di Cinzia Marchegiani
Forlì (Romagna) -“Per l’assistente sociale… Ho bisogno di parlare, mi chiami per favore”.
È stato questo il grido di aiuto da cui è scaturita l’indagine della Squadra mobile di Forlì al termine della quale sono finiti in manette due coniugi, con l’accusa di truffa, maltrattamenti, circonvenzione di incapace e violenza sessuale.
La Polizia di Stato racconta questa storia di violenza inaudita contro una bambina oggi una ragazza proprio oggi che si celebra la Giornata internazionale della donna nata per ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche, oltre le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in quasi tutte le parti del mondo erappresenta una delle due giornate dedicate ai diritti di genere:
“Vittima della coppia senza scrupoli è una giovane ragazza di origini bielorusse, che dall’età di 10 anni, ogni estate era ospitata proprio da quelli che sarebbero poi diventati i suoi aguzzini, nell’ambito del progetto di accoglienza per bambini vittime delle radiazioni di Chernobyl. Grazie al biglietto la ragazza è riuscita a raccontare la sua storia a un’assistente sociale, la quale a sua volta ha attivato la Squadra mobile.
Nel 2014, quando era già maggiorenne, durante uno dei soggiorni, la ragazza rimase vittima di un incidente stradale, nel quale riportò un’invalidità dell’80 per cento; come risarcimento del danno ottenne la somma di 2.120.000 euro.
Quei soldi la sfortunata ragazza non li ha mai visti, se non in minima parte, mentre gli indagati avevano cominciato a fare spese molto al di sopra delle loro possibilità, acquistando auto di lusso e altri beni mobili, una villa, facendo costosi lavori di ristrutturazione e aprendo conti correnti sui quali sono transitate grosse cifre di denaro. Il tutto nonostante i due non avessero nessuna legittima posizione giuridica che li autorizzasse ad amministrare il patrimonio in nome e per conto della ragazza”.
L’indagine della Mobile forlivese ha fatto luce sul piano organizzato della coppia per arrivare ad avere il totale controllo sulla vita della giovane, impedendole di frequentare chiunque avesse potuto ostacolare i loro intenti.
“Tra i loro obiettivi c’era quello di rimandare la ragazza in Bielorussia, in modo da non avere più nessun ostacolo per il pieno godimento dei suoi soldi, riconoscendole 200 euro al mese, che avrebbe ricevuto solo al momento del suo rientro in patria. Con il miraggio di rinnovare il suo permesso di soggiorno, la convinsero a farsi assumere come colf, per pulire tutti i giorni la villa acquistata con i suoi soldi, pur sapendo che non le sarebbe mai stato concesso a causa della mancanza delle quote di conversione, e che quindi sarebbe stata espulsa dal nostro Paese“.
LA DENUNCIA. Lo scorso mese di ottobre la giovane ha trovato il coraggio di confessare a quella che considerava quasi una mamma, di aver subito abusi sessuali dal suo convivente, anche quando era ancora minorenne. Come risposta è stata cacciata di casa e costretta a vivere in un monolocale.
La giovane vittima è stata momentaneamente affidata a una struttura protetta mentre il Giudice per le indagini preliminari ha disposto il sequestro preventivo di due immobili, due auto, quattro conti correnti con ancora circa 500mila euro disponibili e che saranno affidati alla disponibilità della legittima proprietaria.
Denunciata in stato di libertà la figlia naturale della donna, per essersi intestata una parte del patrimonio della straniera.
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