di Cinzia Marchegiani
La Polizia di Stato venerdì 30 aprile 2021 ricorda Roberto Mancini.
“Sono passati 7 anni dalla morte di Roberto Mancini, il sostituto commissario, medaglia d’oro al valor civile alla memoria, deceduto il 30 aprile del 2014 a seguito di una lunga malattia contratta durante i frequenti sopralluoghi nella cosidetta ‘Terra dei fuochi’. Roberto Mancini fu uno tra i primi ad indagare in Campania sulle ecomafie e sul fiorente traffico portato avanti dalle organizzazioni criminali. La assidua presenza in zone contaminate lo aveva portato ad ammalarsi di un linfoma clinicamente riconducibile all’esposizione ai rifiuti tossici“.
Era conosciuto perché aveva fatto della lotta all’ecomafie una delle sue principali ragioni di vita.
Mancini con le sue indagini aveva fatto emergere un traffico di rifiuti tossici sul quale hanno lucrato per anni, camorra, colletti bianchi, faccendieri senza scrupoli e imprenditori disonesti. Le sue informative, anche ad anni di distanza, sono risultate utili per sostenere le accuse nei primi processi per disastro ambientale. Ma le sue preziose indagini furono per tempo insabbiate.
LA SUA INCHIESTA, UNA SCONVOLGENTE VERITA’ SUI RIFIUTI, CAMORRA. LA SUA INFORMATIVA SUL VERSAMENTO ILLECITO IN DISCARICHE ABUSIVE SECRETATE
La sua più importante attività è legata ad indagini sulla camorra e traffico dei rifiuti. A partire dal 1994, insieme alla sua squadra, comincia a svolgere delicate indagini sul clan dei Casalesi che lo porterà a produrre una preziosa informativa che nel 1996 consegna alla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. L’indagine vede coinvolto l’avvocato Cipriano Chianese principale intermediario tra le aziende e i Casalesi nello smaltimento illecito di rifiuti pericolosi nelle discariche abusive tra Caserta e Napoli.
Dopo diversi anni, durante i quali le indagini vengono ostacolate e lo stesso Mancini trasferito, il pubblico minisetro Alessandro Milita, riapre le indagini, convocando Mancini a testimoniare nel processo per disastro ambientale e inquinamento delle falde acquifere in Campania. Tra il 1998 e il 2001 Mancini collabora con la Commissione rifiuti della Camera, svolgendo numerose missioni in Italia e all’estero.
Purtroppo il contatto ravvicinato con rifiuti tossici e radioattivi durante la sua attività investigativa lo porta a contrarre il Linfoma non-Hodgkin diagnosticatogli nel 2002.
ROBERTO MANCINI: “QUANDO CONSEGNAI L’INFORMATIVA I MAGISTRATI FELICI, MA DOPO UNA SETTIMANA CAMBIA LO SCENARIO, TENUTO NEL CASSETTO FINO AL 2010”
Le sue ultime parole nell’intervista di Sandro Ruotolo: “Ogni 5 camion di mondezza era un camion pieno di soldi. La mia informativa è rimasta nel cassetto per 15 anni. Se l’avessero presa in considerazione, se avessero fatto ulteriori accertamenti, forse qualche morto si sarebbe potuto evitare”.
Dal 1997 al 2001 Mancini è stato impegnato come consulente per la Commissione rifiuti della Camera dei deputati. Il suo lavoro di ispezioni e verifiche su luoghi contaminati, anche in Campania è durato fino a quando la malattia non lo ha fermato.
Benchè affetto dalla malattia, il Sostituto Commissario aveva continuato comunque a prestare servizio attivo al Commissariato “S. Lorenzo” di Roma.
LA BATTAGLIA DI ROBERTO MANCINI PER IL SUO INDENNIZZO, VALUTATO 5.000 EURO. PER LUI 73.915 SOSTENITORI FIRMARONO LA PETIZIONE CHANGE.ORG
A seguito della certificazione del comitato di verifica del Ministero delle Finanze, attestante che il suo tumore del sangue dipende da “causa di servizio”, gli venne riconosciuto un indennizzo di soli 5.000 euro, giudicati dal Mancini stesso insufficienti anche per il rimborso delle sole spese mediche.
