di Cinzia Marchegiani
Ventimiglia (Liguria) – Le tensioni sul versante Ventimiglia stanno rischiando da troppo tempo di far diventare questa zona di confine, una terra di nessuno. Qui da oltre un anno polizia e migranti sono sempre in continuo confronto e scontro. Ventimiglia è una città di confine, dove molti migranti si stanziano per poter entrare in Francia. Il 6 agosto 2016 muore l’assistente capo Diego Turra, stroncato sembrerebbe da un infarto prima di un intervento del Reparto mobile su un gruppo di solidali. Turra muore mentre stava in missione per contenere la protesta dei migranti, che da molti mesi ormai si affollano sull’unica frontiera italiana ancora libera.
La Regione Liguria è stata chiara: “Non è disponibile a accompagnare la gestione dell’immigrazione così come oggi viene fatta da questo Governo” così ha detto la vicepresidente della Liguria Sonia Viale anticipando la stesura in Conferenza delle regioni di un documento che vede tutte le Regioni convergere sull’espressione di un disagio per le prospettive future.
Da giorni ormai i controlli a Ventimiglia sono potenziati: i rinforzi sono arrivati contestualmente all’arrivo dei no borders nel campeggio di Caix. Con la polizia c’è il battaglione mobile dei carabinieri. Ma dopo la morte del soprintendente Tuzza il Reparto Mobile di Genova se ne andrà a Chiomonte, sostituito dai colleghi di Torino. Una decisione che contribuirà non a diminuire i problemi ma almeno a sciogliere la tensione.
INTERVENTO DEL PREFETTO GABRIELLI SUL CASO VENTIMIGLIA: “SITUAZIONE GRAVE MA NON TRAGICA”
Il capo della Polizia Franco Gabrielli, ieri, 8 agosto 2016, dopo i fatti accaduti, ha commentato la situazione nella città di confine che a oggi ‘ospita’ oltre 550 migranti tra il campo del Parco Roja e le Gianchette. “Una situazione grave – ha detto Gabrielli -, non tragica. Loro vogliono passare la frontiera. Dall’altra parte non c’è disponibilità e quindi dobbiamo gestire lo stallo”. Gestirlo significa ‘decomprimere’. “Rispetto a un anno fa è stato realizzato un centro dove dare accoglienza dignitosa a queste persone – ha detto Gabrielli -. C’è la gestione di un flusso che è rimasto costante a fronte del fatto che molte persone stanno risalendo la penisola e molte vengono rimandate qui dai francesi“. Un numero importante che può ingenerare tensioni. E tensioni ce ne sono state soprattutto per la presenza dei ‘no border’, gruppo di persone italiane che sostengono i migranti.
Gabrielli ha voluto salutare i parenti del poliziotto: “Non abbiamo rabbia nei confronti di nessuno. Addebitare ai no border la morte del nostro collega credo sia poco serio. Ovvio che queste persone, molto spesso professionisti dell’agitazione hanno poco a che vedere con i drammi di chi dicono di rappresentare“. Gabrielli ha voluto ripetere le parole del ministro Alfano, quando afferma che non esiste il cosiddetto ‘rischio zero’: “non esistono il rischio zero e la sicurezza assoluta ma gli sforzi che stanno facendo gli apparati hanno portato ottimi risultati“.
INSORGE IL SAP, SINDACATO DELLA POLIZIA SUL CASO TURRA CHE DENUNCIA IL PROBLEMA DI SEMPRE: AGENTI COSTRETTI A TROPPE ORE DI LAVORO
La morte del Sovrintendente Turra riaccende le proteste accese del SAP. In merito Gianni Tonelli, segretario Generale del Sap, Sindacato di Polizia, commenta: “Non si può morire a 53 anni per colpa di chi non è in grado di arginare la violenza di un gruppo di irresponsabili che ostacola quotidianamente il lavoro delle Forze dell’Ordine alimentando tensioni e scontri e facendone una vera e propria bandiera ideologica“.
