Il Caso
di Cinzia Marchegiani
San Vito al Tagliamento (Pordenone) – Due bambini piccolissimi, uno di cinque anni l’altro di due strappati alle cure e all’amore dei genitori, dalla loro casa, dalle loro certezze emotive un pomeriggio qualunque, caricati in macchina e allontanati dal loro focolare familiare.
Ma non è tutto. Per questi bambini era stato disposto un intervento non solo di allontanamento dai genitori ma anche di adozione.
Questa storia è una delle tante che purtroppo si leggono sui giornali. Una brutta storia certo…. che fortunatamente vede un lieto fine grazie ad un lavoro di squadra attento, sensibile e professionale e ad un Tribunale per Minorenni, quello di Trieste, che ha vagliato attentamente il caso di questa famiglia fragile, che nella sentenza dichiara che :”Non potendosi in alcun modo sottovalutare le persistenti, significative criticità presenti nel nucleo familiare che potrebbero precludere, ove non supportate e affievolite, seppur non completamente rimosse, un autonomo e pieno espletamento delle funzioni genitoriali da parte di entrambe le figure di riferimento genitoriale primario, si impone altresì, l’attivazione di una forte rete di supporto con un intervento educativo a domicilio, l’utilizzo di risorse parentali resesi disponibile, il sostegno psicologico ai genitori da parte dei Servizi Specialistici.”
Siamo a San Vito di Tagliamento, una famiglia viene dilaniata dall’intervento dei servizi sociali, una mamma e un papà che subiscono il più grave incubo che si possa avverare, vedersi strappare letteralmente dalle loro braccia i propri figli. La mamma seguirà i propri figli in una struttura residenziale comunitaria. Il Padre affronta un percorso psicologico di supporto ai fini di un’osservazione.
Un anno di tensione, di paura hanno animato i giorni e le notti di questi due genitori che lesi nei loro diritti hanno cercato immediatamente di contrastare questa violenza inaudita nei confronti dei loro bambini e dell’intera famiglia.
IL CONTATTO CON L’ASSOCIAZIONE “DONNE PER LA SICUREZZA” E LA VICE PRESIDENTE ROBERTA SIBAUD
Un giorno il papà guardando “Chi l’ha Visto”, nota trasmissione sulla Rai conosce Roberta Sibaud, Vice Presidente dell’Associazione “Donne per la Sicurezza Onlus” intervistata dalla trasmissione sul caso di Rocca di Papa (Lazio) in merito alla sottrazione di due figli 6 e 2 anni a Stefania d’Acuto nel 2007, seguita dall’Avv. Erika Iannucci legale della stessa Associazione Donne per la Sicurezza. I figli di mamma Stefania trovano accoglienza nella Casa Famiglia di Rocca di Papa, dove secondo le accuse subiscono violenze e sevizie. Per anni Stefania ha combattuto contro questo grave abuso, e da un anno finalmente i bambini sono di nuovo a casa, ma hanno subito numerosi traumi e ne pagano ora il conto. Un calvario inaudito e abusi inferti che potevano essere evitati, dando semplicemente sostegno alla mamma e non strappare a lei i figli per metterli in Casa Famiglia…ma l’intento sarebbe stato quello di renderli adottabili.
Per la famiglia di San Vito al Tagliamento questo contatto permetterà di innescare un approccio e una difesa all’abuso che gli stessi dichiaravano di aver subito.
Una storia quella della famiglia di San Vito al Tagliamento che lascia sgomenti ma fa emergere una sensibilità e una professionalità oltre misura dell’avvocato della madre che ha seguito questo caso e difeso la famiglia al processo con successo, l’avv. Carla Panizzi che la stessa Roberta Sibaud tiene a sottolineare.
UN LAVORO APPASSIONATO E PROFESSIONALE OLTRE MISURA DELL’AVV. CARLA PANIZZI
La Vice Presidente dell’Associazione “Donne per la Sicurezza” coinvolta emotivamente e fattivamente in questa grottesca e assurda storia ci racconta gli eventi e l’epilogo bellissimo per questi due bambini. Insomma uno straordinario lavoro di squadra ma soprattutto il lavoro certosino e appassionato dell’avvocato Carla Panizzi, legale della madre:
“Se non stessimo parlando di persone e di mesi di vita sconvolti, potremmo liquidare la questione come nelle favole: tutto è bene quel che finisce bene, e vissero tutti felici e contenti.
Invece no.
Il Tribunale per i Minorenni di Trieste, grazie anche all’appassionata difesa dell’avv. Carla Panizzi di Pordenone e al sostegno dell’Associazione Donne per la Sicurezza Onlus di Roma con l’intervento costante e incisivo della vice presidente Roberta Sibaud che ha garantito la legalità nei rapporti istituzionali, ha finalmente ricongiunto una famiglia di San Vito al Tagliamento, composta da una mamma, un papà e due bambini, che i Servizi sociali coinvolti avevano troppo frettolosamente diviso.
