lunedì, 25 Novembre 2024

Termini Imerese. “Suicidato dalla mafia” il giovane cronista Cosimo Cristina. Depistaggi e insabbiamenti, domani la commemorazione

 

 

Termini Imerese – Cerimonia di commemorazione per il giornalista Cosimo Cristina ucciso dalla mafia 58 anni fa.

LA CERIMONIA. L’iniziativa, organizzata dal giornale Espero, in collaborazione con l’Istituto Superiore Stenio e il patrocinio del Comune di Termini Imerese, si svolgerà sabato 5 maggio 2018 alle ore 10 presso l’IISS Stenio in via Enrico Fermi a Termini Imerese.

La manifestazione, dal titolo “Parole per ricordare Co.Cri.”, vedrà le riflessioni di studenti dell’Istituto Superiore “Stenio” e l’esecuzione musicale del “Silenzio”. La presentazione sarà a cura di Maria Bellavia, Dirigente scolastico dell’Istituto Superiore “Stenio”, di Francesco Giunta, Sindaco del Comune di Termini Imerese, di Giusi Conti, Docente dell’Istituto Istruzione Secondaria “Stenio” e di Alfonso Lo Cascio, Direttore della rivista Espero.

“Credo sia ormai arrivato il momento – dichiara Giusi Conti, Docente dell’Istituto Istruzione Secondaria ‘Stenio’ –  di superare l’affermazione secondo cui Cosimo Cristina è stato ‘suicidato’ dalla mafia. Cosimo Cristina è stato “ucciso” dalla mafia. Se questa non è mai diventata una verità processuale, è solo a motivo della capacità di insabbiamento che negli anni Sessanta la mafia mostrava al massimo grado. Una capacità intimidatoria e culturale, alla quale oggi, con liberazione vittoriosa, ha risposto l’uguale e contraria rivoluzione culturale dei termitani onesti, delle scuole e delle associazioni che non hanno dimenticato, restituendo la figura e l’operato di Co.crì alla dignità che gli spettava. Uno speciale ringraziamento va a tutto IISS ‘Stenio’, a partire dalla sua Dirigente scolastica, per avere non solo proseguito il cammino avviato nel 2006, ma per averlo sostenuto con nuova progettualità”.

“Ricordare la figura di Cosimo Cristina ucciso dalla mafia il 5 maggio del 1960, a soli 25 anniafferma Alfonso Lo Cascio, Direttore della Rivista Esperonon è uno stanco rituale ma il riconoscimento dell’impegno del coraggioso cronista che va indicato come esempio per le giovani generazioni. Un ragazzo “normale” con i sogni, le paure, le speranze della sua generazione, non un “eroe”. Un giornalista appassionato della professione, che ha sfidato con le sue inchieste Cosa nostra pagando con la vita. A lui va il nostro illimitato riconoscimento. Se questo territorio è diverso da quegli anni lo si deve anche al sacrificio di Co.Cri, come si firmava nei suoi articoli, che ha denunciato il sistema politico affaristico mafioso che governava in maniera incontrastata la città, convinto che la verità e la legalità fossero più forti di qualsiasi potere criminale”.

 

Chi era Cosimo Cristina. La sua morte, i misteri e i tentativi di depistaggio per dimostrare un suicidio mai avvenuto 

 

Cosimo Cristina nasce a Termini Imere­se l’11 agosto 1935. Tra il 1955 e il 19­59 collabora come corrispondente per il giornale L’Ora di Palermo, per Il Giorno, per l’agenzia Ansa, per il Corriere della Sera, per Il Messaggero e per Il Gazzettino. Nel ’59, fonda il settimanale Prospettive Siciliane. Può finalmente affermare ciò che i giornali con cui collabora non gli permettono di scrivere. Da subito Prospettive Sici­liane raccontò la mafia di Termini e della Madonie in anni in cui nessu­no osava nemmeno nominarla. Ini­ziano per Cosimo le minacce e le querele. Tante le inchieste da lui condotte: l’omicidio del sindaca­lista Salvatore Carnevale e del sa­cerdote Pasquale Culotta, avvenuta a Cefalù nel 1955, la morte di Ago­stino Tripi, il pro­cesso per l’omicidio di Car­melo Gial­lombardo.

