Regione Lazio – Dopo il caso Campana arriva il silenzio di Nicola Zingaretti. Micaela Campana è la responsabile nazionale del PD al Welfare e Terzo Settore ritenuta essere la donna che ha chiesto a Salvatore Buzzi, il ras delle cooperative romane, alcuni favori, tra cui anche quello di finanziare la campagna elettorale di Matteo Renzi. Ma la sua deposizione da poco effettuata al processo Mafia Capitale secondo la Procura di Roma si è contraddistinta per “una serie di bugie e reticenze smentite dal contenuto degli atti processuali” e, perciò, la Campana sarà indagata per falsa testimonianza. Troppi non so, non ricordo quando le intercettazioni agli atti avrebbero dimostrato altro.
Ma ecco che il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti chiamato a testimoniare nell’ambito del maxiprocesso di Mafia Capitale si è avvalso della facoltà di non rispondere nell’aula bunker di Rebibbia a Roma. Zingaretti è ancora indagato in un procedimento connesso per corruzione e turbativa d’asta in un fascicolo nato dalle proprio dalle dichiarazioni di Salvatore Buzzi anche se la procura ha chiesto al Gip la sua archiviazione.
Il caso Zingaretti. Devid Porrello, capogruppo del M5S Lazio in una nota appena diramata dichiara:
“Come da me preannunciato poche ore dopo la diffusione della notizia della richiesta di archiviazione per Zingaretti, il presidente oggi in aula si è avvalso della facoltà di non rispondere, forse ispirato dalla figuraccia della sua collega Michela Campana. Se Zingaretti non fosse stato indagato per le calunnie di Buzzi, che riguardano fatti differenti da quelli oggetto del processo Mafia Capitale, oggi non si sarebbe potuto avvalere della facoltà di non rispondere e avrebbe dovuto invece rendere la propria testimonianza come richiesto dai magistrati. Stupisce quindi che il presidente, da un lato lamenti di essere stato calunniato da Buzzi e dall’altro utilizzi questa circostanza per non fornire i chiarimenti richiesti dalla procura. Da un presidente che celebra continuamente la propria trasparenza questo atteggiamento risulta quanto meno ambiguo.”
E il caso Zingaretti si tinge di giallo.