di Vincenzo Emanuele Camera
Donne, madri, amiche sincere, ragazze che ti amano, sorelle da difendere. Di certo, non oggetti. E’ proprio per ribadire ciò che oggi si celebra la Giornata internazionale ONU contro la violenza sulle donne. La data di oggi, così come l’8 marzo, non è scelta a caso: nel 1960 le sorelle Mirabal vennero brutalmente assassinate dal regime della Repubblica Domenicana, in quanto erano esempio rivoluzionario contrastante al sistema dittatoriale.
Ad oggi sono 116 le donne vittime di femminicidio nel nostro paese, di cui 88 per mano di un familiare.Purtroppo la cifra non è definitiva, ma è un continuo susseguirsi di dolorose storie che non riusciamo nemmeno ad assimilare (verosimilmente ogni 3 giorni).
Le storie. Solo alcuni dei nomi noti tristemente alle cronache: Carla Caiazzo, incinta all’ottavo mese e bruciata dall’ ex fidanzato; Lucia Annibali, alla quale Rai 1 ha dedicato la doc-fiction “Io ci sono” andata in onda martedì scorso è l’avvocatessa aggredita nel 2013 con dell’acido e oggi è in prima linea per difendere le donne.
Proprio ieri, è stata ospite della trasmissione “La Vita in Diretta”, in compagnia della ministra Maria Elena Boschi. che nel corso dell’intervista, ha dichiarato le intenzioni del governo di stipulare un accordo con le forze dell’ordine per la difesa delle vittime e opere di prevenzione.
Vittime silenziose. I bambini, che assistono alle violenze domestiche, sono le vittime maggiori; il loro istinto di imitare i grandi portano, secondo i dati annunciati dal ministro Boschi, ai maschietti l’atteggiamento violento nei confronti delle donne; le figlie invece tenderebbero a non reagire, nella loro futura relazione con l’altro genere, ad una violenza, sia essa verbale, mentale o fisica.
Per questo è d’obbligo sensibilizzare l’opinione pubblica, specialmente le istituzioni, affinché si dia alla donna una vera parità di diritti.
La manifestazione. Per questo motivo è stata pensata una manifestazione nazionale per domani, 26 novembre, a Roma. Organizzata e promossa dalla rete “Non una di meno”. La manifestazione fa presente che non esiste una certezza vera della pena, che a volte permette ai aggressori di uscire prima dal carcere e una efficiente difesa per chi trova il coraggio di denunciare il sopruso ricevuto.
Il 27 novembre, gli stessi organizzatori hanno promosso un tavolo per un piano antiviolenza femminile, che riguarda sia un’uguaglianza al livello lavorativo (dove la donna, a parità di forza lavoro, guadagna mediamente 3.620 euro lordi in meno di un uomo), al livello istituzionale (sin dalle scuole) e al livello giudiziario (dove è difficile la carriera per una donna).