di Cinzia Marchegiani
Intimidazioni temerarie, minacce, azioni legali annunciate e avviate contro giornalisti spesso nate affinchè la persona colpita non continui più a scrivere di quell’argomento, il pretesto spesso è silenziare l’informazione.
I dati di Ossigeno sulle intimidazioni ai giornalisti e blogger italiani sono stati illustrati il 28 dicembre 2019 dal Presidente Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna.
OSSIGENO è l’acronimo: OSservatorio Su Informazioni Giornalistiche E Notizie Oscurate istituito nel 2008 con il patrocinio della FNSI e dell’Ordine nazionale dei Giornalisti
per documentare e analizzare il crescendo di intimidazioni e minacce nei confronti dei giornalisti italiani, in particolare contro i cronisti impegnati in prima linea nelle regioni del Mezzogiorno, nella raccolta e diffusione delle informazioni di pubblico interesse più scomode e, in particolare, nella ricerca delle verità più nascoste in materia di criminalità organizzata. L’Osservatorio ha l’obiettivo di accrescere la consapevolezza pubblica di questo grave fenomeno che limita la libertà di informazione e la circolazione delle notizie. Ossigeno è consulente dell’Osce e della Commissione Parlamentare Antimafia . Ha collaborato con la Fondazione Polis di Napoli alla realizzazione del progetto “In viaggio con la Mehari”.
Nel corso del 2019 ‘Ossigeno’ ha documentato e rese note 433 intimidazioni e minacce nei confronti di altrettanti giornalisti e blogger. L’esame approfondito condotto su 236 di queste 433 intimidazioni e minacce ha fornito i seguenti dettagli:
GENERE DELLE VITTIME 77% uomini, 23% donne
TIPOLOGIA DELLE MINACCE: 32,8% Abuso di denunce e azioni legali ; 72,2% Atti violenti (dei quali: 37,0% Avvertimenti; 20,3% Aggressioni; (20,3%); 10,0% Danneggiamenti); 1,0 % Ostacolato accesso all’informazione
LE REGIONI CON PIU’ MINACCIATI, LAZIO MAGLIA NERA
Il 57 % delle minacce – approfondisce l’indagine di Ossigeno – si è verificato in 4 regioni. Il Lazio è anche quest’anno la regione italiana con più giornalisti minacciati (56 pari al 24%), seguita in classifica da:
Campania (31 pari al 13%),
Sicilia (24 pari al 10%) e dalla
Lombardia (23 pari al 10%)
– LA PRESSIONE INTIMIDATORIA
Nel 2009 l’Abruzzo con 18 minacce accertate (l’8% del totale) risulta la regione con la massima pressione intimidatoria (un fattore indicata dal numero di minacce in rapporto alla popolazione giornalistica). In seconda posizione il Veneto, con 16 minacce pari al 7% del totale.
Il 28 dicembre 2019, durante la conferenza stampa di fine anno, questi dati sono stati illustrati al presidente del Consiglio dei Ministri Carlo Conte dal presidente dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Verna. Il presidente del Consiglio non li ha commentati.
Questi dati si riferiscono alle rilevazioni effettuate entro il 9 dicembre Dati più completi e aggiornati saranno forniti dopo il 31 dicembre.
GIORNALISTI MINACCIATI CHE DIVENTANO UN SIMBOLO. SI DIVENTA EROI E SPESSO E’ INCONCILIABILE CON IL DIRITTO AD INFORMARE ED ESSERE INFORMATI
Il giorno prima delle festività natalizie l’ho trascorso ad ottemperare i miei obblighi di formazione professionale del giornalista con il corso “Giornalisti sottoscorta” a firma di Paolo Borrometi e l’Avvocato Vasaturo.
Come diceva Giancarlo Siani, ci sono “giornalisti-giornalisti” e poi “giornalisti-impiegati”
Vorrei offrire un pensiero di grande vicinanza a tutti i giornalisti impegnati e non impiegati in inchieste contro la criminalità, contro la mafia, contro l’omertà perchè quando si è giornalisti-giornalisti si sa benissimo che la propria vita e quella dei propri cari non sarà mai più felice e serena, e lo sanno benissimo chi ha potere economico e/o i malavitosi capaci di innenscare denunce temerarie per congelare l’attività degli stessi giornalisti e dei loro editori, soprattutto se sono piccole testate locali dove c’è esigua assistenza legale e economica. I criminali sono talmente sfacciati che non si fermano con gli avvertimenti espliciti, ma addirittura, come dagli audio ascoltati durante il corso di formazione, ora si sono imparati ad annunciare azioni legali… appunto azioni temerarie, quando ovviamente non ti minacciano di morte! Perchè conoscono gli iter processuali, l’isolamento della società nei confronti del giornalista. Borrometi che lavora nel territorio siciliano spiega:
“L’isolamento è il tratto più drammatico di questa vicenda”.
“Il giornalista non deve esser un eroe” come ci ricorda Paolo Borrometi giornalista che ha fatto il proprio dovere e poi diventato vittima di minacce di morte per aver dato voce e fatto luce su organizzazioni non cristalline infiltrate in consorzi manifatturieri che toglievano serenità e legalità a molti lavoratori che non volevano condividere nulla con alcune realtà territoriali. Borrometi ora vive sotto scorta, due sentenze hanno riconosciuto lo stesso giornalista vittima di minacce con l’uso del metodo mafioso. Lo scorso anno una ulteriore inchiesta ha provato l’esistenza di un progetto per attentare alla sua vita.
Si diventa spesso eroi, e ciò è davvero inconciliabile con il diritto ad informare ed essere informati.
…TO BE CONTINUED
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