Tonelli è furente e si scaglia contro un sistema assurdo che costringe gli agenti di polizia a turni massacranti: “Quella di ieri è la cronaca di una morte annunciata dopo gli ennesimi scontri e l’ennesimo giorno di riposo settimanale negato: gli agenti, costretti anche a 10 ore di straordinario al giorno, sono totalmente debilitati!” continua. “Quello che diciamo da mesi, purtroppo, sta diventando realtà. Questo, infatti, è il risultato delle politiche disumane del governo, che sta lesinando sulla sicurezza interna seguendo i diktat della spending review, senza preoccuparsi di mettere a rischio gli agenti. Il turnover fermo al 55% e le carenze di organico nelle Forze di polizia (45mila, di cui 17mila solo nella Polizia di stato) fanno sì che i poliziotti, sempre più anziani, siano chiamati a svolgere attività sempre più dure, con turnazioni massacranti, per ore e ore sotto il sole cocente e senza la minima tutela. A questo si aggiunge il fatto che ogni giorno 2 o 3mila agenti vengono distolti dal controllo del territorio per organizzare tutte le questioni inerenti la gestione dei migranti. Ecco perché da mesi sosteniamo che a Ventimiglia, così pure come in altre zone sensibili in tutta Italia, siano necessarie più risorse per affrontare questa situazione ormai totalmente fuori controllo. Le nostre richieste sono rimaste lettera morta: il Ministero non ci ha ascoltato e le Forze di Polizia si trovano nell’incapacità di gestire una situazione di grave emergenza, diventando così il capro espiatorio di una moltitudine di ragazzotti dei centri sociali, finti-ribelli, che aizzano i migranti al solo scopo di provocare disordini”
Il sistema- spiega Tonelli – dovrebbe essere in grado di evitare queste commistioni pericolose con determinazione e severità: “I problema deve essere affrontato con risolutezza” continua Tonelli che invoca, tra l’altro, una “immediata attività di prevenzione clinico-sanitaria per gli uomini e le donne delle Forze dell’Ordine sottoposti a servizi emotivamente impattanti, stressanti e a rischio per la propria vita”. “Quanti altri agenti dovranno morire prima che il governo decida di intervenire concretamente? Se l’esecutivo vuole portare avanti le politiche scellerate delle ‘porte aperte’ in fatto di immigrazione, deve al contempo stanziare i fondi necessari per la gestione dei migranti, dei profughi e dei clandestini, anche a costo di mettere in atto scelte impopolari al solo fine di proteggere i ‘suoi’ uomini. Perché non è la prima volta che accade un episodio di questo tipo: lo scorso anno sono stati oltre 6mila gli agenti finiti in ospedale per ‘cause di servizio’, ma nessuno ne parla. Non chiediamo gloria, ma solo dignità, rispetto e tutela per il nostro lavoro. Auspichiamo una corposa partecipazione istituzionale ai funerali del nostro collega sperando che, almeno in questa occasione, le Alte Cariche dello Stato si rendano conto delle aberrazioni che gli agenti sono costretti a sopportare e agiscano una volta per tutte per porre fine a questa emergenza” conclude il segretario generale del SAP.
COMUNICATO NO BORDER: “NON SIAMO RESPONSABILI DELLA MORTE DELL’AGENTE DI POLIZIA”
Il comunicato del “No Border” dopo la morte dell’agente Turra: “Dopo un volantinaggio in spiaggia abbiamo deciso di andare verso il centro della Croce Rossa, dove i migranti erano stati forzati a rientrare in seguito alla protesta dei balzi rossi di ieri. Stavamo tranquillamente raggiungendo il luogo lungo i binari dismessi del Parco Roja quando d’improvviso una camionetta di polizia antisommossa si è schierata di fronte a noi per bloccarci. Non c’è stato nessuno “scontro”, i celerini, scudi e manganelli alla mano, hanno sparato diversi gas lacrimogeni per allontanarci. Di fronte alla nostra ritirata, siamo stati inseguiti e attaccati dalle camionette in corsa a tutta velocità. I poliziotti sono riusciti a fermare alcuni compagni a suon di manganellate. Le persone fermate sono 11. Abbiamo poi appreso dalla stampa che un agente è rimasto vittima di un infarto durante questa operazione. Sappiamo che c’è già chi sarà pronto a strumentalizzare questo episodio, ma la responsabilità di quanto accaduto è tutta della questura e delle istituzioni, della loro assurda gestione dei migranti in transito a Ventimiglia. Questa giornata ne è l’ennesima prova”.
Il presidio ‘No border’ nei giorni precedenti pubblicando un blocco della polizia scriveva: “Complici e responsabili alle deportazioni!”
Così Ventimiglia continua ad essere il luogo delle responsabilità politiche mai prese, una polveriera sempre pronta ad esplodere, ma la “miccia” pericolosa ha responsabilità che sembrano ricadere esclusivamente su chi fa il proprio dovere per uno stipendio non adeguato agli impegni e incertezze.
Foto fonte No Border