Editoriale
di Cinzia Marchegiani
L’informazione in Italia troppo spesso subisce ma produce anche pagine che non fanno onore nessuno. Pagine che ci fanno domandare in che secolo stiamo vivendo.
Se il giornalismo deve seguire codici deontologici, non lo fa perchè noi giornalisti dobbiamo essere delle marionette, ma perchè i riferimenti sono nati come guida per essere e diventare professionisti migliori. Certamente più sensibili di fronte a certi abusi, anche di forma e discriminazione di ogni genere, anche verso opinioni e riflessioni diverse.
I giornalisti, almeno quelli che si mettono in discussione, cercano di fare formazione professionale poiché quello che viene pubblicato su un giornale spesso entra nelle aule di tribunale e in alcuni casi fuorviando la verità e/o soffia in modo non corretto su tematiche delicate come il razzismo, il femminicidio, le violenze sessuali, il bullismo (che ha molte facce), ma anche salute mentale. Guide che non servono a dire cosa scrivere perchè l’informazione è sacra, ma con quale lessico e quale attenzione meritano la persone citate e soprattutto per difendere i diritti dei bambini. Servono perchè come un docente è educatore dei suoi studenti, anche il giornalista educa. Soprattutto ora che le nuove generazioni guardano e condividono tutto sui social e quindi siamo responsabili della bellezza ma anche delle brutture che produciamo e dei loro effetti. Siamo responsabili anche con parole e titoli delle pagine di odio che si accendono sui social, delle divisioni culturali, gli scontri cercati virtuali che si consumano troppo spesso mostrando la parte peggiore si sé stessi. Gli utenti grazie ad uno schermo che disinibisce le opinioni, esprimono e scrivono le parole che diventano armi pesanti e incontrollabili.
Ieri è stata una giornata che ha mostrato due facce di una Italia che comunque non piace.
IL CASO ARIANNA MELONI. Il fattoQuotidiano pubblica una vignetta sulla sorella di Giorgia Meloni. Non si legge il nome ma i riferimenti sono tangibili. Così nascono faide e commenti infiniti ma di odio, troppo spesso quelli più sprezzanti fatte da donne. E allora c’è da chiedersi perchè tanta violenza? Se è satira dovrebbe far ridere, o denunciare, invece spesso serve solo come spartiacque tra “tifosi” di fazioni politiche. Come nei talk televisivi ci si augura un dibattito infuocato, non importa in che termini viene prodotto. Che esempio viene regalato soprattutto ai giovani?
Un editore lo sa, ma forse in questa era dove un giornale ha bisogno di click per sopravvivere è concesso tutto? Più si fa notizia e aumenta il coinvoilgimento dei followers e più l’articolo riscuote successo e diventa topic.
IL CASO REPORT E IL SINDACO DI VENEZIA, BRUGANO. Qui si invertono le parti. Nel corso della conferenza stampa convocata a Cà Farsetti, sede del Comune di Venezia sul destino dell’area dell’ex Ospedale al Mar, il sindaco di Venezia si rivolge a Walter Molino, giornalista di inchiesta della trasmissione d’inchiesta di Rai 3: “Voi di Report siete lo schifo d’Italia“. Parole che lasciano increduli tutti i presenti e i contatti social.
La colpa del collega Molino? Spiega a difesa dei Molino il Comitato di redazione della Tgr Veneto:
“Insultato un collega della trasmissione Report, reo di aver posto al primo cittadino una domanda sgradita. La trasmissione Report e chi ci lavora, secondo il Sindaco di Venezia, sono “lo schifo dell’Italia”. Il diritto di critica è legittimo ma l’insulto e la violenza, anche solo verbale, nei confronti dei giornalisti, assolutamente no. Il Comitato di redazione della Tgr Veneto esprime solidarietà al collega“
Molino aveva posto a Brugnaro una domanda su Svm e la gestione della Scuola Grande della Misericordia, per chiedere lumi sulla pratica antimafia relativa alla società.
CARLO BARTOLI, PRESIDENTE ORDINE DEI GIORNALISTI: “VIGNETTA SESSITA E INSULTI A REPORT, PESSIMA GIORNATA PER INFORMAZIONE”
Il presidente dell’Ordine Carlo Bartoli commenta le due vicende. Intervenendo ad un dibattito agli Stati generali della parola in corso a Taormina
“Una pessima giornata per l’informazione. Prima arriva nelle edicole una vignetta pubblicata dal Fatto quotidiano nella quale il diritto di satira cede il posto a un contenuto sessista e disgustoso. Poi il commento, non sessista ma altrettanto disgustoso, del sindaco di Venezia Brugnaro che insulta un giornalista di Report colpevole di aver rivolto una domanda nel corso di una conferenza stampa.
Il godimento delle ferie è un diritto sacrosanto. Se sono stanchi e confusi, il vignettista del Fatto e il sindaco Brugnaro facciano qualche giorno di vacanza. Ne trarranno tutti un gran beneficio.”
Possiamo migliorare, tutti, nessuno escluso. I ragazzi ci guardano. Ce la dobbiamo fare.
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