Un’istantanea inquietante e desolante quella scattata dalla ricerca Censis-Rbm Assicurazione Salute e presentata oggi a Roma al VI Welfare Day. Sotto il titolo “Dalla fotografia dell’evoluzione della sanità italiana alle soluzioni in campo” sono intervenuti Giuseppe De Rita e Carla Collicelli del Censis, Roberto Favaretto, Presidente di Rbm Assicurazione Salute, e Marco Vecchietti, Consigliere Delegato di Rbm Assicurazione Salute.
Più sanità ma solo per chi può pagarsela. Nell’ultimo anno 11 milioni di italiani hanno dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie. Effetto della crisi economica ma non solo purtroppo. Il dossier presentato presenta una sanità in agonia di cui gli stessi cittadini conoscono le privazioni a discapito della propria salute. Chi è malato ha una patologia cronica o chi deve fare prevenzione ha solo due opzioni, rivolgersi al privato o rinunciare alla salute.
Il Censis e Rbm Assicurazione Salute pezzo per pezzo smontano la sanità pubblica italiana che non è più in grado di dare accoglienza, tutela e serenità alla vita di tanti italiani, soprattutto per chi è l’elemento più fragile della società..
AUMENTA LA SPESA SANITARIA PRIVATA. PIÙ SANITÀ PER CHI PUÒ PAGARSELA
È arrivata a 34,5 miliardi di euro la spesa sanitaria privata e ha registrato un incremento in termini reali del 3,2% negli ultimi due anni (2013-2015): il doppio dell’aumento della spesa complessiva per i consumi delle famiglie nello stesso periodo (pari a +1,7%). L’andamento della spesa sanitaria privata è tanto più significativo se si considera la dinamica deflattiva, rilevante nel caso di alcuni prodotti e servizi sanitari.
SONO LIEVITATI I TICKET PAGATI DAGLI ITALIANI
Il 45,4% (cioè 5,6 punti percentuali in più rispetto al 2013) ha pagato tariffe nel privato uguali o di poco superiori al ticket che avrebbe pagato nel pubblico.
“Sono 10,2 milioni gli italiani che fanno un maggiore ricorso alla sanità privata rispetto al passato, e di questi il 72,6% a causa delle liste d’attesa che nel servizio sanitario pubblico si allungano”, ha detto Marco Vecchietti, Amministratore Delegato di Rbm Assicurazione Salute. “Bisognerebbe ripensare le agevolazioni fiscali per le forme sanitarie integrative, per assicurare tutte le prestazioni che oggi sono pagate di tasca propria dagli italiani e per rimuovere le penalizzazioni di natura fiscale per i cittadini che decidono su base volontaria di assicurare la propria famiglia. La sanità integrativa è oramai un’esigenza per tutti gli italiani e non può più essere considerata un benefit per i lavoratori dipendenti o un lusso per i più abbienti“- ha concluso Vecchietti.
INTRAMOENIA. ORMAI UN GESTO QUOTIDIANO. Sono 7,1 milioni gli italiani che nell’ultimo anno hanno fatto ricorso all’intramoenia (il 66,4% di loro proprio per evitare le lunghe liste d’attesa). Il 30,2% si è rivolto alla sanità a pagamento anche perché i laboratori, gli ambulatori e gli studi medici sono aperti nel pomeriggio, la sera e nei weekend. Pagare per acquistare prestazioni sanitarie è per gli italiani ormai un gesto quotidiano: più sanità per chi può pagarsela.34,5 miliardi di euro (+3,2% negli ultimi due anni).
INCUBO LISTE D’ATTESA. 10 milioni di italiani ricorrono di più al privato e 7 milioni all’intramoenia perché non possono aspettare. Sono 26 milioni i cittadini che si dicono propensi ad aderire alla sanità integrativa.
LA SANITÀ NEGATA AUMENTA ANCORA. Erano 9 milioni nel 2012, sono diventati 11 milioni nel 2016 (2 milioni in più) gli italiani che hanno dovuto rinviare o rinunciare a prestazioni sanitarie nell’ultimo anno a causa di difficoltà economiche, non riuscendo a pagare di tasca propria le prestazioni. Al cambiamento meno sanità pubblica, più sanità privata» si aggiunge il fenomeno della sanità negata: niente sanità senza soldi». Riguarda, in particolare, 2,4 milioni di anziani e 2,2 milioni di millennials.
PEGGIORA LA QUALITÀ DEL SERVIZIO SANITARIO PUBBLICO
Per il 45,1% degli italiani la qualità del servizio sanitario della propria regione è peggiorata negli ultimi due anni (lo pensa il 39,4% dei residenti nel Nord-Ovest, il 35,4% nel Nord-Est, il 49% al Centro, il 52,8% al Sud), per il 41,4% è rimasta inalterata e solo per il 13,5% è migliorata. Il 52% degli italiani considera inadeguato il servizio sanitario della propria regione (la percentuale sale al 68,9% nel Mezzogiorno e al 56,1% al Centro, mentre scende al 41,3% al Nord-Ovest e al 32,8% al Nord-Est). La lunghezza delle liste d’attesa è il paradigma delle difficoltà del servizio pubblico e il moltiplicatore della forza d’attrazione della sanità a pagamento.
L’Italia… un bellissimo Paese privato dei diritti più elementari a danno dei più deboli.
di Cinzia Marchegiani