di Christian Montagna
Napoli – La Soprintendenza ha deciso: il Corno che quest’anno avrebbe dovuto sostituire N’Albero non ci sarà. Gioisce gran parte dei napoletani alla notizia ma il dubbio resta: in sostituzione? Molto probabilmente, il nulla.
La grande struttura che all’interno avrebbe dovuto ospitare un centro commerciale però sarà con ogni probabilità collocata altrove, da piazza Plebiscito alla stazione marittima, da piazza Municipio a piazzale Tecchio: la caccia alla nuova location è aperta. Mentre si bocciano idee sicuramente discutibili però non è stata ancora avanzata alcuna proposta per la riqualificazione del Lungomare che rischia di rimanere spoglio.
Lo scorso anno, N’Albero, accolto ugualmente tra proteste e disapprovazioni, era riuscito a portare la città di Napoli nell’ occhio dei media internazionali, essendo una delle strutture più alte mai costruite. Turisti e non si erano precipitati a visitarlo anche solo per poterne parlar male e scattare il selfie incriminato ai piedi dell’immensa struttura. Perché si sa, ai napoletani soprattutto. piace essere criticoni. Chi da un lato gridava allo scandalo, chi invece pensava alla buona occasione che dava N’Albero ai turisti, a conti fatti, il ricavo è stato discreto da ogni parte.
Quest’anno, il problema si ripropone: alla base della questione, da una parte la tutela ambientale e il rispetto dei luoghi, dall’altra,i cliché e i luoghi comuni. “Napoli non è solo scaramanzia, spaghetti e pizza”, ripetono i fautori della storia antica; “sarebbe più opportuno costruire qualcosa che richiami altri aspetti della storia della città”, si legge sul web. Insomma, come da copione ogniqualvolta si introduce una novità, “gossippari” e “classicisti” si scatenano. A colpi di commenti e tweet.
Parlare di tutela ambientale? Impossibile farlo quando a pochi metri di distanza dal Lungomare la Villa Comunale è ridotta in quello stato, vittima di incuria e degrado. Possibile che una struttura componibile possa rovinare l’ambiente? Suvvia.
La disputa è aperta ma c’è ben poco da discutere: la Soprintendenza ha negato e quei fotomontaggi che giravano sul web con l’enorme forma fallica rossa, tra il golfo e il Vesuvio, almeno per ora, rimarranno soltanto frutti dell’ immaginazione di qualche amante di Photoshop.