venerdì, 22 Novembre 2024

MAFIA CAPITALE, INDAGATI VINCENZI PATANÉ: IL PRESIDENTE ZINGARETTI NON CHIARISCE NULLA

di Cinzia Marchegiani

Regione Lazio – Dopo gli avvisi di garanzia a Eugenio Patanè e Marco Vincenzi, era andato a vuoto il consiglio straordinario quello del 6 luglio 2016. Zingaretti non si era presentato lanciando un messaggio bruttissimo non solo per i consiglieri di opposizione ma per tutti i cittadini laziali.  Mafia Capitale è entrata di prepotenza nella Regione Lazio, tanto che è stata ribattezzata Mafia Regionale. Per chi pensava ci fosse una presa di posizione ormai opportuna da parte del Presidente della regione Lazio dovrà rassegnarsi.

Zingaretti non ce l’aveva fatta a presentarsi davanti ai consiglieri di opposizione che avevano convocato un consiglio straordinario per dare l’occasione al Presidente della Regione Lazio di giustificare l’ennesima vicenda giudiziaria che ha colpito la sua maggioranza.

Il M5S nella persona di Devid Porrello aveva annunciato il giorno prima:Chiederemo ufficialmente le dimissioni di Favara dalla presidenza della ‘Commissione speciale sulle infiltrazioni mafiose e sulla criminalità organizzata nel territorio regionale’ perché l’esperienza di questi mesi è stata fallimentare, limitata a dei comunicati stampa di circostanza in occasione di operazioni delle forze dell’ordine sul territorio regionale. Il PD non può presiedere questa commissione, non poteva farlo prima quando diceva che Vincenzi non era indagato e non può continuare a farlo ora che la procura ha recapitato gli avvisi di conclusione indagini. E’ il partito più coinvolto nei processi su Mafia Capitale e non può continuare a ricoprire il ruolo di ‘controllore’ di se stesso, mi stupisce che lo stesso Favara non abbia rassegnato le proprie dimissioni alla luce dei suoi decenni in servizio all’Arma ma sono certo che anche lui pensi che sia la scelta più opportuna per ridare credibilità all’istituzione regionale”.

LO SCANDALO DELLA NOMINA DI VINCENZI A PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE BILANCIO

L’avviso di garanzia che ha colpito Marco Vincenzi è un fatto grave non solo per il fatto in se. La contestazione dell’opposizione M5S a Zingaretti nasceva già nella seduta del Consiglio Regionale dello scorso 10 febbraio 2016  e viene ancora tutt’oggi evidenziata al Presidente della Regione Lazio per aver accettato la nomina di Vincenzi a Presidente della Commissione Bilancio nonostante si conoscessero già dettagli emersi dall’aula bunker dove si svolge il maxiprocesso di Mafia Capitale e precisamente in data 26 gennaio 2016 quando il Capitano dei Ros spiegava ai magistrati esplicitamente che i finanziamenti arrivati a Buzzi tramite gli emendamenti sono a cura di Luca Gramazio per 1,2 milioni e Marco Vincenzi per 600 mila euro.  

Per questo Porrello spiegava:Da quando abbiamo abbandonato i lavori delle commissioni per gettare luce sulla incredibile nomina di Vincenzi a presidente della commissione bilancio ci hanno ripetuto che eravamo dei folli perché il loro ex capogruppo non era indagato, che dire?

POSSIBILE CHE ZINGARETTI E IL PD NON CONOSCESSERO GLI SVILUPPI DELL’INDAGINE?

Stupisce che né Zingaretti né il PD sapessero degli sviluppi dell’indagine – spiega Porrello: “Dato che, come evidenziato in una nostra recente interrogazione, la regione sta pagando più di 35.000 euro di parcella ad un avvocato esterno per seguire il processo Mondo di Mezzo, nonostante abbia già avvocati penalisti nei propri ranghi. Questo ennesimo inutile e dispendioso incarico esterno, di cui la Giunta dovrà rispondere durante il prossimo Question Time, rappresenta un frattale dell’esperienza della presidenza Zingaretti ed è l’ennesimo motivo per cui questa dovrebbe giungere ad una fine prematura, per liberare il Lazio da chi non sta facendo nulla oltre comparire nelle cronache giudiziari”.

IL 7 LUGLIO FINALMENTE SI APRE IL DIBATTITO IN CONSIGLIO REGIONALE SULLE INCHIESTE GIUDIZIARIE

Finalmente il presidente della Regione Nicola Zingaretti il 7 luglio 2016 si presenta e interviene in consiglio regionale per comunicazioni all’Aula dopo la sospensione dei lavori del giorno precedente seguita alla conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari. In occasione degli interventi sull’ordine dei lavori le proprio le opposizioni avevano richiesto la sua partecipazione alla discussione a proposito degli effetti, sul piano politico, delle notizie di venerdì scorso sulle vicende giudiziarie che hanno coinvolto i consiglieri regionali pd Marco Vincenzi ed Eugenio Patanè.

Breve l’arringa di Zingaretti. Prima ha spiegato che anche se era assente la Giunta e la maggioranza erano ben rappresentate. Il presidente ha sottolineato come sia la quarta volta che interviene in un dibattito su una vicenda che vede un processo in corso: “Attenti a non trasformare il consiglio regionale in una sorta di processo politico permanente e parallelo a un iter amministrativo e processuale” – ha detto. Il Consiglio regionale, a suo avviso, deve essere il luogo del confronto politico e “luogo di contrasto al malaffare e alle mafie attraverso azioni legislative“.

