di Daniel Prosperi
Guidonia Montecelio (RM) – Storie di provincia. Talvolta la realtà trae spunto dai film. Semplicemente perché non esiste la finzione, ma solo infinite verità imperscrutabili che, volenti o nolenti, vengono a galla. Come le sostanze biancastre nel fiume Aniene. Come i rifiuti. Come, appunto, la verità. Un Comune sciolto per problemi giudiziari, uno dei tanti.
Guidonia Montecelio, all’alba del 20 aprile scorso, si è trasformata in un teatro dall’atmosfera onirica, in un crescendo di cliché quasi in ricordo di Thomas Milian. Ben 15 misure di custodia cautelare, tra cui solo 3 agli arresti domiciliari, per vari scambi di mazzette che sarebbero avvenuti anche alla luce del sole. E stavolta, come nella Roma di due anni fa, tra gli arrestati figurano le figure apicali del Personale dell’Ente: tre dirigenti tradotti in quel di Rebibbia.
In Italia, siamo abituati, assuefatti al marciume culturale, arrivando addirittura a considerare normale un comportamento simile. Chiunque si senta parlare, la frase più inflazionata sugli scandali “Ma perché che te credevi? Lo fanno tutti qui in Italia, se no come c’arrivi ai piani alti, alla stanza dei bottoni?” Quando è un politico ad affermarlo, ci può stare. Quando sono i semplici cittadini comuni che odiano e schifano la politica, pur facendola ogni giorno, allora mi preoccupa.
Alt! State sbagliando tutto. L’arte del compromesso non richiede necessariamente le ruberie e la mancanza di legalità. Questo accade perché non si conoscono le leggi del nostro Paese. E chi deleghiamo alla nostra gestione, altrettanto le conosce meno di noi. Parafrasando la canzone di J-Ax, “Vorrei ma non Costo“, nel senso che personalmente ho sempre invitato all’emulazione gli altri cittadini. Dovreste riempire le caselle postali dei nostri amministratori di richieste e segnalazioni, dovreste andare sotto ai Comuni o dentro a far applicare ciascun vostro diritto. L’ordine è dato dal caos, ma se il caos è creato da chi dovrebbe garantire l’ordine, allora dovete rispondere con la rivoluzione.
Quella culturale. Come? Studiando, leggendo, informandovi. Oggi abbiamo una fortuna chiamata internet, che i nostri nonni chiamavano “Enciclopedia”, con un’illimitata dose di informazioni che potrebbero garantire realmente una sovranità popolare. Quelli che sbagliano e non dovrebbero perché utilizzano le vite dei cittadini, non vanno schifati perché purtroppo con la nostra italianità, chiunque farebbe lo stesso, sicché cambi mentalità. Ovvero che ci si metta la faccia per affrontare le situazioni, senza più delegare a qualcuno. Aiutatevi d’ora in poi ad essere i governanti di voi stessi, come lo siete in casa e magari lì alzate pure la voce con moglie e figlioli: mettetevi in mezzo e date vigore alle soluzioni. Basta parlare di problemi. Solo problemi e chiunque sa solo lamentarsi, compresi tutti coloro che vengono ad elemosinare un voto in cambio di un favoritismo personale.
Un appello al buon senso dovrebbe far riflettere sulla valenza di chi propone o di chi invece lascia proporre a voi, rendendovi parte attiva permanente di un cambiamento. Pensate che c’è una collettività, persone che incontrate ogni giorno, bambini che guardate negli occhi. Ecco, pensate a loro e a quanto potete dare senza dirvi “che lasciamo alle future generazioni?! Che schifo di mondo”.
Cambiatelo sto mondo, perché altrimenti così è, se vi pare…