Il Tribunale non può conoscere direttamente volti e situazioni e agisce, almeno in prima battuta, su segnalazione dei servizi sociali del territorio.
Così, un pomeriggio d’inverno, con un blitz degno di un set cinematografico, mamma e bimbi di 5 e 2 anni vengono caricati in auto e portati in una comunità lontano da casa, perché il padre risultava ai loro occhi pericoloso.
C’è voluto quasi un anno perché il Tribunale si convincesse che i bambini stavano bene a casa loro, non erano né abbandonati né maltrattati, avevano genitori fragili, ma perfettamente in grado di rispondere ai loro bisogni, se adeguatamente sostenuti.
E qui sta il punto: i servizi sociali devono sostenere, non sgretolare i nuclei familiari.
Già più di duemila anni fa, Qualcuno ricordava che sono i malati ad aver bisogno del medico, non i sani!
Le persone devono potersi rivolgere con fiducia ai servizi sociali, e se pure hanno qualche intemperanza, devono poter trovare qualcuno più “sano” di loro disposto a farsene carico.
Oggi a questa famiglia, e ai servizi territoriali, con la Sentenza esecutiva del Tribunale dei Minorenni di Trieste ha decretato il rientro a casa dei minori e della loro mamma, offrendo una occasione di riscatto. Speriamo la usino tutti al meglio.
Con l’augurio di non dover più essere spettatori impotenti di fronte ad azioni di questo genere, ci chiediamo chi ripaga i bambini per tutto questo?”
UN PROCESSO DELICATO, I BAMBINI DOVEVANO ESSERE ALLONTANATI E DATI IN ADOZIONE. MA NEL DIBATTIMENTO IL LEGALE DELLA MADRE, L’AVV. PANIZZI, RIESCE A DIMOSTRARE LA CAPACITA’ GENITORIALE E IL SUPPORTO DI FAMILIARI ESTERNI
Una storia che vede un lieto fine ma che lascia cicatrici profonde in bambini piccolissimi che devono ora recuperare molte certezze e sconfiggere molte paure. Una vicenda giudiziaria questa che dovrebbe allertare in modo decisivo il modus operandi con cui i servizi sociali entrano e condizionano i rapporti famigliari tra genitori e figli.
Chiaro l’intervento e la decisione del Tribunale per i Minorenni di Trieste. Determinante un aspetto emerso durante il dibattimento del processo, infatti si viene a conoscenza che sia la zia paterna che la cugina dei minori in quanto parenti entro il IV grado, che nel frattempo avevano mantenuto rapporti stabili con gli stessi e avevano dato disponibilità di occuparsi della piccola bambina, proprio durante l’audizione di settembre 2017, “entrambe le parenti dichiaravano di non essere state adeguatamente informate sui termini del procedimento in atto e di non aver compreso una loro mancata disponibiltà avrebbe potuto dipendere l’allontanamento definitivo dei minori con la loro adozione”.
Il Tribunale per i Minorenni di Trieste con la sentenza pubblicata il 5 dicembre 2017 revoca il collocamento dei minori in comunità e dichiara il non luogo a procedere in ordine alla pronuncia dello stato di adottabilità dei minori.
La sentenza è stata chiara: “A completamento delle valutazioni che insistono nel ritenere insussistente per i minori lo stato di abbandono deve essere sottolineata nella presente sede giudiziale l’esplicita e incondizionata disponibilità raccolta in sede di udienza da parte di zia e cugina – apprezzabili risorse della rete familiare allargata a cui attingere e sostenere la coppia genitoriale nell’assistere all’affidamento e cura dei figli minori – a prestare necessario ausilio ai genitori in virtù del legame affettivo che unisce entrambe ai bambini” e incarica i Servizi Sociale e Specialistici ad avviare un progetto finalizzato al sostegno per lo svolgimento delle funzioni genitorili con un consistente intervento educativo famigliare“
I figli..insomma vanno aiutati a crescere nel contesto famigliare, poiché l’amore e il legame non possono essere recisi con un intervento di allontanamento definitivo e loro adozione. Le fragilità dei genitori devono ricevere sostegno e non una punizione così crudele come l’adozione dei propri figli.
Roberta Sibaud contatta da FreedomPress vuole lasciarci questa importante riflessione: “Troppi casi in cui i servizi sociali invece di aiutare la fragilità e le problematiche genitoriali offrendo quindi sostegno mirato ad una famiglia formata, ricca di legami indissolubili strappano i bambini offrendo loro un percorso pieno di paura e anaffettività che nessuno può colmare se non la presenza dei propri genitori. Le famiglie si aiutano dando supporto e assistenza e non proponendo iter per l’adozione degli stessi minori“.
Studio Legale Avvocato Carla Panizzi Cell. 335.8118561
Roberta Sibaud Vice Presidente Associazione Donne per la Sicurezza Onlus Cell. 338.9916138
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