venerdì, 22 Novembre 2024

Senato. Crisi Siria. Alberto Bagnai: “Serve inchiesta indipendente. Tony Blair chiese scusa per l’attacco contro l’Iraq”

 

di Cinzia Marchegiani

In aula del Senato il giorno 11 aprile 2018 diversi senatori hanno chiesto la possibilità di intervenire in merito alla vicende che stanno accadendo in Siria e riportate da vari giornali che preoccupano per le presunte morti innocenti vittime di uso gas nervino e gli eventuali scenari di guerra che potrebbero travolgere anche l’Italia.

INTERVENTO SENATORE ALBERTO BAGNAI. SERVE PRUDENZA E RICORDIAMOCI QUANDO TONY BALIR CHIESE SCUSA AI SUOI ELETTORI PER AVER SOSTENUTO GLI ATTACCHI AERE IN IRAQ

Alberto Bagnai professore associato di politica economica all’Università Gabriele d’Annunzio in aspettativa dopo essere stato eletto lo scorso 4 marzo 2018  al Senato della Repubblica Italiana per la XVIII legislatura con la Lega – Salvini premier nel collegio Abruzzo 1,  nel suo intervento mirato pone seri interrogativi in merito alle notizie riportate dai giornali riguardo ai gas usati a Duma facendo un confronto storico che ricorda quanto gli intelligence nel passato recente hanno influenzato decisioni gravi e irreversibili come la guerra in Iraq da parte dell’Inghilterra. Per questo il senatore Bagnai chiede serietà, approfondimento e un’inchiesta indipendente sullo stato di crisi siriana:

 

“Signor Presidente, in queste ore i nostri elettori, i cittadini italiani, sono molto preoccupati per lo svolgersi degli avvenimenti in Siria e anche perché hanno una sensazione molto sgradevole, cioè quella di assistere a un film per molti versi già visto: credo che tutti noi ricordiamo l’immagine estremamente iconica, come oggi si suol dire, di Colin Powell con la sua fialetta e quasi tutti noi – forse un po’ di meno – ricordiamo Tony Blair, quando chiese scusa ai suoi elettori per aver sostenuto l’attacco contro l’Iraq, del quale i suoi servizi avevano detto che deteneva nocive e letali armi di distruzione di massa, che poi in effetti non vennero trovate.

Quindi mi associo innanzitutto alle parole del senatore Malan, nell’esortare alla prudenza e nel portare avanti l’esigenza di conoscere ed appurare esattamente i fatti prima di deliberare.

Il rischio di un’escalation è estremamente serio e mi chiedo, in tutto questo scenario, quale sia il ruolo di quell’Unione europea, più comunemente nel nostro dibattito chiamata impropriamente Europa, che viene da molte parti politiche sostenuta proprio sulla base dell’argomento che sarebbe un interlocutore autorevole che sarebbe capace di intervenire e di gestire situazioni di conflitto geopolitico, come quella alla quale stiamo assistendo. Basta pensare al precedente della Libia: in che cosa ci ha aiutato la nostra fratellanza europea?

Abbiamo avuto la sensazione di essere traditi e abbiamo anche avuto, non la sensazione, ma l’evidenza del fatto che sconvolgere equilibri geopolitici da noi non pienamente compresi ha determinato una catastrofe umanitaria, che poi si è riflettuta in modo molto pesante sulla vita degli italiani con il fenomeno dei flussi migratori, creando tanti rifugiati, tante persone che hanno bisogno del nostro aiuto.

Non dobbiamo mai dimenticare che a monte di tale situazione drammatica ci sono state scelte di carattere politico e in particolare militare che poi si sono rivelate avventate. Questo è un rischio che noi non possiamo permetterci di correre, dovendo ancora sopportare le conseguenze di precedenti scelte avventate e per questo mi associo a chi mi ha preceduto nel chiedere che il Governo venga a riferire in Aula, venga ad informarci e soprattutto a dirci di quali informazioni realmente dispone e che cosa sta chiedendo nelle sedi competenti perché venga fatta, con un’inchiesta internazionale indipendente, luce su quanto realmente accaduto”.

 

Sarebbe opportuno rispolverare un po’ di storia, quella scritta a posteriori e non con foto e articoli di giornale di dubbia provenienza, o frutto di geopolitica moderna.

Alessandro Aramu scriveva nel suo intervento che invito a leggere  Attacco chimico in Siria: così il giornalismo ha perso la sua sfida:

L’inchiesta di Hersh è stata supportata anche dagli studi effettuati dal Mas­sa­chus­setts Insti­tute of Tech­no­logy con sede a Boston. Nel rapporto dal titolo ‘Le pos­si­bili impli­ca­zioni degli errori dell’intelligence sta­tu­ni­tense riguardo all’attacco al gas ner­vino del 21 ago­sto 2013’  il governo statunitense, che aveva indicato il presidente Assad come responsabile dell’attacco, venne contraddetto in modo dettagliato dalle analisi di Richard Lloyd (ex ispet­tore Onu sugli arma­menti) e di Theo­dore Postol (docente di Scienza, Tecnologia e Sicurezza Nazionale Politica). La conclusione smentiva Obama e attribuiva senza alcun dubbio la responsabilità dell’attacco chimico ai ribelli. Di tutto questo i media italiani, parlando del presunto attacco chimico a Idlib, non ne hanno fatto menzione“.

Le vittime innocenti dovrebbero essere rispettate. Né la menzogna, né le accuse da dimostrare sono un mezzo per ulteriori siparietti che ormai il mondo si è stancato di guardare e subire. I giochi lasciamoli ai bambini.

Come ricorda il Senatore Bagnai, abbiamo dovere di cercare la verità, poiché è intollerabile dover poi scoprire che le bombe amiche siano state solo un pretesto per l’ennesima guerra in cui l’Italia potrebbe diventare spettatrice e complice di una spy story degna dei film di Hollywood.  Serve un’inchiesta indipendente e accuratezza delle notizie.

 

 

 

Articolo Correlato Siria, attacco chimico. Di certo ci sono solo le morti dei bambini innocenti

 

 

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