sabato, 23 Novembre 2024

Malapolitica e cattiva amministrazione. Quando in Italia le tragedie sono annunciate

di Mario Galli

Nell’Italia delle concessioni edilizie in sanatoria, dei condoni e dei patteggiamenti, non stupisce che la prima calamità naturale di cui si possa avere nota è del 17 ottobre 589 e fu un dissesto idrogeologico dovuto alla scarsa manutenzione dei fiumi a seguito della caduta dell’Impero Romano d’Occidente (ce ne parla Paolo Diacono in Historia Longobardorum, Liber III, p. 23-24).

Il Veneto, la Liguria e addirittura Roma, dovettero subire, oltre alle conseguenti epidemie, anche la distruzione di interi villaggi.

Pensate un po’, l’impero che aveva costruito strade in tutta Europa, che aveva edificato acquedotti e capolavori di ingegneria, si trovava ora come un vecchio guerriero a dover indossare il pannolone della sua incontinenza. Ma Roma, come tutte le metropoli del mondo antico era cresciuta senza un piano regolatore.

Fermiamoci qui e torniamo all’inizio di questo articolo. Che c’entra l’Italia delle concessioni edilizie in sanatoria?

Ve lo spiego subito. L’unica vera forma di democrazia che in Italia sia mai stata attuata, rispettata, voluta e a dir poco venerata, è stata l’abusivismo edilizio. Non c’è giardino senza tettoia, non c’è balcone senza veranda, non c’è sottotetto senza appartamento, non c’è zona sismica senza condono, non c’è falda acquifera senza deroga. Una forma di democrazia a dir poco diretta, perché chiunque ha avuto la possibilità ha costruito, poco, ma ha costruito. E’ stata la politica del “cappello in mano”, laddove per carriera il politico di turno ha scelto di racimolare voti, con i condoni e le concessioni edilizie, piuttosto che governare il territorio e saper dire di no dove andava detto.

Ma non sentiamoci assolti da questo.

Anche i cittadini hanno la loro parte di responsabilità in tutto questo. Andiamo per ordine. Dal dopo guerra ad oggi (1947-2017 un arco di 70 anni!!!), in Italia si sono verificate ben 79 tragedie legate al dissesto idrogeologico o ad eventi alluvionali, mentre dal 589 al 1946 solamente 24. Dal 1947 al 2017 addirittura alcuni paesini, alcune zone, alcune regioni, hanno legato il loro nome al triste evento infausto ad esempio Sarno, Longarone e Polesine.

Ci soffermeremo sulle date del periodo 1947-2017. Possiamo suddividere il ripetersi degli eventi in tre tronconi.

Dal 1947 al 1963, gli eventi si ripetono con cadenza quasi annuale; sono gli anni della ricostruzione e del boom economico, stiamo passando da un’Italia prettamente agricola ad un’Italia industrializzata e gran parte del territorio colpito è quello delle campagne.

Dal 1964 al 1998 sono trent’anni che vedono oltre ai 194 centimetri di acqua alta a Venezia, anche l’alluvione di Firenze con danno inestimabile al suo patrimonio. Genova chiude il circuito delle grandi città colpite da alluvioni, mentre qua e la si registrano allagamenti in Piemonte, Lombardia e tutta la Liguria: guarda caso il triangolo industriale d’Italia e negli anni di maggior incremento.

La terza fase è la più ricca di eventi: dal 2000 al 2017 si verificano 46 delle 79 tragedie di cui vi ho accennato sopra. Incredibile vero? Sono gli anni in cui stiamo scontando l’urbanizzazione incontrollata, l’impermeabilizzazione di centinaia di chilometri di strade, la scarsa manutenzione dei rivi limitrofi alle strade. Non sembra cambiato molto da quel tardo impero d’Occidente in cui un grande menefreghismo generale, dovuto alla caduta dei simboli del potere, apriva le porte al medioevo, all’arroccamento in castelli e fortezze di cui oggi possiamo ammirare le vestigia.

Questa breve analisi sul dissesto idrogeologico italiano mi da lo spunto per mandare un pensiero alle vittime di Rigopiano, dove una slavina ha travolto un interno albergo. Se è vera la notizia della ciclicità delle valanghe nella zona e che l’albergo fosse stato costruito in zona a rischio accertata, il tutto dovrebbe spingerci ad una riflessione. Dovremmo riflettere da cittadini che si rivolgono alle istituzioni: essere puritani solo sui social network, laddove siamo in vetrina e ci mostriamo al mondo, non serve a prevenire altre catastrofi.

In Italia chi non commette un piccolo abuso è un fesso, uno che non approfitta delle occasioni, oppure è uno da cui guardarci bene perché forse è meglio di noi e nella nostra mente contorta sarebbe pronto ad additarci o, peggio, a fare la spia. Meglio essere tutti ladri, così nessuno è ladro. È la filosofia del nichilismo moderno, accusare in continuazione tutto e tutti per trovare una giustificazione alle nostre stesse nefandezze; come il politico che ruba, è un viatico per me ad evadere le tasse. Altra riflessione dovrebbe farla la pubblica amministrazione: ritrovare una sua indipendenza dai poteri che le si avvinghiano attorno e la strozzano. Si tratta della malapolitica e dell’economia.

Laddove la politica vera abdica al potere economico, si ha la malapolitica e dunque la cattiva amministrazione. Non c’è solo da ricostruire un Paese martoriato, c’è di ricostruire una coscienza nazionale e di stato che non c’è più. Auguriamoci che la tragedia di Rigopiano possa spronare tutti noi, ognuno nel suo piccolo (dal barista che emette lo scontrino, al cittadino che lo chiede) a dare il massimo per aiutare la ricostruzione. Anche perché se non emetto scontrini a che serve poi mandare un sms solidale?

 

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