di Cinzia Marchegiani
La psicosi Coronavirus secondo i dati ufficiali che sono oggi a disposizione non dovrebbe essere alimentata. In un arco di un mese (anche più) sono stati trovati positivi – ad oggi – 14.628 persone di cui quasi tutti in prevalenza in Cina e i decessi ammontano a 305 sempre nella repubblica popolare cinese.
Una analisi dei dati in possesso è d’obbligo!
FOCUS. Il 31 dicembre 2019, le autorità sanitarie cinesi hanno notificato un focolaio di casi di polmonite ad eziologia non nota nella città di Wuhan (Provincia dell’Hubei, Cina). Molti dei casi iniziali hanno riferito un’esposizione al Wuhan’s South China Seafood City market (si sospettava un possibile meccanismo di trasmissione da animali vivi). Il 9 gennaio 2020, il China CDC (il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie della Cina) ha identificato un nuovo coronavirus (2019-nCoV) come causa eziologica di queste patologie. Le autorità sanitarie cinesi hanno inoltre confermato la trasmissione inter-umana del virus.
IN CINA NEL DICEMBRE 2019, SU 288.739 CASI CLASSIFICATI INFETTI, 2616 DECESSI E PER EPATITE VIRALE, TUBERCOLOSI, GONORREA E SCARLATTINA
In data 1 febbraio è lo stesso Xinhua a riportare il report dei decessi avvenuti in Cina lo scorso mese di dicembre 2019 e in modo specifico riporta le malattie infettive, e i decessi correlati ad esse:
“Un totale di 2.636 persone sono morte di malattie infettive sulla terraferma cinese nel dicembre 2019, secondo le autorità sanitarie cinesi.
Ci sono stati quasi 1,71 milioni di casi di malattie infettive segnalati sulla terraferma a dicembre, secondo i dati della National Health Commission.
Non sono stati segnalati casi di malattie infettive di classe A a dicembre. Le malattie di classe A, tra cui il colera e la peste, sono le più gravi nella legge cinese sulla prevenzione e il trattamento delle malattie infettive.
Un totale di 288.739 casi sono stati classificati come malattie infettive di classe B, causando 2.618 morti. L’epatite virale, la tubercolosi, la sifilide, la scarlattina e la gonorrea hanno rappresentato il 94 percento di questi casi.
Le malattie di categoria C hanno causato 18 decessi a dicembre. L’influenza, la diarrea infettiva e l’afta epizootica erano le più diffuse in questa categoria, rappresentando il 98 percento dei casi segnalati.”
Purtroppo le immagine che vengono trasmesse documentano come in Cina si irrorino sostanze disinfettanti in ogni luogo, ciò è dovuto al fatto anche che hanno usanze e controlli igienici diversi dai nostri, sono a contatto con animali di cui si cibano e nei mercati alimentari si trovano ogni sorta di animale vivo o meno con cui riempono i propri piatti quotidiani. Tra cui animali che sono portatori di virus.
C’è da chiedersi davvero cosa si cela dietro tutto questo clamore? Siamo a conoscenza di tutti i dati? Sicuramente da parte della Cina c’è la paura di essere poi coinvolta in accuse riguardo la non tempestiva informazione del nuovo virus in circolazione. L’EPICENTRO italiano spiega:
Secondo il risk assessment (valutazione del rischio) pubblicato il 31 gennaio dall’ECDC, sono ancora molte le incertezze sulla virulenza/patogenicità del 2019-nCoV, sulle modalità di trasmissione, sul reservoir e sulla fonte di infezione. Inoltre, poiché la fonte dell’infezione non è nota, ed essendo stata accertata la trasmissione inter-umana, sono attesi ulteriori casi e decessi.
La valutazione del rischio dell’ECDC riporta che, sulla base delle informazioni al momento disponibili:
- il potenziale impatto di focolai di infezione da 2019-nCoV rimane elevato
- la probabilità di infezione per i cittadini UE/SEE che risiedano a (o siano in visita) nella provincia di Hubei è alta
- la probabilità di infezione per i cittadini UE/SEE che risiedano a (o siano in visita) in altre Province cinesi è moderata e in crescita
- la probabilità di osservare ulteriori casi importati di infezione da 2019-nCoV nei Paesi UE/SEE è “moderata/alta”
- la probabilità di osservare un’ulteriore e limitata trasmissione uomo-uomo nei Paesi UE/SEE è considerata tra “molto bassa e bassa” se i casi importati verranno identificati precocemente e se saranno implementate adeguate pratiche di prevenzione e controllo delle infezioni, in particolare in ambito assistenziale
- la probabilità di osservare una trasmissione sostenuta uomo-uomo nei Paesi UE/SEE è valutata tra “molto bassa e bassa” sempre che in questi Paesi i casi siano rilevati in modo tempestivo e vengano applicate di adeguate pratiche di prevenzione e controllo delle infezioni.
Tuttavia, il rilevamento tardivo di un caso importato in un Paese UE/SEE e la mancata applicazione di adeguate misure di prevenzione e controllo delle infezioni porterebbe ad una diversa valutazione con alta probabilità di trasmissione interumana e di conseguenza ad uno scenario di rischio elevato di trasmissione secondaria in ambito comunitario.
ROMA BOLLETTINO SPALLANZANI 2 FEBBERAIO 2020. Ad oggi questo è il Bollettino emanato dall’Istituto SPALLANZANI LAZZARO DI ROMA, cliccare QUI
CINA, CONFERMA CHE I CATI CONFERMATI ALL’ESTERO SONO SOLO L’1% DEL NUMERO TOTALE. “Finora, il numero di casi confermati segnalati all’estero rappresenta solo meno dell’1% del numero totale in tutto il mondo” – ha affermato Wu Zunyou, esperto di epidemiologia presso il Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, in una conferenza stampa tenuta dal National Health Commissione (NHC).
Wu ha citato il caso di una donna a Shanghai a cui è stato diagnosticato il virus dopo essere tornato da un viaggio d’affari in Germania. Prima di partire per la Germania, aveva trascorso del tempo con i suoi genitori che avevano viaggiato da Wuhan per vederla a Shanghai. Dopo aver appreso le informazioni, le autorità sanitarie cinesi dicono di aver immediatamente contattato le loro controparti tedesche, aiutando la Germania ad adottare misure efficaci per prevenire possibili trasmissioni.
Una analisi sui dati ovviamente che sono ad oggi pubblici, che lascia davvero un po’ perplessi. Sic!
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