di Daniel Prosperi
Lui è Giuseppe Girolamo.
Penserete “Chi è costui?”.
Ebbene, sedetevi perché ai vostri figli dovrete insegnare che esistono eroi senza spade, senza scudi, senza armature. E non sono esistiti tanto tempo fa, ma in questa epoca.
“C’era una volta un musicista. Decise di viaggiare intorno alle meraviglie del Tirreno a bordo di una nave senza rostro.
Il Capitano di questa nave decise, così, di percorrere una rotta inesistente per fare un inchino alla costa meridionale della Toscana. Ma veramente così, tanto per farsi vedere.
E successe qualcosa di nefasto: la nave prese una serie di scogli che fece adagiare la stessa su un lato, mettendo quindi a repentaglio la vita di tante persone. Nessun fortunatamente per le migliaia salvate, ma solo uno sfortunatamente per i 34 che purtroppo hanno raggiunto un mondo migliore.
Tra questi c’era lui, Giuseppe.
Lui doveva salire su una scialuppa di salvataggio insieme agli altri, ma invece qualcosa o meglio, qualcuno lo colpì: era una bambina. Un po’ come sul Titanic, penserai: c’era posto per due persone su quella cavolo di porta, ma gli esseri umani fuggono la sopravvivenza di tutti, preferiscono sempre sacrificare la vita di qualcuno per un mondo migliore a dir loro o semplicemente per fare notizia.
Su quella scialuppa non c’era posto per entrambi, anche se la bimba era piccola e poteva essere tenuta in braccio.
Giuseppe doveva decidere subito.
Oggi, si trova in un luogo astrattamente concreto a vivere una vita migliore, a guardare e vegliare su quella bambina.
Ecco la storia di come nascono gli angeli custodi, degli eroi che esistono sempre, incessantemente quotidiani.
Ricorda, figlio mio, ricorda sempre chi ha dato la propria vita per salvarne altre. Non ci sarà mai bisogno che tu la sacrifichi ma vivila pensando che per salvare le persone, talvolta, basta un sorriso, una pacca sulla spalla e vicinanza a chi soffre. Solo così, un giorno, anche questo posto qui, sarà veramente migliore di ieri, ma mai peggiore di oggi perché so di averti insegnato una strada da percorrere. Tu non sei solo e mai lo sarai.”
A 5 anni e un giorno dalla tragedia, ricordare come sempre questo ragazzo e le altre 33 persone che se ne sono andate a causa di un loro fratello umano, che non so come faccia a vivere tranquillo e spensierato, è il modo giusto di dare un segno di paradossale ottimismo.
La realtà non è una fiaba, ma una fiaba può diventarlo.
Ovunque tu sia, ciao Giuseppe. E sono sicuro che non avremmo bisogno di sperare di rincontrarci tutti, perché così è.
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