di Mario Galli
La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Questo è quello che sancisce il secondo comma del primo articolo della nostra Costituzione. Più in generale, questo è quello che è accaduto domenica 4 dicembre 2016. Ora si sprecheranno le analisi politiche e sociologiche, alcune scritte magari anche con toni da tifoseria. La prima cosa da fare è ripartire dalla Costituzione.
Se è vero che “l’Italia s’è desta”, allora è altrettanto vero che è necessario ripartire da questo sacro testo per ridare all’Italia il suo ruolo all’interno delle istituzioni internazionali e per attuare quella giustizia sociale che manca ormai da decenni.
L’Italia che esce da questo referendum è un’Italia spaccata. Da una parte l’Italia che sta bene, quella dei pensionati garantiti, dei colletti bianchi, dell’imprenditoria e delle banche.
La borghesia medio alta che fa la spesa da Eataly. Dall’altra l’Italia delle periferie, sociali e morali, dei giovani senza futuro, dei voucheristi, dei disoccupati, dei pensionati a 500 euro al mese, de redditi medio bassi.
Non vince nessuno. L’Italia vincerà se sapremo ritrovare un senso civico comune, se sapremo attuare politiche di redistribuzione della ricchezza, se ritroveremo nella nostra sovranità svenduta all’Europa ed ai poteri forti di Bruxelles la forza per poter creare lavoro, benessere e servizi sociali adeguati ad un paese che si definisce la settima potenzia mondiale.
Renzi nel video messaggio da Palazzo Chigi subito dopo la sconfitta spiega: “Non ce l’abbiamo fatta, non ce l’abbiamo fatta a convincere milioni di italiani. Volevamo vincere, non partecipare“. Se poi analizziamo più nel dettaglio il risultato del voto ci accorgiamo che Matteo Renzi non è stato il grande sconfitto di questa tornata referendaria. Renzi, da solo, ha preso il 40%. Non è poco. Le dimissioni sono solo la conferma di tutto ciò. Badate bene, non sto facendo apologia del presidente del consiglio dimissionario, ma cerchiamo di spegnere nel più breve tempo i fumi da tifoseria e mettiamoci al lavoro, tutti nel nostro piccolo, per ricostruire dalle macerie e dagli strascichi che avrà questo referendum.
Il re non lascia mai la corona se non è certo di un futuro incarico.
Chi sarà in successore di Renzi conta poco. Conterà semmai la convergenza del parlamento su una legge elettorale equa e corretta e poi andare subito ad elezioni.
Il “No” deve far ripensare alle politiche neoliberiste che hanno generato 26.560 leggi UE più vincolanti rispetto a quelle votate dal Parlamento di Roma. 4.112 accordi che vincolano cittadini e aziende italiani. 10.337 verdetti della Corte Europea di Giustizia che vincolano le leggi e Costituzioni nazionali. 44.838 standard della UE che sopprimono gli standard nazionali. In totale, più di 80.000 leggi e regolamenti UE vincolanti su cui il voto dell’elettore italiano non ha contato piu nulla.