Il pome­riggio del 5 mag­gio 1960, ad appena 25 an­ni, Cosimo Cristina viene ritrovato privo di vita nel tun­nel ferroviario di contrada Fossola, tra Termini e Tra­bia. Non viene nemmeno disposta l’autopsia: per gli inquirenti si trattava di suici­dio.  

Ma i dubbi già allora erano tan­ti, qual­cosa non quadrava. In quei giorni , a Termini Imerese, si trovava Enza, la fidanzata di Cosimo Cristina, di cui lui era innamoratissimo. Proprio a lei aveva detto che si allontanava a prendere dei giornali per poi sparire misteriosamente. Nella ta­sca della sua giacca vengono ritro­vati due biglietti, uno indirizzato ad Enza e l’altro all’amico Cappuzzo, suo collaboratore per il giornale “Prospettive” sulla cui autentici­tà la famiglia ha dubitato sin dal pri­mo momento: ma stranamente non è mai stata eseguita nessuna perizia calli­grafica.

Cosimo Cristina è stato ucciso dalla mafia: suici­dato da Cosa Nostra, secondo il bel termine che verrà  coniato in seguito dal giornalista Giuseppe Francese. Come spesso accade in questi casi, nessuno sapeva, chi sapeva  non parlava, chi parlava veniva  fatto tace­re e, a parte qualche articolo del so­lito cronista rompiscatole, a nessuno interessava più di tanto. Il caso viene ria­perto sei anni dopo: grazie al vice questore di Palermo, Angelo Man­gano, è riesumata la salma e final­mente viene eseguita l’autopsia, ma effettuata dopo tanti anni, finisce per confermare l’ipotesi del suicidio. Da allora il caso Cristi­na è definitivamente archiviato. Una spessa coltre di o­blio venne ste­sa sul giovane che viene vergo­gnosamente dimenti­cato.

Nel corso degli ultimi anni vi è stato un lento recupero della memoria storica del coraggioso giornalista, attraverso inchieste su libri e giornali, il lavoro di diverse scuole termitane, prima fra tutte  l’IISS “ Stenio”,  che hanno incluso nei loro progetti sulla legalità la figura di Cosimo Cristina, l’intitolazione di una strada al giovane su proposta della rivista Espero, l’inserimento del pannello su Cosimo, da parte dell’Ordine dei Gior­nalisti di Sicilia, nella mostra dedicata ai cronisti italiani uccisi. E per  il cinquante­simo anniversario della mor­te, il 5 maggio del 2010, su iniziativa della rivista Espero, insieme al Comune di Termini Imerese e all’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, è stata col­locata una lapide nel luo­go in cui venne rinvenuto il corpo.

Tra i libri, particolarmente meritoria l’opera di Luciano Mirone, che ne “Gli insabbiati”, pubblicato per la prima volta nel 1999, vengono ricostruiti gli atti processuali e raccontata la storia del giovane Co. Cri. (sigla con la quale il giovane Cosimo Cristina firmava i suoi articoli).

Due anni fa è stato presentato a Termini Imerese, tra cui l’IISS “Stenio”,  il libro di Roberto Serafini “Enza Venturelli: vi racconto il mio Cosimo Cristina”,  una finestra aperta sul Cosimo Cristina privato dalla fidanzata dell’epoca, la stessa che, vivendo a Roma, si trovava a Termini il giorno in cui Cosimo sparì e venne poi ritrovato morto nella galleria della contrada Fossola.

 

Ci sono vite che rappresentano una memoria storica del sacrificio fatto in nome della giustizia e della verità. I ragazzi dell’IISS Stenio sono un grande esempio che tutte le scuole italiane dovrebbero seguire. A Cosimo Cristina per il suo alto valore morale nonostante conoscesse il pericolo a cui andava incontro raccontando fatti e misfatti e tutti coloro che si sono spesi  affinché l’accusa infamante di “Suicidio” fosse scoperta. Al giornale Espero che mantiene sempre accesi i riflettori sulla figura del giovanissimo cronista Cristina che faceva del suo lavoro soprattutto un impegno civico e di denuncia sociale.

 

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