di Cinzia Marchegiani
Puglia – Se ne parla già da molto tempo e anche se c’è qualcuno che prova a sminuire l’effetto dei trattamenti di determinati pesticidi sugli olivi oggetto anche di approfondimenti, ricerche e divieti da parte dell’Efsa e della Commissione Europea la questione invece risulta invero essere molto articolata e degna di approfondimento poiché la salute pubblica, le associazioni, gli apicoltori e le aziende soprattutto quelle “bio” sono i primi a subire indirizzi normati e imposizioni calati dall’alto. Non ne parlano solo le aziende, le associazioni e cittadini, ma anche la ISDE Italia, l’associazione dei medici per l’ambiente che si è dichiarata fortemente preoccupata.
Se non loro… chi dovrebbe difendere e chiedere rassicurazioni in merito all’obbligo di trattamenti di pesticidi oggetto delle decisioni che pendono sopra i loro territori?
Con un documento congiunto sottoscritto le aziende agricole, associazioni e cittadini, contro le previsioni del decreto Martina sui trattamenti fitosanitari obbligatori hanno dichiarato “DISOBBEDIENZA”
Leggiamo il documento:
CONTRO L’OBBLIGO DI PESTICIDI SARÀ DISOBBEDIENZA
“L’obbligo di utilizzo di pesticidi nella Puglia meridionale è un’offesa all’intelligenza, oltre che una minaccia seria per la salute delle persone, degli animali e dell’ambiente in generale. Non è questione solo di agricoltura, ma soprattutto di sanità pubblica.
Associazioni, apicoltori e aziende bio pugliesi che praticano agricoltura naturale, supportate da numerose realtà extraregionali e da migliaia di cittadini delle province di Lecce, Brindisi e Taranto, contestano duramente le disposizioni del decreto del ministro alle Politiche Agricole Maurizio Martina del 6 aprile scorso e avviano una campagna di disobbedienza. Il provvedimento che ha resuscitato una delle più controverse disposizioni del vecchio piano del commissario straordinario per l’emergenza Xylella Giuseppe Silletti, reintroducendo l’obbligo di due trattamenti chimici da maggio ad agosto e di altri due nel periodo successivo fino a dicembre (quattro all’anno, dunque) è inaccettabile. Trattamenti non più “fortemente raccomandati” ma cogenti, sanzionabili anche con multe salate, che dovranno svolgere tutti i proprietari di fondi, compresi gli enti pubblici, su tutto il territorio, da Santa Maria di Leuca fino alle soglie della provincia di Bari.
Chi ha previsto ciò immaginando di combattere così il Philaenus spumarius, l’insetto ritenuto il vettore principale del batterio Xylella fastidiosa su ulivi e piante ospiti, non ha tenuto affatto conto (o forse sì?) della pesante esposizioni a sostanze chimiche a cui sarà costretta l’intera popolazione, compresi bambini e donne incinte. E ha ignorato che il batterio è presente solo nel 2% degli alberi colpiti dal disseccamento e che quindi uccidere l’insetto vettore è una mossa del tutto discutibile per contrastare il disseccamento, ma letale per l’ambiente e per tutti gli esseri viventi.
Questa terra ha una salute già fortemente compromessa e non lasceremo che venga avvelenata ancora di più. Perché, non volendo arrivare a pensare che ci sia dolo, di certo si sta agendo con molta colpa, ignorando dati epidemiologici già impressionanti e che sono arcinoti a tutti, in primis alle istituzioni. Chi vive in questo territorio e ne conosce l’affanno non permetterà che questo accada.
Sono tante le ombre del decreto Martina, «indifendibile e privo di ratio», come lo ha definito lo stesso entomologo che ha individuato l’insetto vettore, Francesco Porcelli. Il danno che si rischia di provocare è molto più vasto delle presunte utilità che si professano (tra l’altro, tutte difficilmente comprovabili).
Tra i pesticidi che dovrebbero essere utilizzati, tra l’altro, ce ne sono anche a base di Imidacloprid, principio attivo che una decisione approvata dall’Ue il 27 aprile scorso, con il voto favorevole della stessa Italia, ha vietato per tutti gli usi esterni, non in serra, in quanto ritenuto tra i maggiori responsabili del fenomeno della moria delle api.
Inoltre, il decreto ministeriale, che recepisce la Decisione UE/789/2015 e successive modifiche, introducendo l’obbligo di pesticidi compie una innovazione normativa che non ha fondamento alcuno nelle decisioni di esecuzione comunitarie. Queste e altre argomentazioni più squisitamente giuridiche saranno ampiamente affrontate dinanzi al Tar Lazio.
