di Mario Galli
Roma – Il progetto romano dello Stadio a Tor di Valle che dovrebbe ora sorgere nel nuovo quartiere nel bel mezzo dell’ansa del Tevere nell’area dell’ex ippodromo di Tor di Valle ha animato infinite discussioni. Sono stati sollevati svariati problemi, come il rischio idrogeologico, ma poi metti che tutti si sentono architetti, geologi, ingegneri ed urbanisti; metti che quando c’è di mezzo il tifo è stato difficile optare delle scelte obiettive.
Come e perché questo progetto ha interessato cittadini romani, politici e la società AS Roma è alquanto eloquente, ma cerchiamo di capire e analizzare quei vuoti e dubbi che molti hanno sollevato. Datemi pure del capzioso, ma cercate di seguire il ragionamento.
Innanzitutto. L’accordo per lo stadio a Tor di Valle è stato firmato ma con nuovo progetto chiamato Progetto 2.0. Tre torri eliminate; cubature dimezzate, addirittura il 60% in meno per la parte relativa al Business Park. La Raggi spiegava: “Abbiamo elevato gli standard di costruzione a classe A4, la più alta al mondo; mettiamo in sicurezza il quartiere di Decima che non sarà più soggetto ad allagamenti; realizzeremo una stazione nuova per la ferrovia Roma-Lido”.
Virginia Raggi è il sindaco di Roma. Nessuno mette in dubbio la sua elezione. Semmai quello che è apparso poco trasparente è stata la modalità di scelta del candidato. I fatti succedutisi dopo la sua elezione e le amicizie salite alla ribalta della cronaca, avevano fatto ipotizzare che le iscrizioni al M5S erano state pilotate proprio per indirizzare la scelta del candidato sindaco su di lei. I giornali ricordavano che la Raggi aveva lavorato nello studio legale Previti. Una ipotesi possibile e probabile? Anche ammettendone l’impossibilità di chi la sosterrebbe tra i più duri e puri, rimane comunque un fatto assai singolare ed inspiegabile che, sebbene i militanti del M5S si vantino di essere nuovi alla politica, alcuni di loro, alla prima candidatura raggiungano preferenze da prima Repubblica.
Ma andiamo avanti.
Se uno vale uno e le scelte devono essere fatte dalla base, perché gli assessori sono stati scelti senza alcuna consultazione? Erano già stati scelti in precedenza? E da chi? E perché sono stati resi pubblici i nomi solo dopo l’avvenuta elezione?
Berdini assessore all’urbanistica è frutto della vicinanza del M5S ai comitati territoriali in lotta contro la speculazione edilizia ed il cemento. La vicenda della chiacchierata con il giornalista, in cui ha esternato alcune considerazioni personali, in altri tempi non avrebbe raggiunto nemmeno le agenzie di stampa. C’è una regia dietro? Non è dato saperlo. Fatto sta che Berdini si dimette. Non era forse meglio farsi cacciare?
Considerazioni personali, nulla più. Andiamo avanti.
Uscito di scena Berdini e con lui, a questo punto, i comitati, Comune di Roma ed Eurnova si accordano per un nuovo progetto che, a detta di tutti, taglia le cubature concesse in precedenza. Da segnalare che tali cubature erano state concesse con una delibera di consiglio comunale, la 132 del 22 dicembre 2014 (sindaco Ignazio Marino) nella quale si individuavano opere di interesse pubblico per un costo di Euro 195.250.000, ottenuto con il metodo della trasformazione ad un valore di Euro 805,50 al metro quadrato. Potrei sbagliarmi, ma non è strano che nessun consigliere comunale abbia mai sollevato obiezioni su questa valutazione di 805,50 Euro al mq?
Fate un raffronto con i prezzi al metro quadrato in zone ben più lontane dal centro di Roma, penso a Ponte di Nona, a La Storta, a Ostia e rendetevi conto che i 242.396 mq di superficie utile lorda incrementale equivalente ottenuta dal rapporto tra il costo delle opere pubbliche ed il prezzo al mq (stabilito non si sa bene come) potrebbe risultare alquanto spropositato.
Da qui si solleverebbero altri quesiti. Il nuovo progetto ha maggiore o minore interesse pubblico? Se ne ha di meno, e ce l’ha di meno, come è possibile per il Comune (quindi per ogni cittadino) cantare vittoria?