Monza (Lombardia) – Un giro di affari che oscillava tra i 2 e i 3 milioni di euro e 171 indagati responsabili di favorire l’immigrazione clandestina e la permanenza illegale in Italia tramite la creazione di documenti falsi per ottenere permessi di soggiorno.
Questo è il risultato di un’operazione condotta dal commissariato di Monza in collaborazione con la Questura di Milano e il Reparto prevenzione crimine che si è conclusa il 20 febbraio con 10 arresti domiciliari e 1 in carcere.
Le indagini hanno consentito ai poliziotti di scoprire l’organizzazione criminale che faceva capo ad un ragioniere commercialista e ai collaboratori del suo studio di Sesto San Giovanni. Questi, insieme ad intermediari, prestanome, titolari di ditte, ognuno con un compito ben definito, hanno creato nel corso degli anni che vanno dal 2007 al 2016 un’attività basata sulla creazione di false ditte con lo scopo di simulare altrettanto falsi rapporti di lavoro. L’organizzazione ha così fornito ad un numero enorme di cittadini stranieri i documenti di lavoro necessari per rimanere in Italia o per entrare.
In particolare, ogni volta che un cittadino straniero voleva ottenere un permesso di soggiorno per lavoro, pur non avendone i requisiti come contratto di lavoro, buste paga e Cud, veniva avvicinato da persone, italiane e straniere, che gli offrivano una falsa assunzione in una loro ditta. A volte capitava invece che lo straniero fosse avvicinato da un intermediario che raccoglieva i suoi documenti e, nel giro di 3 o 4 giorni, gli consegnava la documentazione falsa o, ancora, che venisse direttamente accompagnato nello studio del commercialista.
Sempre qui, infatti, quale che fosse la tipologia del “reclutamento”, veniva prodotta tutta la documentazione falsa che, a seconda dei casi, veniva pagata dall’utente finale o all’intermediario o direttamente al commercialista.
Gli importi richiesti oscillavano tra i 200 ed i 3 mila euro. Il “prezzo” dipendeva dalla complessità della pratica-lavoro da falsificare e dall’avidità dei vari intermediari che spesso “ricaricavano” consistenti percentuali per sé stessi.
L’attività dell’organizzazione criminale nel corso degli anni, grazie alla poliedricità del commercialista, all’elevato numero di soggetti coinvolti ed alla loro capacità di riciclarsi in vari ruoli, nonché nel creare sempre nuove ditte ben si riassume nel nome dell’indagine: “Hydra”, il mitologico mostro dalle nove teste di serpente che, una volta tagliate, ricrescevano duplicate.
Infatti ogni volta infatti che il commercialista aveva anche solo il sentore che i controlli stessero intensificandosi, faceva in modo di creare una nuova ditta abbandonando quella compromessa.
Un vero e proprio sistema che nel corso degli anni ha creato ditte fittizie o utilizzato imprese già esistenti, per un totale stimabile in 828 che hanno assunto nel corso degli anni più di 1.500 lavoratori stranieri.
Dalle perquisizioni effettuate, gli agenti hanno sequestrato documenti attestanti il reato, più di 4 mila euro in contanti nella casa del ragioniere che a sua volta è stata posta sotto sequestro insieme allo studio, cantina e box al cui interno i poliziotti hanno trovato migliaia di pratiche inerenti il reato