Interviene Amref Health Africa, organizzazione che svolge attività di cooperazione allo sviluppo per promuovere il diritto alla salute delle popolazioni svantaggiate, in Africa così come in Italia, contro un editoriale dell’Economist che spiegava ai propri lettori che “Invece di tentare di proibirle del tutto, i governi dovrebbero vietare le forme peggiori e permettere quelle che non causano danni a lungo termine. Per quanto spiacevole è meglio subire un taglietto simbolico che essere massacrate in una stanza buia da un anziano del villaggio”.
Githinji Gitahi – Direttore Generale Amref Health Africa con una lettera pubblicata lo scorso 30 giugno 2016, si scaglia contro l’editoriale che sembrerebbe far passare questa pratica invalidante riassunta come un semplice taglietto.
LE MUTILAZIONI NON SONO UN TAGLIETTO, MA UNA PRATICA CON CUI BAMBINE DI 10 ANNI VENGONO SOTTOPOSTE: È UNA VIOLAZIONE DEI DIRITTI
La prestigiosa rivista ‘The Economist’, critica Amref, porta la necessaria attenzione dei suoi lettori su di una pratica pericolosa – le mutilazioni genitali femminili (FGM) – che ancora oggi riguarda molte giovani ragazze, nonostante nella maggior parte dei Paesi sia illegale. In molti Paesi africani questa pratica viene vista come un “rito di passaggio” che contrassegna l’entrata delle ragazze nel mondo degli adulti: “Globalmente, l’età media delle giovani che subiscono le FGM è di dieci anni. Mi rammarica constatare che nell’editoriale del The Economist viene trascurato un fatto evidente: che internazionalmente le mutilazioni genitali siano considerate una violazione dei diritti umani” sottolinea Githinji Gitahi nella lettera.
AMREF: L’EDITORIALE DELL’ECONOMIST NESSUNA CHIAREZZA
Per Amref, l’editoriale citato inoltre, pecca disperatamente di mancanza di chiarezza: “ Cos’è esattamente che The Economist considera un ‘taglietto’ sugli organi genitali di giovani ragazze? E quale ‘forma’ di FGM The Economist sostiene – ‘la versione meno terribile’ oppure ‘nessuna forma di mutilazione’? Sostenere la ‘versione meno terribile’ negherebbe il fatto che ogni forma di FGM è una violazione della salute e del benessere di circa tre milioni di ragazze ogni anno. È anche scioccante la pessima scelta di parole usate rispetto a un argomento già molto sensibile; dire che ‘un taglietto simbolico’ è meglio di ‘essere massacrate in una stanza buia da un anziano del villaggio’ è un’affermazione che non mi pare essere attinente al contesto fondamentale di questo tema, ovvero l’umanità”.
LE MUTILAZIONI NON SONO UNA PRATICA GIUSTA. E’ IRRESPONSABILE L’ECONOMIST SE SOSTIENE LA MEDICALIZZAZIONE DELLE FMG
Questo è il messaggio che Amref vuole far emergere: “È estremamente pericoloso suggerire che la professione medica possa considerare una qualsiasi forma di medicalizzazione delle mutilazioni. Un atto simile veicola infatti un messaggio sbagliato alle comunità, che arrivano alla conclusione che le FGM siano una pratica giusta, dal momento che anche i medici le ammettono. Amref Health Africa considera irresponsabile da parte del The Economist sostenere la medicalizzazione delle FGM mentre migliaia di donne muoiono ogni giorno nelle stesse comunità a causa dell’impossibilità di accedere ad assistenza medica qualificata durante la gravidanza e il parto. The Economist suggerisce per caso di riallocare i già limitati fondi investititi in Risorse Umane per la Sanità e destinarli alla formazione di operatori sanitari che possano effettuare quello che nell’articolo viene definito ‘taglietto’, che non ha tra l’altro alcun beneficio medico?”
ALTRO CHE TAGLIETTO, LE FMG INCLUDONO VIOLENZA, MATRIMONI E GRAVIDANZE PRECOCI
AMREF è arrabbiatissima, poiché spiega, alcune idee errate hanno bisogno di essere riviste e corrette. “In primo luogo, The Economist, così come gli autori dell’articolo a cui il noto media fa riferimento, nel trattare la questione parlano della pratica delle mutilazioni come se queste inizino e si concludano con il taglio. In realtà le FGM sono parte di un enorme processo di violazione e soggiogamento delle donne, non si tratta di eventi isolati e circoscritti, includono violenza, matrimoni e gravidanze precoci, il divieto per le ragazze di raggiungere il loro massimo potenziale. In secondo luogo, l’editoriale parte dal presupposto che in questo ambito non ci siano stati progressi e che perciò è ora necessario valutare delle alternative. Tuttavia, successi importanti sono stati raggiunti nelle campagne anti FGM. Nel solo Kenya, il tasso di diffusione delle mutilazioni tra le donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni è sceso dal 38% del 1998 al 21% del 2014 e molti altri Paesi dell’Africa Sub-Sahariana stanno sperimentando un trend simile”.
Da diversi anni Amref Health Africa lavora fianco a fianco con le comunità in Tanzania, Kenya ed Etiopia per costruire partnership e relazioni di fiducia, affinché siano evidenti e noti a tutti i danni a lungo termine delle FGM sulla vita di tante giovani ragazze.
Per questo Githinji Gitahi esprime orgoglio dei grandi progressi nell’eliminazione delle FGM, sostituendo una pratica dannosa con cerimonie di Riti di Passaggio Alternativi: “Noi crediamo in alternative alle FGM sviluppate ed attuate dalle stesse comunità – senza alcuna forma di ‘taglio’ – per far sì che le ragazze possano proseguire con la loro istruzione ed evitare di diventare ‘spose bambine’”.
I dati danno ragione a Mref che spiega come fino ad ora più di 10.000 ragazze hanno compiuto il passaggio di età grazie al programma dei Riti di Passaggio Alternativi – ed il tasso di successo del programma continua a crescere, con un numero sempre maggiore di comunità che lo adottano ogni giorno.
AMREF È CONTRO L’EDITORIALE, PROMUOVE PRATICHE CHE CAUSANO DANNI AL MINORE
La Lettera conclude con il totale disappunto contro l’editoriale: “Mentre l’intenzione del vostro editoriale può essere stata quella di promuovere pratiche che causano il danno minore, mi è chiaro che quanto scritto potrebbe avere fatto più danni che del bene. Per noi non esiste nessuna ‘versione meno terribile’ delle FGM – semplicemente non dev’esserci alcuna mutilazione genitale femminile”.