di Raffaele Menniti
Napoli – Si è conclusa domenica sera tra danza e musica la tre giorni del Festival dell’Oriente. A Napoli, nella struttura della Mostra d’Oltremare, dal 23 al 25 settembre, le varie culture del Sol Levante, hanno dato spolvero di tutte le loro tradizioni e usanze per far innamorare i visitatori delle loro terre. Un mix di colori, musica, danza, cibo e tecniche trascendentali ed equilibranti per la mente ed il corpo, hanno dato vita ad un vero e proprio successo. E i visitatori hanno apprezzato.
Cibi orientali. Numerose sono state le pietanze offerte ai visitatori. Tipici piatti delle tradizioni cinesi, come il riso, i Nudoles, il pollo cotto in molteplici modi. Non sono mancati il sushi e il sashimi giapponesi, già amati e conosciuti da molte persone. Novità la cucina indiana con involtini fritti, pollo, riso preparato magistralmente con le varie spezie indiane, la varietà della cucina di carne e pesce anche della ristorazione thailandese. In mostra, a colorare l’evento, la frutta candita tipica orientale.
“Holi festival”. Ha accompagnato il Festival dell’Oriente, l’Holi Festival, l’evento preferito dai più giovani. Colorandosi il più possibile con polveri colorate, il rito induista che simboleggia la rinascita e il concetto di reincarnazione si è svolto al centro della Mostra accompagnato da musica e dj set.
Vestiti e oggetti tradizionali. Tra i colori e le degustazioni, anche i vestiti tipici delle varie culture orientali: Kimono, Changshan e Cheongsam, Sari, Hanbok e Jeogori. Tra questi, anche un’imitazione della collezione dell’ “Esercito di terracotta”, della grande muraglia. Inoltre, ricostruzioni in miniatura dei giardini giapponesi, con alberi colorati, piccoli ruscelli e ponticelli in legno.
Boom di visitatori. Migliaia sono le persone accorse, tra curiosi ed estimatori dei popoli orientali, per dimostrare amore e gratitudine a coloro che per qualche giorno sono diventati una personale fonte di cultura. Il successo della mostra è dovuto alla capacità degli orientali di riuscire a catapultare subito chiunque nello stile di vita, facendo immedesimare tutti, dai più piccoli ai più grandi, in quel Modus Vivendi e in quell’armonia tipica della loro quotidianità. Una quotidianità, fatta di colori, passioni, tradizioni intramontabili e amore, una combinazione che ha lasciato, per la seconda volta in due anni, un enorme ricordo positivo nella mente e nel cuore dei napoletani.
La spontaneità e la semplicità, sono gli elementi che più hanno colpito i visitatori del festival, infatti, tra gli odori delle cucine Thailandesi, Cinesi, Giapponesi e Indiane, tra i vestiti tipici delle rispettive culture, e dalle tradizioni, che accomunano i popoli, si è rimasti inebriati dal miscuglio di odori, che diventa quasi questione di chimica, tra chi vive sempre quei posti e chi per qualche giorno ne resta totalmente innamorato.
Questa sintonia nata nei tre giorni, vive giornalmente nell’ animo degli orientali che fanno della misticità e della religione una parte fondamentale della loro vita. Non sono mancate all’appello le statue di Budda e dei dragoni cinesi a simboleggiare proprio questo legame. Una misticità che crea un alone di mistero che intriga e invoglia tutti a conoscere maggiormente quei popoli che hanno eretto Napoli a “capitale del regno D’Oriente”.