La storia che sto per raccontare è la denuncia di un figlio, giornalista di Askanews, che racconta la drammatica odissea del padre malato di cancro finito nella rete della sanità romana, morto in un letto di pronto soccorso senza dignità.
Questa storia mi ricorda la morte di mio padre, un uomo forte, che non si lamentava mai, nonostante avesse dolori indescrivibili alle ossa e alla testa, frutto di metastasi grosse come arance, frutto della terapia del dolore trattata in un ospedale con il Nimesulide e regalo di un accanimento terapeutico oltre ogni umana logica. La lettera denuncia mi ha fatto rimpiombare agli ultimi giorni di vita di mio padre, in cui io e i miei fratelli siamo riusciti a portarlo via da quel reparto che non aveva nulla di medico, di assitenza, di terapia, per curarlo e accudirlo h24 nella sua casa. Portavamo via un morto ancora non seppellito, bisognoso di morfina, di flebo ogni 2 ore per la decompressione endocranica, in ospedale le effettuavano a intervalli mai regolari, quando si ricordavano. Mi ricordo che l’oncologo che dimetteva mio padre prometteva altri cicli di chemio nell’immediato futuro se fosse migliorato nei giorni successivi. Un’offesa, un insulto all’intelligenza e alla pazienza delle persone.
Ecco, questa lettera va letta, e porto le mie condoglianze a questo ragazzo, giornalista di Askanews. Conosco il suo dolore profondo, l’amarezza di svegliarsi in una società lontana e cinica nei rapporti umani, ma non solo. Una società che perde progressivamente la credibilità. Ti accorgi che tutto è un “non senso” quando la sera accendendo la TV ti imbatti in talk show dove si parla di diritto alle cure, di chemioterapia ma mai di realtà, quella in cui ci si piomba in un attimo e ti rendi conto che queste trasmissioni sono spesso un vuoto a perdere.
L’articolo a firma di Patrizio Cairoli inizia così: “Roma 5 ott. (askanews) – Una morte senza dignità nella corsia di un pronto soccorso di un noto ospedale romano, tra tossicodipendenti e gli sguardi indiscreti di visitatori rumorosi. E’ successo al padre di un collega di askanews, che a qualche giorno dal pesante lutto ha deciso di scrivere una lettera alla ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, per denunciare quanto accaduto e perché, forse, qualcuno intervenga affinché non accada più.
Aprendo questo link, potrete leggere la lettera integrale Il padre muore di cancro in pronto soccorso, lettera a Lorenzin
Un tuffo in un passato questa lettera che mi ha lacerato, costretta a ricordare giorni infernali e a guardare quel bicchiere di carta che conservo nella mia cristalliera in cui mio padre mangiò come un bambino il suo ultimo gelato, seduto su quel letto di ospedale dove sembrava dovesse espiare una condanna per reati commessi chissà in quale altra vita.
Un abbraccio carissimo e condoglianze alla tua famiglia.
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