Inchiesta Freedom
di Mario Galli
Francesco Cancellato dirige Linkiesta dal dicembre 2004 ed ha scritto un articolo dal titolo “Referendum, perché votare Sì (senza essere renziani)“.
Ho letto l’articolo e sento il dovere morale di rispondere, pur se non chiamato in causa personalmente, almeno da cittadino impegnato da mesi contro questa riforma.
Mi trovo d’accordo con il Cancellato quando spiega che questo non è un referendum contro Renzi o su Renzi. Purtroppo (o per fortuna?) sono state proprio le parole del Presidente del Consiglio a far sorgere questo aspetto, grazie alla sua dichiarazione di ritiro dalla presidenza qualora la riforma non dovesse passare. Un errore grave personalizzare il referendum, tanto grave quanto il considerarlo finalizzato alle dimissioni. Il Presidente del Consiglio può dimettersi, è vero, ma è il Presidente della Repubblica a sciogliere le camere ed indire nuove elezioni, come è sempre il Presidente della Repubblica ad indire consultazioni per formare un nuovo governo, magari un Renzi bis. Pertanto nessuno si può illudere di mandare a casa questo governo e questo parlamento con il semplice voto referendario.
Quello che anche il Cancellato dimentica di sottolineare (volutamente?) è che il governo è ben poca cosa rispetto alla Costituzione, l’impalcatura sulla quale deve reggersi lo Stato e sotto la cui guida deve operare lo stesso governo, qualunque sia il suo colore politico. Quindi rimettiamo subito le cose al loro posto.
L’analisi del Cancellato parte dalle parole di Napolitano che, in sede di seconda rielezione, parlò di riforme improrogabili per la democrazia italiana. Una frase che stona se uscita dalla mente del “comunista preferito” di Henry Kissinger (l’uomo che ebbe un ruolo attivo nella ascesa di Pinochet in Cile (EN) Kissinger and Pinochet – The Nation, thenation.com; ex segretario di stato americano tra il 1969 ed il 1977; pupillo di Nelson Rockefeller ed altro ancora)?
Ma andiamo per ordine.
Secondo il Cancellato, basterebbero le tesi di Mortati e Pasquino per definire “conpisa” la teoria secondo cui il bicameralismo italiano sia da superare. Conpisa da chi? Le risposte e l’impegno di altri eminenti costituzionalisti e professori di giurisprudenza sembra proprio dare torto al Cancellato che definisce il bicameralismo italiano uno dei più assurdi e malfatti dell’occidente senza comunque spiegarne il perché. Perché sia assurdo, perché malfatto, non ci è dato saperlo dalle parole del Cancellato. Quello che possiamo rispondere al Cancellato è che, oltre alla notevole produzione legislativa italiana (seconda solo alla Germania), Camera e Senato esercitano la funzione legislativa non collegialmente, ma collettivamente e quindi separatamente. Non compiono mai la stessa concreta enunciazione, né approvano le stesse parole intese come fenomeni fisici presenti nel singolo atto enunciativo, pur adottando le stesse norme, senza di che non ci sarebbero, nel nostro ordinamento, leggi valide.
Ma andiamo oltre ancora. Il Cancellato si sofferma sul rapporto fra Stato e Regioni. La spesa sanitaria ad oggi è di 110 milioni di euro (anche di più secondo le fonti Istat – il Cancellato dovrebbe documentarsi meglio), ma il Cancellato dimentica nel novero l’assistenza sanitaria garantita anche agli immigrati che negli ultimi anni hanno toccato picchi considerevoli. Tale spesa dovrebbe diminuire se riportata in capo allo stato centrale? Non ci sono dati oggettivi a confermarlo, semmai possiamo discutere di quanti posti letto taglierà lo Stato, visto che, ad oggi, si preferisce destinare maggiori somme al salvataggio delle banche piuttosto che all’assistenza sanitaria.
Proseguiamo. Come cambierà la normativa urbanistica in materia di pianificazione? Già oggi l’edilizia conta le vittime economiche di una situazione di stagnazione; riportare alcune competenze in capo allo Stato significa aspettare anni prima che si definiscano le competenze. Senza investimenti all’orizzonte, senza una politica seria sul consumo di suolo, sembra proprio che questo Paese sia destinato a morire prima ancora di rialzarsi.
Il Cancellato parla poi si regionalismo ipertrofico e sprecone. Ma la riforma costituzionale non andrà ad incidere sugli sprechi delle Regioni, semmai c’è bisogno di regolamenti e sanzioni, di una modifica a quel federalismo che tu definisci “un fiasco”, ma che se ispirato a principi di solidarietà, può far decollare questo Paese.
Il problema, stimatissimo Cancellato, non è nelle regole del gioco. Se si ha una squadra di calcio che non va, si possono cambiare i giocatori, l’allenatore, ma non ci si mette a riscrivere le regole del fuorigioco o le misure della porta e del campo. A buon intenditor poche parole.