di Raffaele Menniti
“Donald Trump, è il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America”. Da ieri mattina, ore 8:30 circa (ora italiana), e nei giorni a seguire, questa sarà la frase più ascoltata nelle tv di tutto il mondo. Il sorprendente risultato, del “Tycoon” Newyorkese, ha dimostrato che non basta avere dalla propria parte i vip, le celebrità, ma, è sufficiente avere il popolo che decide votando. E il popolo americano, ha scelto Donald Trump.
Ma perché le tv, i media, e il mondo intero temono così tanto il nuovo inquilino della casa bianca? Perché avrebbero preferito Clinton presidente? Ma soprattutto perché gli americani, hanno scelto Trump? Per rispondere a queste domande, occorre eseguire un semplicissimo procedimento. Confrontare e analizzare i programmi politici dei due candidati. Come quasi in tutti i casi, questi programmi, sono stilati, in modo tale da carpire più voti possibili tra gli elettori, puntando soprattutto negli stati, dove la massa è indecisa e cercando di accattivarli con proposte che soddisfino le loro esigenze e il loro status quo.
Hilary Clinton, la “mamma” degli americani, l’ex segretaria di stato e first lady, aveva dalla sua, la grande esperienza politica maturata negli anni alla casa bianca, ma ciò non è bastato. Il suo programma presidenziale, che non è altro che un “sequel” di quello del presidente uscente, non ha convinto gli elettori.
In politica estera, la Clinton sarebbe stata intenzionata a perseguire la falsa riga intrapresa del suo ipotetico predecessore: mantenere le distanze da Putin, avrebbe dei risvolti benefici. Sì, esclusivamente per la Clinton. Se pensiamo al “mercato nero”, mantenere le distanze dal presidente russo, avrebbe significato, un inasprimento più forte tra le due nazioni ed un conseguente decadimento dell’utopia, “Pace in Siria”. Ciò avrebbe portato ad una lotta continua sia sul campo che sul tavolo, senza mai raggiungere un punto d’incontro. Quindi? Beh, Hilary, ha fatto bene i suoi calcoli. Guerra uguale armi. Armi uguale denaro. Denaro che entra nelle casse dello stato.
Con la Cina sarebbe proseguita la campagna iniziata da Obama. In Corea del Sud, sarebbero arrivati più uomini a difesa del territorio, per evitare, ma soprattutto per difendere il popolo, da un’ipotetica invasione, dei cugini della Corea del Nord. Con l’Europa, si sarebbe mantenuto il dialogo, ma anche la fermezza politica di chi in questi campi sa agire e muoversi con destrezza. Veniamo al dunque.
In politica interna, la Clinton, ha perso molti voti. Nessuna proposta nuova rispetto alla vecchia presidenza. Uguaglianza di classi sociali; parità dei diritti delle donne di colore; investimenti in infrastrutture, energia pulita, ricerca scientifica; agevolazioni per i piccoli imprenditori attraverso la semplificazione della burocrazia e delle modalità di accesso ai capitali; riforma fiscale che stimoli gli investimenti in America cancellando quelle falle che favoriscono le imprese che spostano le industrie all’estero. Temi che a noi Europei, fanno brillare gli occhi e battere il cuore. Ma gli Americani non sono Europei, e gli Europei non sono Americani.
Gli elettori avrebbero voluto innovazione, stimoli, ma soprattutto sentirsi dire, di essere il popolo più grande al mondo. Non come popolazione s’intende.
La vecchia “volpe” di Trump, con il motto ” Make America Great Again”, ha giocato proprio su questo, ovvero, sul sentimento nazionalista insito in ogni americano. Il Tycoon propone infatti, lo smantellamento dell’“E.P.A”, (Environmental Protection Agency), agenzia che si occupa dell’ambiente e delle energie rinnovabili.
In politica estera, il presidente propone di dialogare con la Russia. Come afferma nel suo primo discorso da presidente “Bisogna creare alleanze, e non conflitti nel mondo.” Questo presupposto, fa ben sperare per la “Siria”. Tenendo conto del fatto che Trump é un “protezionista”e questa sua politica, si riverbera anche sul piano militare. Dichiara, infatti, di mandare truppe e uomini, solo in caso strettamente necessario. Quindi chi ha paura di una guerra continua in Siria, o in altri paesi, badi bene a questo punto. Potrebbe essere un enorme vantaggio per il mondo sanare la ferita “Siria”, placando cosi in parte il fenomeno immigrazione.
Sul fronte Isis, Trump ha dichiarato, di volerlo a tutti i costi eliminare definitivamente. Anche questo potrebbe essere un bene, oppure no? Per riuscirci, dovrà aver bisogno dell’aiuto russo. Due grandi super potenze unite contro un solo obiettivo.
La questione Cina, si trasferisce sul lato puramente economico. Trump, infatti propone di imporre dazi elevatissimi, sulle merci esportate in Cina, in modo da renderla “sottomessa” , da questo punto di vista, alla nazione statunitense. In Messico, l’idea è quella di creare un muro che divida le due nazioni. Il suo ideale è “Non esistono nazioni che non abbiano dei confini”. Lo stesso vale per gli immigrati che, non avendo il regolare permesso di soggiorno sarebbero espulsi dalla nazione.
Ma, come gli ha più volte ribadito l’oramai ex presidente Obama, la politica, non è un talk show. Trump pare aver imparato sin da subito la lezione. Forse lui stesso, rimasto sorpreso, come tutto il mondo, dal risultato delle elezioni, è apparso, più sereno e pacato. Quasi moderato. Se sarà un buon politico solo il tempo lo potrà dire. L’esempio da seguire per Trump, ha un nome ed un cognome, Ronald Reagan.
Questa è stata, numericamente parlando, la vittoria del popolo, e chissà se il nuovo presidente manterrà le promesse con chi gli ha permesso di diventare il politico più influente a livello mondiale.