Il Presidente della Regione non avrebbe intenzione di prendere atto che qualcosa di grave è accaduto, come denunciano le opposizioni, ma ha osservato che si è di fronte a un percorso processuale aperto ed è doveroso dunque attenderne la conclusione. Sul piano politico ha chiarito che l’elezione alla presidenza della commissione Bilancio di Vincenzi – citato nel provvedimento di chiusura delle indagini della Procura di Roma per un filone scaturito dall’operazione “Mondo di mezzo” – è stata una decisione di tutta la maggioranza e che all’epoca il consigliere non risultava indagato. In questo contesto Zingaretti dimentica che dalle aule del tribunale Vincenzi veniva nominato proprio dal Capitano dei Ros il 26 gennaio 2016, guarda caso all’incirca due settimane prima della nomina dello stesso Vincenzi, noto a tutti e soprattutto ai legali che seguono i processi.

GLI INTERROGATIVI POSTI DAI BANCHI DELL’OPPOSIZIONE.

Negli interventi di Francesco Storace (la Destra), Antonello Aurigemma (FI), Devid Porrello (M5s) e Luca Malcotti (Cuoritaliani) – si sono concentrati sul futuro della Regione e sulla tenuta della maggioranza, visto che i due consiglieri risulterebbero autosospesi dal gruppo Pd. Chiesta inoltre da Storace la rinuncia da parte del partito democratico alla presidenza della commissione Bilancio, carica dalla quale si è dimesso Vincenzi. Devid Porrello (M5s) ha invitato ad assegnarla all’opposizione, perché deve essere considerata una “commissione di garanzia”. Quanto all’utilità di dibattere ancora dell’argomento Porrello ha affermato che “Mafia capitale sta diventando mafia regionale”. Malcotti, da parte sua, ha sostenuto che nessuno dell’opposizione ha fatto giustizialismo e ha chiesto di riconoscere, almeno, l’errore politico.

Il presidente del gruppo consiliare del Pd, Massimiliano Valeriani, ha risposto che la maggioranza non si è mai sottratta alla discussione su questi temi e che Patané e Vincenzi si sono immediatamente dimessi dalla carica di presidente di commissione. Valeriani ha affermato che oggi “la maggioranza c’è ed è composta da trenta persone, comprese quelle che si sono autosospese. L’unico rischio che corre la legislatura non è di natura giudiziaria, ma sta nell’impossibilità di andare avanti, di fare assieme grandi cose, per dare un senso al lavoro di questa Aula“. La presenza del presidente Zingaretti oggi, secondo Valeriani, sta a ribadire che la maggioranza ha l’obiettivo di andare avanti per fare cose utili. “Ma vogliamo farle tutti assieme”.

Fabrizio Santori consigliere regionale del Lazio di Fratelli d’Italia faceva sapere tramite nota ufficiale  in merito agli sviluppi dell’indagine su Mafia Capitale: “Il suo braccio destro rinviato a giudizio per turbativa d’asta e rivelazione del segreto d’ufficio nell’ambito dell’appalto di prenotazione delle visite sanitarie da 90 milioni di euro, il capogruppo del Pd in consiglio regionale nonché presidente della commissione bilancio e l’ex presidente della commissione cultura indagati, cosa altro deve accadere per scalfire la coscienza del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti? Mafia Capitale è diventata Mafia Regionale ma per il Governatore tutto è normale. Si è dimenticato di quando si stacciava le vesti gridando allo scandalo per molto meno? “
 
INTERROGAZIONI URGENTI MAI AFFRONTATE 
Eppure sembra che non sia stata fornita nessuna risposta all’interrogazione urgente presentata dallo stesso Santori proprio in merito alle procedure di trasparenza e controlli su bandi e affidamenti diretti nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale: “Dal 2004 al 2010 la Regione Lazio ha sostenuto finanziariamente le cooperative incriminate, sino a contare nel bilancio 2013 alla voce Emergenza flussi migratori dal Nord Africa due milioni di euro alla Eriches 29, cooperativa ricollegabile alla galassia della 29 Giugno di Salvatore Buzzi. Non è da sottovalutare inoltre quello che è accaduto tra il 2011 e il 2012 in Provincia di Roma, governata d’allora presidente della Provincia Nicola Zingaretti, che con procedura negoziata senza un bando di gara, ha pagato interventi della Cooperativa 29 giugno per un totale di 408.611,12 euro. Con la nostra interrogazione – denuncia Santoripuntavamo a verificare, oltre alle gare, tutti gli impegni di denaro della Regione a favore della ‘cooperativa 29 giugno’ e le procedure legate alle altre gare regionali e agli appalti già assegnati negli ultimi anni – anche da parte del Consiglio Regionale del Lazio e dai relativi organi come ad esempio il Garante dei detenuti“.
 
“Così è se vi pare” diceva il noto drammaturgo Luigi Pirandello. Peccato che le risposte per i cittadini romani e laziali sembrerebbero insufficienti e non all’altezza del ruolo, e ora guardano sempre con meno fiducia verso le stesse istituzioni che nella coerenza dovrebbero garantire giustizia e equità. Ad oggi dietro a questo processo politico, tante chiacchiere e risposte ancora nessuna.

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