Malagiustizia
di Cinzia Marchegiani
Cagliari – Il 2 luglio 1986 è la data della sentenza di morte che l’Italia ricorda come il “Caso Scardella”. Sono passati 31 lunghi anni e una vita spezzata ha segnato la storia della giustizia italiana.
Una parte di verità ha visto la luce, figlia di una ricerca affannosa contro il tempo di un fratello che non ha mai accettato un destino macchiato dagli errori giudiziari, senza che nessuno pagasse per la superficialità e la mancanza di rispetto delle leggi, ironia delle stesse leggi che non ammettono la responsabilità civile dei magistrati.
Il caso Scardella rappresenta l’emblema della malagiustizia italiana
Le lettere al Consiglio d’Europa, le interrogazioni parlamentari fotografano un lavoro continuo di Cristiano che non si è mai arreso e rassegnato al destino infame di suo fratello.
Le inchieste svolte dal Parlamento confermarono tutti gli errori e gli orrori giudiziari, il ministro di Grazia e Giustizia, rispondendo ad un’interrogazione avrebbe accertato, che la dottoressa Carmelina Pugliese, giudice istruttore nel relativo procedimento penale, al momento del decesso di Scardella in stato di isolamento dal 29 dicembre 1985 a quasi cinque mesi dalla richiesta di formalizzazione dell’istruttoria, materialmente pervenuta nell’ufficio istruzione l’11 febbraio 1986, non aveva ancora interrogato l’ imputato e si era limitata a svolgere un’esigua attività processuale.
ALDO SCARDELLA SECONDO L’INCHIESTA DOVEVA ESSERE RILASCIATO. PERCHÈ TRATTENERLO, MA SOPRATTUTTO PERCHÈ QUELLO STRANO ISOLAMENTO?
Secondo il ministro, il magistrato aveva omesso in particolare di compiere la maggior parte degli atti istruttori specificamente richiesti dal pubblico ministero, nel trasmettere il fascicolo per la formale istruzione; il cui sollecito espletamento avrebbe potuto consentire la cessazione dell’isolamento del detenuto. Praticamente l’epilogo sarebbe stato diverso.
NESSUNO PAGHERÁ PER LA MORTE E L’ISOLAMENTO DI UN INNOCENTE
“I magistrati che hanno coordinato le indagini, finiti sotto processo disciplinare – racconta Cristiano suo fratello – ricevono la sentenza, il PM ne esce indenne mentre il giudice istruttore, paga con una semplice censura”.
Il destino strano e beffardo restituirà in parte la verità e solo 13 anni dopo la sua morte, su quell’innocente incastrato nelle vite di un gruppo di malavitosi cagliaritani, grazie alla testimonianza del boss che accusandosi di quel delitto, scagionò definitivamente
Aldo ormai morto per mano della violenza psicologica e una carcerazione illegittima, incostituzionale. Quanti articoli, quanto lavoro di ricerca, di recupero degli atti e d’interrogazioni parlamentari e di incessanti riaperture delle inchieste scorrono negli occhi di Cristiano, mai arreso a quell’orribile e ingiusta fine.
La morte di Aldo è l’emblema della giustizia italiana, che con una mano disinfetta, con l’altra sporca il suo operato.
IL CASO SCARDELLA, IL SUO ECO ARRIVA A ENZO TORTORA
Enzo Tortora a due mesi circa la morte di Aldo, uscito dalla sua travagliata vicenda giudiziaria e l’assoluzione definitiva, porta un mazzo di fiori alla tomba dove Aldo riposa. Le sue parole sono di totale condanna per chi amministra la giustizia eludendo ogni forma di dignità umana: “Occorre realmente, se questo paese vuole considerarsi uno stato di diritto, guardare con preoccupazione i fatti tremendi che riguardano i temi della giustizia. E’ ingiusto che un ragazzo, dopo sei mesi di isolamento, s’impicchi.”
E anche quando, più in là, lo sopraggiunge la notizia che il CSM comminò la sanzione di censura al giudice istruttore Pugliese, ricordò che Aldo Scardella era il simbolo dell’ingiustizia, poiché una vita stroncata non vale più di una censura. Cristiano diventa il proseguimento della vita di suo fratello.
IL CASO SCARDELLA. L’INTERVISTA A CRISTIANO SU LA7
Cristiano Scardella grazie alla sua capacità di andare oltre, di cercare ossessivamente la verità ha cambiato un percorso fermato a metà che non avrebbe reso giustizia alla memoria e alla vita troppo giovane stroncata senza un perché.
Ora una Piazza in ricordo di Aldo ricorda gli errori giudiziari e come siano fragili le leggi. Ma per l’assurda morte di Aldo nessuno pagherà, una morte ingiusta figlia degli orrori giudiziari che Cristiano combatte da sempre, da quando è stato risucchiato in questa tragedia, un incubo che ha dovuto combattere contro le stesse istituzioni che rappresentano la giustizia. Un ossimoro, un paradosso che né Cristiano né coloro che amano la verità potranno mai accettare e dimenticare.
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