di Ci. Ma.
Roma – Ancora la Polizia non ha fatto alcun comunicato ufficiale, ma Baobab Experience spiega il blitz di questa mattina eseguito presso il loro presidio di Roma per verificare la presenza degli immigrati della Diciotti che si sono resi irreperibili dalla comunità Mondo Migliore di Rocca di Papa, da cui dovevano essere trasferiti poi in altre Diocesi romane.
Baobab Experience presso Via della Cupa (associazione che fornisce una prima accoglienza in strada, supportati da associazioni mediche e legali e dalla rete costituita con attivisti dei diritti umanitari nazionali ed europei) ammette che alcuni migranti della Diciotti hanno fatto sosta nel loro campo e hanno taciuto per proteggerli.
Questo il loro comunicato:
OPERAZIONE DI POLIZIA AL PRESIDIO DI PIAZZALE MASLAX: BLINDATI E DIGOS ALLA RICERCA DI DONNE, UOMINI E BAMBINI CHE ERANO SULLA #DICIOTTI
Poco fa, mentre seguivamo le notizie provenienti dallo sgombero di via Raffaele Costi, 4 blindati, un bus e sette macchine della digos, sono arrivate al nostro presidio.
Agenti in tenuta antisommossa hanno caricato di forza 16 ragazzi sul bus mentre questi erano in fila per essere visitati dallo staff sanitario di Medici Senza Frontiere.
La polizia ha confermato di essere alla ricerca dei migranti sbarcati dalla nave Diciotti.
I sedici ragazzi ora sono all’ufficio immigrazione di via Patini insieme ad operatori legali e avvocati che impediranno l’operazione illegale che si vuole mettere in atto: costringerli a tornare al centro di Rocca di Papa.
In tutto questo, ancora non si sa se questi ragazzi erano effettivamente sulla nave, in quanto la polizia ha costretto a far salire sul bus le prime persone che si è trovata davanti.
***
Sì: donne, uomini, bambini e minori non accompagnati migranti della nave Diciotti sono passati in questi giorni dal campo informale di Baobab Experience.
Non abbiamo niente da nascondere e, come ci ricorda la Caritas, non stiamo parlando né di fuggitivi né di ricercati.
Come i migranti della Diciotti e i tanti salvati in mare, come quelli delle imbarcazioni di fortuna che riescono ad arrivare sulle nostre coste, ne abbiamo incontrati a decine di migliaia negli ultimi tre anni.
Sono migranti “in transito”, l’Italia non è la loro meta ma una tappa del loro viaggio verso il ricongiungimento con parenti e la speranza di una vita migliore. Scappano da guerre, dittature, terrorismo, cambiamenti climatici, fame e povertà; partono a malincuore, sapendo di dover affrontare un viaggio rischioso, fatto di violenza, privazioni, torture e spesso morte.
Non abbiamo ritenuto rendere pubblica la loro sosta al nostro campo per proteggerli.
Proteggerli dalle dittature dalle quali fuggono, proteggerli dai media e dalla narrazione tossica con la quale spesso viene rappresentata la migrazione, proteggerli dal razzismo e dalla xenofobia dilaganti alimentate ad arte da chi vuole costruire consenso su una ingiustificata paura e proteggerli per garantire loro quello di cui ogni essere umano dovrebbe poter godere: la libertà di movimento.
Le storie, i racconti e gli sguardi, dei migranti della Diciotti sono uguali a tanti altri che abbiamo già visto; l’incredulità e la rabbia di fronte ad una legislazione italiana ed europea non all’altezza e profondamente ingiusta è loro come nostra. Ci sentiamo, assieme a tante donne e tanti uomini in Italia ed in Europa, loro complici e, assieme a loro, crediamo che la costruzione di un futuro migliore per tutte e tutti non possa che passare da atti di solidarietà concreta.
Se una cosa abbiamo imparato in questi anni è che le persone migranti, costrette ad abbandonare la loro terra e il loro paese, non chiedono aiuto ma chiedono rispetto.
Riconoscerli come esseri umani e rispettarli dovrebbe essere un dovere di tutti noi.
In tigrino, la lingua Eritrea “Buon viaggio” si dice “Selam Mengadì”: è un augurio che abbiamo sentito migliaia di volte, esattamente vuol dire “che sia un viaggio di pace”. È quello che auguriamo ai migranti e a tutte/i noi, perché sulla Diciotti c’eravamo tutti e il viaggio non è finito.
CASO ROCCA DI PAPA. COMMISSIONE UE, TOVE ERNT: “POTEVANO ESSERE TRATTENUTI IN CENTRI DI DETENZIONE PER EVITARE LA FUGA”
Il caso Diciotti Rocca di Papa si arricchisce di evidenti ossimori. Il portavoce della Commissione Ue per l’Immigrazione, Tove Ernst in merito al caso Rocca di Papa ha detto:
“Potevano essere trattenuti in centri di detenzione per evitarne la fuga”. E ancora: “Siamo stati chiari nel sottolineare che, quando serve, la detenzione può essere utilizzata per facilitare l’identificazione dei migranti e per impedire che spariscano”.
L’UE con i suoi palesi paradossi continua a lasciare sola l’Italia e lasciare dichiarazioni alquanto incoerenti.
Rocca di Papa, 40 immigrati della Diciotti spariti. I sottosegretari dell’Interno: “Ennesima prova, chi sbarca non scappa da fame e guerra”
Caso Diciotti, l’UE si lava le mani e coscienza. Palazzo Chigi: “Ipocrisia, tra parole e fatti”
Per seguire gli aggiornamenti potete seguirci su Facebook cliccando QUI e mettendo mi piace o Twitter cliccando QUI e mettendo segui