mediatica‘. L’articolo fa espresso riferimento al caso specifico del Sig.Francesco Finessi, deceduto per linfoma di Hodgking (come da nota [5] in calce a pagina 61 dello studio), di cui la Commissione ha acquisito la documentazione relativa al processo e all’evoluzione della patologia. Tale caso rientra tra quelli di studio da cui la Commissione è partita per le sue indagini, come evidenziato nell’Abstract. Il Governo in risposta omette di fornire chiarimenti, lasciando il legittimo dubbio sulle motivazioni dichiarate e sulla correttezza della spesa pubblica sostenuta per la sua realizzazione. Per altro, è rimasta inevasa anche l’interrogazione CATALANO 5/12590 a conoscere ‘quali siano le motivazioni che hanno spinto il Ministero della difesa a finanziare questo studio, chi abbia assunto l’iniziativa, quanto sia costato lo studio nel dettaglio e quali siano le finalità dello studio medesimo‘.
La relazione finale spiega anche:
“Lo studio presenta criticità anche sotto il profilo del monitoraggio delle reazioni avverse, dato che la loro individuazione non è stata rimessa ad apposite visite mediche cadenzate da svolgersi sotto la responsabilità dei medici referenti, ma alla compilazione di un questionario da parte dei soggetti reclutati, privi di competenze scientifiche. Presenta ulteriori criticità
anche la scelta dei parametri utilizzati per lo studio dei disturbi linfoproliferativi e autoimmuni, in quanto limitati alla valutazione dell’emocromo, elettroforesi proteica e immunoglobuline sieriche (Ig), volte a monitorare l’eventuale insorgenza di segni suggestivi di disturbo linfoproliferativo. A riguardo, basti osservare che questi tre parametri non sono sufficienti per identificare uno squilibrio del sistema immunitario mentre sarebbe maggiormente significativa la tipizzazione delle sottopopolazioni linfocitarie con immunogramma e analisi delle citochine infiammatorie (vedi progettazione studio del dott. Nobile della Brigata Folgore).
Inoltre due punti di analisi sono troppo pochi per valutare la modificazione del sistema immunitario, sarebbe stato interessante valutare lo stato del sistema immunitario anche nei mesi iniziali e sicuramente per un tempo superiore ai nove mesi.
Quanto alla modalità di somministrazione dei vaccini, ai fini dello studio è il caso di osservare che:
1. i gruppi sono troppo ristretti per individuare la comparsa di patologie relativamente rare in soggetti suscettibili (tra l’altro scartati inizialmente) in un intervallo di tempo piuttosto ristretto;
2. i vaccini nei due gruppi sono personalizzati e quindi non è possibile fare un confronto basato sul tipo di vaccino somministrato, rendendo meno accurato il risultato;
3. il numero dei militari che ha ricevuto più di tre vaccini è statisticamente insignificante per poter valutare l’insorgenza di alterazioni del sistema immunitario (2 soggetti nel gruppo 1 e 3 soggetti nel gruppo 2 hanno ricevuto 5 vaccini). E’ pertanto impossibile poter valutare un’incidenza statisticamente significativa delle patologie da osservare su 5 soggetti ai quali sono stati somministrati vaccini diversi.
A questo ultimo riguardo e in relazione alle finalità dello studio già sopra evidenziate, la Commissione intende stigmatizzare che i casi c.d. ‘aneddotici’, che gli autori vorrebbero sminuire, quale ad esempio quello di Francesco Finessi, hanno normalmente ricevuto più di 5 vaccini, con ulteriore conforto dei dubbi già rilevati sull’utilità dello studio.
Quanto alle reazioni avverse registrate, in sè obbiettivamente minime, la Commissione osserva che la manifestazione clinica delle patologie evidenziate nell’ambito di SIGNUM, necessita di studi e follow-up ben più lunghi rispetto al termine di 9 mesi, per essere individuata nell’alveo delle reazioni avverse, come tra l’altro evidenziato nelle conclusioni
dello stesso studio.