Morirà il 30 aprile 2014, lasciando la moglie e una figlia; ai funerali, che si tennero a Roma presso la basilica di San Lorenzo al Verano, parteciparono numerosi rappresentanti della Polizia diStato e il parroco del rione Parco Verde di Caivano, don Maurizio Patriciello. È sepolto nel Cimitero del Verano.
Nel settembre 2014, in seguito a manifestazioni, petizioni, l’impegno di alcuni amici, della famiglia e di alcuni parlamentari, a Roberto Mancini viene finalmente riconosciuto lo status di “vittima del dovere” che certifica la connessione tra la malattia e il servizio prestato, riconoscendo il suo importantissimo lavoro e il sostegno alla sua famiglia.
Era stato inoltre insignito del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica ed aveva ricevuto un attestato di pubblica benemerenza per l’opera e l’impegno svolto in relazione ad eventi della Protezione Civile.
PETIZIONE PER ROBERTO MANCINI, LA VITTORIA MA LUI ORMAI ERA DECEDUTO.
Il 3 gennaio 2015 la piattaforma Change.org tramite Fiore Santimone informava della vittoria (amara) per il riconoscimento di un indennizzo adeguato alle sofferenze del Mancini:
“Questa petizione è partita nel lontano novembre 2013, quando ancora Roberto Mancini era tra noi. Chiedevamo per Roberto, poliziotto chiave nelle indagini sulla terra dei fuochi, un giusto riconoscimento, visto che tra il suo tumore e le indagini svolte, era stato riconosciuto un nesso causale. Soprattutto partivamo mossi dall’ingiustizia di vedere Roberto risarcito con 5000 euro. Dopo un po’ di tempo, riuscivamo ad ottenere l’attenzione dei media e nel marzo del 2014 anche la prima interrogazione parlamentare sul caso.
Nel mese di aprile manifestavamo per Roberto in Piazza Montecitorio e purtroppo in quello stesso mese Roberto ci lasciava. Dopo due incontri durante i quali consegnavamo le firme alla Camera dei Deputati, quest’ultima nel mese di luglio 2014 inviava presso il Ministero dell’Interno tutta la documentazione relativa alle indagini di Roberto Mancini sui rifiuti tossici. La Presidente della Camera dei Deputati si impegnava dando mandato al Collegio dei Questori della Camera di procedere all’istruttoria della pratica di Roberto.
Ad ottobre Monika, la moglie di Roberto Mancini, utilizzando come chiave di contrattazione le nostre 75.000 firme, riusciva ad ottenere la risposta del Tribunale e ne consegnava il decreto al Ministero dei Interni, che finalmente ha ora riconosciuto Roberto Mancini come vittima del dovere. A Roberto inoltre è stata conferita la medaglia d’argento dal Capo della Polizia.
Vi invio di seguito il messaggio di Monika, e vi ringrazio per aver dato sostegno a questa importante battaglia:
“Cari firmatari,
vi ringrazio di cuore da parte mia e di mia figlia Alessia per il sostegno nella battaglia affinché venga dato il giusto riconoscimento a Roberto Mancini. Finalmente il Ministero dell’Interno ha riconosciuto Roberto Mancini come vittima del dovere. Il suo importantissimo lavoro sul traffico di rifiuti tossici è servito a molte cose e adesso questo è ufficialmente riconosciuto. Non esiste indennizzo adeguato per l’assenza di mio marito e del padre di mia figlia, tuttavia è giusto che chi ha dato la propria vita per il bene di tutti, venga almeno omaggiato dalle istituzioni. Grazie, Monika e Alessia ”.
Sostieni il lavoro indipendente di FreedomPress.it su FB cliccando QUI mettendo Mi piace o su Twitter cliccando QUI