di Daniel Prosperi
L’Italia si è assopita (altro che s’è desta!). Un Paese senza identità. Questo è oggi l’Italia.
L’unica regola è “stai zitto, subisci e non lamentarti”. Solitamente, le regole in uno Stato di diritto sono accettate da tutti i suoi componenti (almeno, sulla carta, questo dicono gli editori di manuali di diritto pubblico). E infatti, eccezion fatta per qualche pazzo come me che si ribella a questa supposta presupposta, tutti accettano la fisiologica e naturale anormalità come fosse la normalità.
È proprio così, quasi appellandosi all’infermità mentale, il cervello grida pietà. Tanti coglioni con due neuroni. Dico che sfruttiamo il 2% della materia grigia, ma evidentemente hanno dimenticato il segno della sottrazione prima del numero. La negatività è un prodotto artificiale, nessuna congettura astrale, nessun “potere forte”. Quello vero è l’evoluzione dell’individualismo all’interno della collettività: IL MENEFREGHISMO.
A quasi un anno dal martirio di povera gente del Centro Italia, tutto dimenticato. Va tutto bene. I viadotti non crollano, tutti i cittadini sono tornati nelle proprie case, i laghi non sono più un problema, il Vesuvio non è attivo, i tumori esistono ma non li voglio conoscere, gli immigrati sono una risorsa (per i politicanti) i quali possono togliere liberamente altrettante risorse a chi qui c’è nato. Questo pensano gli italiani con il loro “Ma che me frega a me! Finché non me tocca…“.
Solo un secondo.
E se un giorno toccasse anche te, come penseresti di affrontare tutto ciò? No, non c’è bisogno di rispondere. È pura retorica. Siamo sagome inutili, manichini con l’espressione facciale ma parimenti vuoti.
Eh, povera patria. Oggi dovremmo festeggiarla. È il 2 giugno. Quando chiesi ad una persona che conosco cosa si festeggiasse il 2 giugno, mi rispose “No, io non seguo queste feste religiose“. Ha senso perciò festeggiare?
Le capre sgarbiane hanno invaso il Paese. Un popolo ignorante e confuso è più facilmente governabile di uno colto e informato.
E va bene così, è ciò che meritiamo. Anche le persone buone che non si ribellano, alla fine, non vogliono che le cose cambino. L’alternanza giorno e notte delle nostre futili vite è un postulato indissolubile. Mi raccomando oggi: vedete la Parata, poi domani le parate di Buffon. “Perché perché la domenica mi lasci sempre sola, per andare a vedere la partita di pallone, perché perché…” credo che queste parole ci direbbe l’Italia, se potesse parlare ancor di più di quanto parla. Con le sue montagne che si spostano. Con il mare che ci circonda su tre quarti. Con i suoi fiumi inquinati e i torrenti che ci inondano. Con le aree verdi e le riserve più belle del mondo che giustamente bruciamo. Con i suoi abusatori di ossigeno, parafrasando il sommo poeta di Salerno tale De Luca Vincenzo, che nonostante tutto, la loro italianità genetica, il loro fregare il proprio vicino come possono, hanno ancora qualcuno che sfrutta il 5% del cervello. E anche per loro combatte. Anche se non lo sanno che davanti ai loro occhi c’è.
P.S. Buona Festa della Repubblica delle Chiquita: da 71 anni, sempre con te.