di Raffaele Menniti
Il nuovo inquilino della Casa Bianca rilascia i primi messaggi politici al popolo americano e al mondo intero mentre per la quinta notte consecutiva non si placano le ire dei cittadini di Portland, New York, Chicago, Los Angeles, San Francisco e Las Vegas, che continuano, insistentemente a protestare per l’elezione di Donald Trump come 45° Presidente degli Stati Uniti.
Ma le stesse polemiche e accese contestazioni hanno sollevato molti dubbi sulla loro motivazione. La stessa Clinton infatti ha spiegato ai suoi elettori che occorre lavorare assieme per la rinascita del Paese e dando il merito al suo antagonista di aver saputo guardare oltre, di essere stato innovativo. I dubbi sono ormai più che leciti visto che le notizie riportano come gli stessi contestatori sarebbero persone “arruolate” e pagate appositamente per protestare. A riportare la notizia il TGcom 24. Il reclutamento di persone è stato proposto dal gruppo attivista di sinistra “Washington Can!” che ha sede nella città di Seattle. L’offerta, verrebbe somministrata sotto forma di offerta di lavoro. Verrebbero offerte, infatti, 15/ 22 $ l’ora, agevolazioni mediche, oculistiche, vacanze pagate, permessi, vacanze pagate, giorni di malattia e addirittura un piano pensionistico. Il giornale “Seattle Times” ha dichiarato, che il gruppo che cerca ” Attivisti anti-Trump”, ha ricevuto minacce da tutto il paese. Sulla situazione è intervenuto il campaign manager di Trump Kellyanne Conway, invitando Obama e Clinton a far placare gli animi dei propri sostenitori, dicendo ai manifestanti che l’uomo contro cui protestano è il loro presidente.
Trump lancia messaggi importanti che sembrano firmare il suo cambiamento, e sono rivolti ai suoi sostenitori e ai contestatori. Ai primi dice di fermare gli attacchi contro gay, ispanici e neri. Ai secondi dice di non protestare perché non lo conoscono, e li rassicura dicendo di non avere paura. Terminato questo monito, il Tycoon si rivolge a tutta la popolazione Americana annunciando che alla Corte costituzionale saranno nominati giudici anti aborto (pro-life) e giudici pro secondo emendamento, quello che riguarda la difesa personale anche con le armi.
Trump rimane determinato riguardo il crimine e all’immigrazione irregolare. Il neo presidente conferma quanto detto in campagna elettorale e nei giorni passati, ovvero, l’espulsione o la carcerazione di circa 2-3 milioni di immigrati irregolari. Il presidente si rivolge alle persone con precedenti penali, criminali, membri di gang e trafficanti di droga. Trump, ha annunciato, che il muro tra USA e Messico si farà.
Si, ma di quale muro parla? La separazione al confine tra USA e Messico esiste già e ricopre 1/3 della lunghezza totale del confine ( 3.140 km). Il muro della vergogna, chiamato cosi dai messicani, è lungo 1.000 km, si snoda sul confine tra Tijuana e San Diego, è alto dai 2 ai 4 metri ed è composto da lamiere sagomate, sensori di posizioni collegate alla polizia di confine statunitense. I lavori per il muro messicano o muro di Tijuana, iniziarono nel 1994, in una triplice proposta dell’allora presidente Bill Clinton, nel programma di sicurezza della nazione.
Il muro già in parte costruito ha dimostrato che non sarebbe un valido deterrente, infatti negli ultimi anni la dogana americana ha fermato poco più di 400mila persone. La situazione, dunque pare essere nettamente mutata. Secondo i dati forniti da “Border Patrol” la polizia al confine ha arrestato un decimo delle persone che arrestavano negli anni novanta. E il confine sarà in parte muro e in parte “recinzione”, come proposto già al Congresso.
Nella sua prima intervista in tv, il neo eletto presidente, ha infine annunciato di rinunciare allo stipendio da presidente:“Invece dei 400 mila euro previsti, percepirò un simbolico dollaro l’anno”.
Trump nonostante si batta con ardore sui punti cardini della sua politica, sembra essere una nuova persona, più calma, più serena, ma soprattutto più disponibile al dialogo, lo dimostra la sua “approvazione” della parità tra matrimoni gay e etero e anche lo sguardo del mondo politico che accoglie questo suo percettibile cambiamento giudicandolo positivamente.