di Emanuela Novelli
Tutti almeno una volta nella nostra vita ci siamo chiesti come avvengono i fenomeni cognitivi all’interno della mente umana, e come fa l’uomo a replicare un’azione una volta osservata. Ebbene, la risposta ce l’hanno data proprio le neuroscienze; infatti, con la scoperta dei neuroni specchio negli anni 90’ da parte del neuro scienziato Giacomo Rizzolatti dell’università di Parma, si è finalmente trovata una spiegazione alla dicotomia tra pensare e agire, che vedeva queste due azioni svolte da aree corticali distinte e separate, ma così ovviamente non è: infatti, se la pensassimo in questi termini, il sistema motorio avrebbe funzione solo esecutiva, e così sorgerebbe spontaneamente un’altra domanda, ovvero “ma quando pensiero e percezione smettono di essere tali e si traducono in movimento effettivo?”. Da qui ne deriva una risposta più che logica: la corteccia motoria, dunque, non può essere suddivisa in due aree, ma è anatomicamente connessa alle altre aree, rendendo così il sistema motorio multifunzionale.
SCIENZA. Il rapporto che abbiamo con gli oggetti, è quindi gestito da due importanti tipi di neuroni, ovvero i neuroni canonici, e i fatidici neuroni specchio, che si occupano rispettivamente della visione e previsione delle caratteristiche somatiche di quel determinato oggetto, e della specularità delle azioni che compiamo o vengono compiute: infatti, quando osserviamo una persona compiere un tale movimento, si attivano e ci permettono di intuire le intenzioni, le sensazioni (che possono essere provocate dal contatto con l’oggetto) e anche le emozioni. Questo tipo particolare di neuroni, è definito dunque “dell’empatia” proprio perché ci fanno immedesimare nelle azioni e sensazioni che sta vivendo un altro individuo, rendendo così l’uomo “animale sociale”, e qui mi ricollego con Aristotele, che riteneva l’uomo un animale dettato a vivere in società, mai in solitudine, poiché bisognoso di interazioni con altri esseri umani. Questi neuroni sono i diretti responsabili della socialità dell’uomo, e della sua tendenza a stare in gruppo, non solamente per una sensazione di solitudine, ma per un bisogno innato di specchiare ed essere specchiati da altri individui, proprio come le funzioni svolte da questi neuroni: si attivano infatti sia quando è un altro individuo a compiere l’azione, sia quando la stessa azione la compiamo noi, fanno dunque da mediatori per la comprensione del comportamento altrui. Ma l’uomo non è l’unico “animale” a possedere questi neuroni, difatti l’esperimento iniziale è stato eseguito sui macachi, riuscendo ad osservare i singoli neuroni.
FILOSOFIA. Anche Aristotele parlava della mimesi, ovvero l’imitazione. “In primo luogo l’imitare è connaturato agli uomini fin da bambini, ed in questo l’uomo si differenzia dagli altri animali perché è quello più proclive a imitare e perché i primi insegnamenti se li procaccia per mezzo dell’imitazione” scrive nella sua Poetica; infatti, come emerso dagli studi sui neuroni specchio, l’imitazione è una parte più che fondamentale per comprenderne il concetto, ma più che imitazione, io direi emulazione, poiché come è stato notato nelle scimmie, più che imitare una tale azione, si tende ad imitare il fine di quella determinata azione, faccio un esempio: una persona che viene incaricata di aprire un barattolo, e gli viene mostrato il procedimento, nel momento in cui non riuscirà ad aprire quel barattolo nello stesso modo troverà un altro modo, diverso da quello mostrato in origine, ma sempre affine a quello che sarà l’obiettivo richiesto a tale individuo, e da qui i neuroni specchio si disattivano, poiché non è più in atto un processo di specchiatura, ma di creatività, ed è proprio grazie a quest’ultima che si generano nuove idee.
Ma se l’uomo è da sempre stato considerato un “animale sociale”, questo lockdown ha avuto effetti sulla nostra capacità di stare in relazione con altre persone?
ATTUALITÁ. Da studentessa e adolescente posso affermare che gli effetti ci sono stati eccome, e la nostra socialità è stata compromessa dalla necessità di stare da soli, e già dalla prima quarantena nel marzo 2020 siamo stati costretti a casa, con il divieto assoluto di vedere qualunque amico in un contesto sociale e non strettamente necessario; il nostro desiderio di socialità è dunque aumentato in maniera direttamente proporzionale alla nostra solitudine e al bisogno fisico e mentale di tornare a vivere una vita normale.
Grazie a questi neuroni abbiamo la possibilità di apprendere ed osservare dalle azioni altrui, rendendoci indistintamente animali sociali, con il bisogno di stare in compagnia per essere più empatici e meno soli.
“I neuroni specchio saranno per la psicologia quello che il DNA è stato per la biologia”
Sostieni il lavoro indipendente di FreedomPress.it su FB cliccando QUI mettendo Mi piace o su Twitter cliccando QUI