Nessuno pensi di poter provare a spacciare per acqua fresca l’impiego smisurato di fitofarmaci. Conosciamo gli effetti dell’esposizione a queste sostanze, da anni documentati da autorevoli studi dell’Organizzazione mondiale della sanità e non solo.
Nessun passo indietro verrà fatto, dunque, men che meno di fronte alle rassicurazioni dell’assessore regionale all’Agricoltura, Leonardo Di Gioia, le cui dichiarazioni sono incommentabili. «Risultano infondate le polemiche circa un uso indiscriminato, improprio o anomalo di prodotti chimici nocivi all’ambiente», ha detto Di Gioia. Come lo definirebbe lui l’obbligo di quattro trattamenti chimici all’anno praticamente dappertutto, dalle campagne delle aziende agricole ai cigli stradali, dalle aiuole cittadine agli appezzamenti ad uso domestico? Noi lo definiremmo una bomba chimica che si prepara ad essere sganciata su questo territorio.
Fino a quando non ci sarà una modifica, messa nero su bianco, delle misure fitosanitarie previste, fino a quando l’imposizione non sarà stralciata e non verrà reso possibile l’impiego di sostanze utilizzabili (e non introvabili) anche in agricoltura bio, si andrà avanti a tutti i costi.
È per questo che aziende agricole, associazioni e cittadini chiedono con urgenza alle istituzioni preposte, la convocazione di un tavolo tecnico con esperti del settore in cui si spieghi, punto per punto, quali sono le prove scientifiche dell’efficacia dei trattamenti – che andrebbero ad avvelenare ulteriormente un territorio fortemente provato – dimostrando, dati alla mano, che gli stessi non avranno conseguenze sulla salute pubblica.
Finché azioni così impattanti saranno imposte per legge e finché queste azioni avranno ricadute esterne sull’intera comunità, la società civile non dovrà essere considerata spettatore inerme né interlocutore di secondo piano. I cittadini, al pari degli agricoltori, sono pienamente coinvolti nelle ricadute negative di questa faccenda e pretendono di essere ascoltati e tutelati, come prevede la Costituzione italiana. Si ricorda anche che l’ISDE Italia, l’associazione dei medici per l’ambiente, si è detta fortemente preoccupata per quanto sta succedendo e per i comprovati rischi per la salute.
Il bene primario da tutelare non è la difesa di un’agricoltura tossica, ma della salute!
La rete supporterà e promuoverà i ricorsi giudiziari che si stanno predisponendo, e avvierà una capillare campagna di informazione tra i cittadini, per illustrare i rischi del provvedimento. Si invitano dunque tutti i proprietari terrieri a non effettuare i trattamenti fitosanitari imposti. È prevista anche l’attivazione di sportelli attraverso i quali fornire assistenza legale in caso di sanzioni.
Non si può costringere un popolo ad autodistruggersi. Disobbedire al decreto è un gesto di civiltà ma anche una questione di sopravvivenza”.
I firmatari non chiedono la luna. E non sono neanche quattro gatti: “Fino a quando non ci sarà una modifica, messa nero su bianco, delle misure fitosanitarie previste, fino a quando l’imposizione non sarà stralciata e non verrà reso possibile l’impiego di sostanze utilizzabili (e non introvabili) anche in agricoltura bio, si andrà avanti a tutti i costi“.