In relazione all’interpretazione dei risultati ottenuti, e alla luce delle stesse affermazioni dei ricercatori, la Commissione ritiene non condivisibile:
❖ la negazione della possibilità di un legame patogenetico tra vaccini e disturbi linfoproliferativi;
❖ l’interpretazione del rapporto tra aumento significativo dei linfociti circolanti, proteine del siero intero e dell’isotipo IgG osservato come mera conseguenza della stimolazione immunitaria fisiologica, indotta dai vaccini / adiuvanti somministrati, in quanto:
1. lo sviluppo di una patologia autoimmune, e da questa, lo sviluppo della patologia neoplastica, richiede tempi più lunghi di quelli previsti dallo studio in esame nonché gruppi di soggetti più ampi ed omogenei;
2. la mancata evidenza di autoimmunità vaccino-correlata non è un’evidenza della mancanza del nesso di causa ma è soltanto la prova della carenza di dati;
3. le argomentazioni esposte con riferimento all’aumento dei linfociti circolanti sono riferite all’esame dell’efficacia del vaccino, e trascurano completamente l’esame sulla tossicità dei vaccini. Se da una parte l’aumento dei linfociti è considerata una risposta fisiologica indotta dal vaccino, dall’altra questa stimolazione del sistema immunitario può diventare patologica nei soggetti suscettibili e può favorire l’autoimmunità/linfoproliferazione, ed è quindi speculativa l’affermazione che la risposta è fisiologica perché non è stato fatto alcun approfondimento successivo.
Infine lo studio è contradditorio quando raccomanda che la somministrazione dei vaccini del personale militare italiano sia personalizzata e rispetti sostanziali criteri di prudenza da un lato e dall’altro lato afferma la loro assoluta sicurezza.
La Commissione suggerisce la continuazione degli studi svolti dal compianto Prof. Nobile al fine di poter confermare i risultati preliminari, molto gravi, ottenuti dallo studio del sistema immunitario dei militari della Brigata Folgore, ampliando il numero di militari da osservare”.
LA COMMISSIONE CONSIDERA LO STUDIO FINANZIATO DAL MINISTERO DELLA DIFESA ITALIANO REDATTO IN CONFLITTI DI INTERESSE E HA ANNUNCIATO CHE TRASMETTERA’ LA RELAZIONE ALLA PROCURA DELLA CORTE DEI CONTI TERRITORIALMENTE COMPETENTE
La Relazione spiega anche un’azione ferma nei riguardo di questo studio finanziato dal ministero della difesa:
“La Commissione considera lo studio dal titolo «Lack of evidence for post-vaccine onset of autoimmune/lymphoproliferative disorders, during a nine- month follow-up in multiply vaccinated Italian military personnel», pubblicato nel mese di agosto 2017 a firma, tra l’altro, di alcuni esponenti della sanità militare, e finanziato dal Ministero della difesa italiano con domanda di sovvenzione di progetto n. D85D10000250001, come redatto in situazione di conflitto di interessi, privo di alcun fondamento scientifico nel metodo e negli esiti contraddittorio. Osserva che, a dispetto dell’intitolazione che induce ad erronee conclusioni, gli stessi autori dichiarano lo studio non conclusivo. Peraltro, lo studio è stato effettuato con esclusione dalla coorte di quei militari con problemi di immunosoppressione, in tal modo confermando la pericolosità delle somministrazioni vaccinali a tali categorie di soggetti.
Sussistono dubbi di corretta utilizzazione del finanziamento pubblico a detto studio e per tali ragioni la Commissione trasmette la presente relazione alla procura della Corte dei Conti territorialmente competente.“
Vaccini Militari e la Relazione finale. Intervento On. Catalano
Vaccini Militari e la Relazione finale. Intervento On. Catalano (versione riassunto)
Per leggere e scaricare il documento della Commissione d’inchiesta parlamentare digitare Relazione Finale uranio Impoverito
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