di Cinzia Marchegiani
Napoli – La Polizia italiana rende noto che le procure di Catania e Salerno, che hanno coordinato le indagini, alla fine hanno denunciato 39 persone ed hanno arrestato due individui. Tutti dovranno rispondere di diffusione e detenzione di materiale pedopornografico.
ARCHIVIO CREATO DA UN UOMO IN PROVINCIA DI NAPOLI. Lo avevano denominato “La Bibbia” ed era arrivato alla versione 5.0. Si tratta di un archivio creato da un uomo della provincia di Napoli e che era diffuso nel deep web.
Il Deep Web è una parte di Web “sommersa” in cui vengono svolte tantissime attività, da quelle più discutibili e illegali (come la vendita di documenti falsi) ad altre molto più “tranquille”. Trattasi sostanzialmente di siti “nascosti” che non si trovano facendo delle normali ricerche in Google e che possono essere visitati solo sfruttando la rete di anonimizzazione TOR.
All’interno di questa BIBBIA migliaia di foto di adolescenti classificate per tipologie.
Le modalità di approvvigionamento degli archivi erano diversi. Gli investigatori che hanno lavorato al caso infatti, gli agenti della Postale di Salerno e di Catania, guidati dal Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online, hanno accertato che, a volte, le foto venivano sottratte dentro i laboratori di riparazione dei cellulari durante le attività di salvataggio della memoria; altre volte le foto venivano prese dai profili pubblici di Instagram delle adolescenti da parte dei pedofili sempre a caccia di novità. In alcuni casi erano le stesse ragazze che inviavano alle persone conosciute su Internet le proprie foto.
ARCHIVIO CON FOTO E NOMI, COGNOMI E NUMERO DI CELLULARE. ESPONEVA LE RAGAZZE A MOLESTIE PUBBLICHE
L’archivio conteneva moltissime foto con indicazioni di nomi e cognomi numeri di telefono indirizzi e così via, esponendo le adolescenti al pubblico insulto o alla molestia partendo proprio dalla foto inserita nell’archivio.
L’operazione ha coinvolto quasi tutto il territorio nazionale: sono infatti 15 le regioni all’interno delle quali sono state eseguite, dalla Polizia postale, le perquisizioni; sono 200 gli operatori della Specialità coinvolti nell’operazione.
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