I FIRMATARI DISOBBEDIENZA DECRETO MARTINA
1. Associazione Salento Km0 – Galatina
2. Casa delle AgriCulture Tullia e Gino – Castiglione d’Otranto
3. Diritti a Sud – Nardò
4. Azienda Agricola Lagorosso – San Donato
5. SESA – Sistema Ecomusei del Salento
6. Comitato Popolo degli Ulivi – Salento
7. Casa delle Donne – Lecce
8. Aps Verdesalis – Nardò
9. Azienda Agricola Emiliano Gira – Nardò
10. Gli Orti di Peppe – Tricase
11. Azienda Agricola Le fattizze – Nardò
12. Agriturismo Lu Schiau – Serrano
13. Salute Pubblica – Brindisi
14. Medicina Democratica – Brindisi
15. Laboratorio Beth – Lecce
16. Oltre Mercato Salento – Lecce
17. Azienda Agricola Cosimo Chiriasi – Nardò
18. Azienda Vita da Furese di Marco Mollona – Nardò
19. Cooperativa Karadrà – Aradeo
20. Associazione Terra d’Egnazia Onlus – Brindisi
21. Forum Terzo Settore – Lecce
22. Associazione Spazi Popolari – Sannicola
23. Associazione Diem 25
24. Associazione SESA – Sistema Economico del Salento
25. Associazione VAS Onlus
26. Associazione RIP Riprendiamoci il Pianeta – Manduria
27. Associazione Nuova Messapia – Soleto
28. Associazione Difesa Diritti – Lecce
29. TAM TAM Sociale – Rete delle Associazioni
30. Associazione Salento Sostenibile – Ugento
31. Compolisio Sarruni Group – Ugento
32. Cantina Supersanum – Supersano
33. Associazione Sanu & Sarvu – Castro
34. Associazione Tumulti – Melendugno
35. Circolo Arci Eutopia – Galatina
36. Vivere la Canapa – Vaste
37. Molino Maggio – Poggiardo
38. Associazione Ciaula – Neviano
39. Azienda agricola L’Amaca – Castiglione d’Otranto
40. Circolo Arci Nardò Centrale – Nardò
41. Associazione Solidaria – Bari
42. Associazione Abitare i Paduli – San Cassiano
43. Lilt – Lecce
44. Il tempo di Momo – Lecce
45. Cooperativa Terrarossa – Tricase
46. Orti di Vita – Calimera
47. Azienda Agricola Melusina – San Donaci
48. Caseificio Artigianale Sciacuddi – Cutrofiano
49. Pralina Azienda Agroalimentare – Melpignano
50. Associazione Coppula Tisa – Tricase
51. Luna Laboratorio Rurale – Seclí
52. Guakamole Fatti a Mano – Lecce
53. Associazione Le Striare – Sannicola
54. Olio Merico – Miggiano
55. Associazione Ausapieti – San Donato di Lecce
56. Terra d’Egnazia – Fasano
57. Movimento in Comune – Fasano
58. Movimento dei diritti della Terra
59. Associazione Madreverde – Ugento
60. Comitato No al Carbone – Brindisi
61. Agriturismo Salos – Otranto
62. Agriturismo Le Fontanelle – Otranto
63. Associazione Nerò – Zollino
64. Sfruttazero Autoproduzioni Fuori Mercato – Bari/Nardó
65. Associazione Gira-Sole – Nardó
66. Saverio Alemanno Apicoltore – Copertino
67. Anpi – Taurisano
68. XFarm Agricoltura Sociale – San Vito dei Normanni
69. NBC – Nardó Bene Comune – Nardò
70. Cooperativa Casa delle AgriCulture – Castiglione d’Otranto
71. SOS Costa
72. Comitato Madre Terra
73. Cooperativa di Comunità – Zollino
74. Spezìalia Emporio Naturale – Zollino
75. Bread and Roses – Spazio di Mutuo soccorso – Bari
76. Città Fertile – Lecce
77. Laboratorio Omar Moheissi – Guagnano
78. Associazione Cianfrusocoop – Salice Salentino
79. Associazione Meticcia – Lecce
80. Casale Marchesi – Casarano
81. Associazione Fucazzara – Carosino (TA)
82. Movimento No Tap – Salento
83. WWF – Salento
84.Tenuta Agricola Luna – Aradeo
85. Associazione Mujmuné – Leverano
86. Associazione Marina Serra – Tricase
87. L’acino di Vino – Vignacastrisi
88. Masseria Spigolizzi – Salve
89. Azienda agricola Samadhi – Zollino
Aderiscono con solidarietà al popolo pugliese anche realtà di altre regioni e associazioni nazionali tra cui:
1 – Fuori Mercato – Autogestione in movimento – Rete nazionale
2 – Tavolo RES – Rete Nazionale Economia Solidale
3 – Fairwatch – Rete Nazionale
4 – Fuori Mercato – Milano
5 – Venti Pietre – Bologna
6 – Spazio Autogestito Riff Raff – Salerno
7 – R.A.M Rete auto-organizzata di mutuo soccorso – Salerno
8 – Sos Rosarno – Rosarno
9 – Contadinazioni – Partinico-Campobello di Mazara
10 – Di.Fro. Diritti di Frontiera – Roma
11 – Ri-Maflow – Trezzano sul Naviglio
12 – Officina Solidale – Siena
13- Altro Modo Flegreo – Pozzuoli (NA)
14 – Cumpanatico sud, filiera etica e partecipata del grano – Campania
15 – Associazione Bianca Guidetti Serra – Bologna
16 – Associazione per la Decrescita – Nazionale
17 – Attac – Italia
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