Roma – L’ex capo di gabinetto del Presidente della regione Lazio, è stato assolto dall’accusa di turbativa d’asta perché il fatto non sussiste. In data 24 marzo 2015 Venafro si dimetteva da Capo di Gabinetto del Presidente della Regione, poiché risultava indagato nell’ambito dell’inchiesta “Mafia Capitale”
Insieme a Venafro era andato a giudizio anche Mario Monge, dirigente della cooperativa Sol.Co. La sentenza per Monge, imputato nel procedimento, nato nell’ambito della inchiesta mafia capitale e legato a presunte irregolarità nell’appalto per l’acquisizione del servizio cup nel 2014, indetto e poi annullato dalla Regione stessa con i primi arresti di ‘Mafia Capitale’ del dicembre 2014, è di condanna a un anno e quattro mesi di reclusione.
La procura contestava a Venafro e a Monge illeciti legati all’assegnazione, nel 2014, di un appalto regionale. Per l’accusa, i due avrebbero tentato di pilotare l’assegnazione del mega appalto da 60 milioni del servizio “Recup”, lo sportello per le prenotazioni di tutte le prestazioni sanitarie regionali, poi sospeso dalla Regione stessa con i primi arresti del dicembre 2014. In particolare, secondo i Pm di piazzale Clodio, l’appalto sarebbe stato aggiudicato in un’ottica di spartizione tra cooperative vicine ad ambienti di destra e di sinistra.
A Monge sono state concesse la sospensione condizionale della pena e la non menzione, non potrà avere rapporti con la Pubblica Amministrazione per tutta la durata della pena e dovrà risarcire i danni, da liquidarsi in giudizio civile, alle parti civili costituite e cioè Regione Lazio, Cittadinanzattiva Onlus, Assoconsum, Confconsumatori Federazione Regionale Lazio e due cooperative sociali che aderivano al consorzio ‘Sol.Co’.
Alle stesse parti civili Monge dovrà tuttavia versare una provvisionale immediatamente esecutiva per circa 80 mila euro complessivi, di cui 60 mila destinati alla sola Regione Lazio.