di Daniel ProsperiÂ
Come in una maestosa storia pirandelliana, la corsa al paternalismo di grandi opere è uno degli elementi in un crescendo ansioso iperbolico.
Siamo a Tivoli, nel 2017. Notizia del giorno: il finanziamento di 13 milioni di euro per il recupero, la riqualificazione e la piena realizzazione di un Auditorium (sperando sia compresa la cartellonistica di indicazione), con annessa urbanizzazione, e la sistemazione del Tempio di Ercole Oleario. Praticamente, un decimo di quanto stanziato dal Ministro Dario Franceschini per i complessivi interventi su tutto il territorio nazionale.
Un’operazione oggettivamente eccellente. Eppure… nel mezzo della giungla burocratica che ha visto il lavoro minuzioso nelle figure che vanno da dirigenti a giunta comunale e Sindaco Prof. Giuseppe Proietti, ex-segretario generale proprio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, del Comune di Tivoli (proprietario dagli inizi del 2000 del sito denominato Ex Cartiera Amicucci grazie all’acquisizione al Patrimonio, come ricordato dal Consigliere Regionale Dott. Marco Vincenzi all’epoca Sindaco), con la predisposizione di un progetto mastodontico e approvato dalla Conferenza Stato-Regioni e il Consiglio Superiore dei Beni Culturali, nonostante la presentazione ufficiale sia fissata a martedì 26 settembre prossimo presso il Santuario D’Ercole alle ore 11:30, si sono introdotte le classiche critiche da bar dello sport.
E ho capito perché si chiami in questo modo: perché l’ipocrita italiano medio si allena tra una lamentela ed un’altra, senza mai essere contento di ciò che avviene.
Tutto ciò ci ricorda che la Politica è un’azione seria, non una cosa che può essere esercitata da chiunque, compresi gli autointerdetti webeti capaci di essere il “Gattopardo” di questa Italia che arranca.
Ed ecco, pronti tutti i membri del Partito delle Buche a dare il proprio meglio. Non si riesce a guardare oltre il proprio piccolo orticello, non c’è in atto alcuna rivoluzione culturale tanto decantata anche dalla forza politica MoVimento 5 Stelle. Non c’è orgoglio, non c’è consapevolezza. Solo una sana voglia di superare gli altri, di primeggiare, di dimostrare di essere i più bravi per forza. Mentre l’umiltà sparisce, i politicanti continuano a giocare a guardia e ladri, scambiando i ruoli a seconda delle situazioni. È un fattore endemico, non ideologico, ma tautologico. L’onestà intellettuale diventa un optional di una minima compagine oligarchica di pensanti, che non rinuncia a valori fondamentali per affrontare con responsabilità e dedizione i ruoli chiave della vita quotidiana, passati per scontati in un semplice qualunquismo provinciale “so’ tutti uguali”.
E questi ultimi “uguali” si perdono in dinamiche metapolitiche, con l’affermazione inutile della paternità di un’opera.
Il dovere di chi ci governa passa come straordinario, chiunque lo compia, perché la normalità è diventato evento eccezionale. Quando invece accade che la collaborazione tra più organi porta 13 milioni di euro, i politici tornano ad avere un unico autore, il denaro.
Sempre il cittadino italiano medio supponente mira a sottolineare l’ennesima nota negativa del “magna magna” collettivo, senza riuscire mai ad intraprendere un percorso interiore di positività e motivazionale, scaricando le frustrazioni personali per una vita che non è come vuole sugli altri e su qualsiasi cosa facciano.
Questa è l’Italia, questi siamo noi italiani. Ci rifugiamo in questi luoghi comuni, perché in realtà , i personaggi in cerca d’autore in questo palcoscenico chiamato “mondo” lo siamo tutti. Preferiamo delegare anche le emozioni, attanagliati da una sorta di fallimento primordiale.
“Spes ultima”. Intanto rimangono le buche e i buchi di bilancio, i parcheggi e i parcheggiatori abusivi, i parchi e i varchi, l’illuminazione. Tranne quella mentale. Involuzione collettiva di un’era che tarda a terminare, che tende a sfociare nell’odio a prescindere e nell’amore a posteriori.
“Sii tu il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo”. Ecco, e siilo anche tu no? Male che va, hai solo reso migliore il mondo in cui hai vissuto. E in cui altri vivranno dopo di te, perché, mi dispiace sfatarti questo mito caro italiano medio, non siamo eterni. Ciò che fai lo è. Sempre se lo vuoi fare.