domenica, 24 Novembre 2024

Telecom Italia Shock. Il risiko finanziario giocato sulla pelle dei lavoratori, le vittime sacrificali

di Mario Galli

I lavoratori Telecom Italia urlano, ma sembra non ascoltarli nessuno. Da tempo stanno manifestando con scioperi sempre più numerosi che hanno visto un’adesione senza precedenti e che ha sfiorato il 75 %. Ma cosa ne sappiamo? Cosa sta accadendo?

Il destino di migliaia di lavoratori e delle rispettive famiglie dipendono dagli intrecci dell’alta finanza e della politica.

È una storia di cui nessuno parla, nessun giornale, nessun organo di informazione televisivo. Eppure ce ne sarebbe da scrivere.

Si tratta di un asset strategico per l’Italia, quello della comunicazione. Si tratta di Telecom Italia. Non è facile ricostruire l’intreccio della compagine societaria che si compone tra gli altri di JP Morgan, Banca Popolare Cinese e Vivendi SA. 

Si avete capito bene. Vivendi SA è la società di media e comunicazioni francese che a dicembre 2016 aveva tentato la scalata a Mediaset. Vi ricordate il rumore politico innescato da quella vicenda, con un Berlusconi barricadero come non mai ed un governo a guida PD (Matteo Renzi) che si era detto disposto a difendere un asset italiano importante come Mediaset?
Verrebbe da chiedersi perché tutto quel fragore non vi fu nel 2014, quando la Telco S.p.a., la holding italo-spagnola composta da Assicurazioni Generali, Intesa San Paolo, Mediobanca e Telefònica vendette la propria quota in Telecom Italia proprio al gruppo Vivendi, rendendolo il maggior azionista di una delle principali compagnie di telecomunicazioni italiana nonché asset strategico? 
Interessante soffermarci sul termine “asset strategico” poiché il sig. Bolloré, primo azionista di Vivendi (dunque proprietario) e secondo di Mediobanca, è stato al centro di polemiche circa i suoi affari nella cosiddetta Françafrique, in particolare per una inchiesta sulla guerra in Costa d’Avorio.
Stiamo pian piano diventando una colonia francese? Sicuramente questa sarà materia di approfondimento, non vi è dubbio. Quello su cui preme ora soffermarci è la politica di gestione del personale e degli accordi sindacali seguita in Telecom Italia in questo momento.
RACCONTO DI UN TECNICO TELECOM
Un tecnico della Telecom ha spiegato a grandi linee alcune delle scelte che l’azienda si appresterebbe a fare: “Dal demansionamento dei livelli, passando per l’abolizione del mancato rientro, giorni di ferie in meno, ore di permesso cancellate, arriviamo al premio di risultato di quest’anno che paradossalmente non è stato erogato per i dipendenti, ma che sembrerebbe intascato, sotto altra dicitura, dai dirigenti”.
Se ciò risulta vero c’è da chiedere come sia possibile per i dirigenti aver maturato un premio di risultato se non è stato maturato per i dipendenti. Purtroppo non solo per questo motivo da tempo sono stati  programmati scioperi sempre più numerosi che hanno visto un’adesione senza precedenti e che ha sfiorato il 75 %. Oltre alle sigle sindacali della Triplice (CGIL, CISL e UIL), ci sono i sindacati autonomi e gli auto organizzati, una forma sempre più in auge presso le aziende del nostro Paese, formati da dipendenti non sindacalizzati o delusi dalle vecchie forme di sindacato.
L’ultima beffadice il tecnico della Telecomla proposta di modulare l’orario di lavoro in base alle esigenze aziendali. Ovvero, se la giornata lavorativa è di otto ore, il dipendente può essere obbligatoriamente rispedito a casa per esigenze aziendali“.
Quello che sta accadendo in Telecom, con il silenzio degli organi di stampa, potrebbe creare un grave precedente di lesione non solo dei diritti, ma anche della stessa dignità dei lavoratori. 
Forse per capire perché sta accadendo tutto questo in Telecom Italia dobbiamo guardare alla finanza francese. Guardiamo in particolare le mosse di Vivendi che vorrebbe entrare nel capitale societario dell’azienda leader delle telecomunicazioni in Francia, l’Orange. Ma se Orange non è disposta a cedere quote societarie, come può Vivendi convincerla? Dunque Telecom Italia, ed i suoi lavoratori, potrebbero essere le vittime sacrificali del percorso di avvicinamento che vede il Vivendi accostarsi sempre più al colosso delle telecomunicazioni francese Orange!? 
Ricapitolando: Vivendi si occupa principalmente di media (cinema, musica, videogiochi), mentre Orange è il leader francese delle telecomunicazioni.
Telecom Italia è un settore che interessa di più ad Orange che a Vivendi, ma Vivendi potrebbe cedere le sue quote di Telecom Italia ad Orange in cambio di una massiccia compravendita di quote della stessa Orange. In tal modo Orange diventerebbe un colosso Italo-Francese, mentre Vivendi controllerebbe il mercato interno francese di media e telecomunicazioni. 
Il risiko finanziario potrebbe essere giocato sulla pelle dei lavoratori Telecom Italia. Creare una azienda produttiva, con lavoratori semi-asserviti, poco sindacalizzati e con pochi diritti, da rivendere a peso d’oro per diventare leader di media e telecomunicazioni in Francia sembrerebbe una strategia a cui i lavoratori hanno ben fatto comprendere di non voler accettare senza combattere.
Come nel medioevo l’Italia è stata terreno di battaglia per i grandi potentati militari europei, oggi, che la guerra si conduce a colpi di carte bollate, azioni e silurate finanziarie, gli asset del nostro Paese (veri gioielli che dovremmo tutelare) possono diventare la merce di scambio del capitalismo finanziario globale.
Al momento nessuno può sostenerlo. Una cosa è certa, sia dal punto di vista politico che dal punto di vista dell’informazione, la situazione non può passare nel silenzio più assoluto.

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