di Mario Galli
Gallicano nel Lazio (Roma) -La metamorfosi del Partito Democratico, nato dalla fusione di due anime politiche italiane, quella democristiana e quella comunista, è qualcosa che non ha precedenti nella storia repubblicana italiana. Nemmeno all’epoca del mitico “listone” del 1948, quando comunisti e socialisti si unirono, ufficialmente per contrastare “la reazione”, “i corvi neri”, “i nemici del popolo”, di fatto gli uni per fagocitare l’elettorato degli altri.
Ma torniamo al Partito Democratico, ai giorni nostri.
Se fossimo in un libro di Giovannino Guareschi, il sole della storia che sto per raccontare picchierebbe a martellate sulla testa della gente, facendo divampare le passioni politiche. Ma qui non siamo nella bassa padana e nemmeno sulla riva destra Po. Ci troviamo nel 2017, alle pendici dei Monti Prenestini, da una parte, sotto lo sguardo severo dei Castelli Romani dall’altra. Qui le mitragliatrici di Peppone e Don Camillo si chiamano concessioni edilizie in sanatoria.
Vi racconto la storia di una sezione del vecchio e, diciamolo pure, glorioso Partito Comunista Italiano, di un piccolo paese alle porte di Roma: Gallicano nel Lazio.
Il 25 aprile ed il Primo Maggio sono state due ricorrenze laiche la cui commemorazione ha destato molto scalpore sui social network visto che la locale sezione del Partito Democratico non ha inteso accennare alcun segno tangibile a ricordo dei partigiani o dei lavoratori. “Nemmeno oggi uno straccio di bandiera rossa” scrive un ex militante del PCI locale; c’è chi rincara la dose: “oggi pomeriggio mettono il bandierone dello scudo crociato“, ma la miccia si accende quando qualcun’altro scrive che “il problema è che, anche questa, l’hanno avuta a loro insaputa. La restituissero a chi l’ha pagata“.
Sì, perché la storia di questa sezione del Partito Democratico, come tante altre ce ne sono, è fatta di sacrifici, di sottoscrizioni e di battaglie.
Il vecchio PCI non chiedeva 2 euro per votare scheda bianca alle primarie (15.000 alle ultime primarie, strano vero?), ma i suoi stessi iscritti, lavoratori, operai e braccianti, rinunciarono a tanto (di personale) per metterlo in condivisione pur di avere una sede, infatti, tra gli altri commenti si legge:
“Adesso quella sezione se la godono quelli del PD senza sapere quanto è costata a livello di sacrifici per il PCI“.
La sezione di Gallicano nel Lazio fu acquistata con i sacrifici economici dei militanti dell’allora PCI e dedicata, come lo è ancora oggi, ad un vecchio segretario locale il cui esempio ha segnato una intera generazione ed ancora fa parlare di sé: “il PD non è il PCI…. togliete il Nome di mio Nonno” scrive il nipote.
Se fossimo in un libro di Giovannino Guareschi, Don Camillo se la riderebbe e Peppone andrebbe a staccare quel nome. Ma siamo nel 2017 e gli ideali e le passioni politiche valgono fino ad un certo punto.
Purtroppo.