di Mario Amitrano
Napoli – A parlare è Gennaro (nome di fantasia), uno dei tanti addetti delle congreghe cimiteriali di Poggioreale. Aiuta i parenti dei defunti a sistemare i fiori, prende l’acqua da mettere nei vasi, spazza e tiene in ordine, sostituisce le lampadine. Un factotum, insomma, pronto e disponibile anche a dare una parola di conforto. Il tutto in cambio di una mancia. Durante una pausa dal lavoro, di domenica, legge il giornale, e lo fa con una tranquillità tale che la domanda, e tutto il seguito, nasce spontanea. Un dialogo forse surreale, chissà, ma sempre con il massimo rispetto per chi non c’è più, ci mancherebbe.
Ma non le fa impressione leggere tra tutti questi morti?
“Dottò, i morti non fanno impressione. A me mi fanno più impressione i vivi”. Avete ragione… A pensarci, è proprio così… Certo, chissà quanti ne avrete visti, nella vostra carriera…
Non ne avete idea. Io qua però devo fare pure lo psicologo. Ci stanno un sacco di parenti che si impressionano per niente… In che senso?
Nel senso che spesso qualcuno mette i fiori sulla tomba del defunto, poi appena si gira magari ci sta qualche scossone perché da fuori passa un camion o una macchina più pesante e può capitare che si muova il marmo che chiude la nicchia… Sapeste quante volte il parente torna indietro e comincia a gridare “Uh, Maronna mia, ‘o marito mio m’ha mannat’ ‘o segnale”… E ce ne vuole, poi, per convincere la persona che è stata tutta una coincidenza.
E poi?
E poi ci sta sempre quello che quando gli operai “scavano” il parente dal terreno, appena vedono la salma esclamano “E’ tale e quale, nunn’è cagnat’ pe niente…”, e invece guardando la fotografia ci rendiamo conto che l’unica cosa che non è cambiata sono i capelli. Quelli sono l’unica cosa che resta uguale. E’ la suggestione che gioca brutti scherzi, figuriamoci. Capisco benissimo come si trovano le persone che vivono quei brutti momenti.
Gennaro, ma voi che tra i morti ci vivete, come reagite quando invece a morire sono persone a voi care?
Ricordo che quando morì mio padre, tanti anni fa, mi impressionai molto quando fu riesumato. Poi, col passare degli anni, ne ho visti tanti, purtroppo, di morti che poi quando è successo a mia madre ero più preparato, meno impressionabile…
Una domanda un po’ brutta, Gennaro: Ma come fate con…il cattivo odore? Si sa che nei cimiteri è un grosso problema, specialmente per voi addetti…
Ormai si può dire che neppure ci facciamo più caso, però prima di aprire una tomba dalla quale già so che potrebbe fuoriuscire un odore non proprio gradevole sono abituato a spruzzare all’interno, attraverso la serratura che blocca il marmo, un poco di deodorante.
Gennaro, avete anche qualche episodio, per così dire, calcistico, legato al vostro lavoro?
Come no… , anni fa alcuni giocatori del Napoli, ma non vi posso dire chi e quando, furono convinti dal parente di un defunto a venire nella Congrega a far visita a quello che in vita era stato tifosissimo degli azzurri. Dovete sapere che i tifosi del Napoli quando muoiono restano tifosi pure nell’aldilà. Sapeste quante bandiere, cappellini, magliette azzurre si trovano sulle tombe del cimitero. Quando il Napoli vinse il primo scudetto, nel 1987, ricordo che un ragazzo venne a mettere un triangolino tricolore, di stoffa, sulla fotografia del padre che era morto pochi mesi prima. Portò pure una piccola bandiera con la scritta “Lo scudetto è anche per te, Babbo”.
Gennaro continuerebbe ancora a parlare. Ormai è un fiume in piena. Solo che una signora lo chiama… La foto sulla tomba del marito è impolverata… “Giuvinò, mi prestate una pezza, per cortesia?”. Il lavoro chiama, e Gennaro ci saluta con un invito… Dottò, se venite in settimana ci sta più tempo a disposizione, vi racconto qualche altro episodio. E ricordatevi: ‘e muort’ nun fann’ paura…