di Romeo Cartaginese
C’era una volta l’amore, o meglio, c’era una volta la consuetudine sociale dell’accasamento tra i venti e i trent’anni, nonostante l’inevitabile rumore delle crepe dei rapporti logori e i vasi frantumati da riparare per non gettarli per sempre. Casa, famiglia, figli e doveri del ventesimo secolo sono stati rimpiazzati da bilocale, amici, Facebook e relazioni brevi nell’ epoca attuale.
Lontanissimi i tempi in cui Romeo e Giulietta si sfioravano con gli sguardi da un balcone alla strada, nell’ attesa di stringersi le mani con il batticuore delle promesse d’amore e di futuro, marchiate dalle parole. La contemporaneità ha sposato l’individualismo e l’egocentrismo nei fievoli tentativi di relazioni che sembrano sbocciare, ma sfioriscono ai primi scatti d’anzianità delle frequentazioni. L’amore a colpi di like germoglia come metodo moderno della conquista, sorge dagli scatti più accattivanti e, spesso, grazie ai filtri miracolosi che ammaliano e seducono ogni predatore attaccato allo schermo dello smart-phone.
L’animale sociale denominato “essere umano”, formato dalla materia degli istinti e concepito per creare relazioni, ha sviluppato la consapevolezza dell’egoismo strutturato sulla libertà e sull’ incuranza dell’amore quando è quasi al confine per confermarsi “impegno”. L’amore diventa gabbia quando va oltre la spensieratezza della conoscenza e del divertimento del fine settimana, ma nello stesso tempo, la lotta interiore fra la libertà e l’impegno logora gli uomini e le donne. Cresciuti a pane e classici Disney, ma diventati matrigne e stregoni solitari in bilocali divenuti castelli poco vissuti, gli esseri umani inseguono l’idea dell’amore perfetto come unica strada della felicità, nato dal colpo di fulmine e conquistato lentamente. I pensieri utopici si frantumano, però, nell’attuale rete globale in cui aumentano le possibilità di relazionarsi ma diminuisce la perseveranza, per la paura di precludersi quel meglio che deve ancora venire o per evitare gli arresti domiciliari dopo l’opzione “fidanzato ufficialmente”.
La voglia di amare si scontra con la voglia della completa libertà quando le costruzioni sociali del rispetto e dei doveri implicano di camminare su binari senza incroci, dove le tentazioni devono essere schiacciate dal peso dell’amore. Si palesa, dunque, una generazione fatta di tronisti e troniste in stile Uomini e Donne, costituita dai retaggi e dai comportamenti amorosi dei secoli scorsi, ma frantumata, inevitabilmente, dall’apparenza e dall’ego che autocelebra gli individui nei rapporti-lampo in cui si vive una vita intera in pochi mesi. Il tempo si restringe come in una dimensione extraterrestre lontana e, nonostante si rimanga sospesi a decidere cosa si voglia e cosa no, la singletudine aumenta, inesorabilmente, causata dalla noia della quotidianità e dei rapporti.
Secondo i dati ISTAT, i divorzi brevi sono aumentati dopo la legge 55 del 6 Maggio 2015, e anche l’età media dei convolati a nozze è aumentata a trentadue anni per le donne e a trentacinque per gli uomini. Gli eroi che giungono a condividere la quotidianità come coppia, nella stessa abitazione, sono i superstiti alla strage dei cuori infranti dalle relazioni che sfuggono dalle reti di Cupido. Di conseguenza, la singletudine in aumento ha fatto adeguare il mercato immobiliare alla diminuzione della metratura delle abitazioni e, inoltre, le monoporzioni di cibo nei supermercati hanno sovrastato le desuete formato-famiglia.
Secondo gli psicologi, è l’inseguimento ossessivo del perfetto partner il grave rischio che fa rinunciare per sempre a vivere appieno l’amore, allontanandosi dal nucleo del piacersi senza pretese e preconcetti. La ricerca della perfezione estetica e caratteriale, secondo i propri canoni, in una vetrina con migliaia di corpi da esaminare sui social network e nella vita reale, fa perdere occasioni senza più ritorno e possibilità di instaurare relazioni che non abbiano necessariamente la vita e i connotati di un “Mariano Di Vaio” qualunque.
Bramare spasmodicamente l’altra metà della mela per sentirsi completi è un desiderio tipico adolescenziale delle epoche precedenti ma, oggi, sembra protrarsi anche dopo i trent’anni, causando l’incapacità di fare i conti con il tempo: quel mostro che sputa fuochi di passione mai nate ed espelle momenti perduti. Se, da un lato, la volontà di uscire dalla singletudine tentenna a causa dell’istinto alla poligamia e provoca inadeguatezza, dall’altro lato, quella parte costituita dai cuori solitari vive nella piena e serena consapevolezza della libertà senza legami amorosi troppo impegnativi.
Una fetta dei single in cerca di relazione si lamenta della mancata corrispondenza dei selezionati, ma, in realtà, siamo tutti i selezionati di cui ci si lamenta, in un mondo di ibridi formati da corpi viventi e tecnologie informatiche, ingabbiati da stereotipi massificati i quali ci impediscono di vedere la realtà imperfetta, coperta dai filtri fotografici magici. È il cattivo miracolo del piacere per piacersi a causare il conflitto interiore, ancor prima di lasciarsi trasportare dall’ imprevedibilità degli eventi, privi della bellezza ritoccata con i pollici e lontani dal senso di inettitudine a mostrare l’intelletto prima degli accessori ben abbinati su corpi in posa tattica e ciuffi scolpiti dal vento.