di Ci. Ma.
L’Associazione European Consumers continua la lotta contro il decreto (Decreto Legislativo 3 aprile 2018, n. 34 Testo unico in materia di foreste e filiere forestali. GU Serie Generale n.92 del 20-04-2018, in vigore dal 5 maggio) nel nome della salute dell’ambiente e di tutti gli esseri viventi, ribattezzato dalla stessa associazione “Ammazzaforeste“.
European Consumemers in relazione alla formazione del nuovo Governo esecutivo M5S-Lega annuncia il proseguimento di questa loro fondamentale battaglia:
Sono state inviate ai membri del nuovo parlamento e del Governo le Osservazioni al Decreto dove si mettono in evidenza le principali incongruenze di questo decreto criminalmente sbilanciato verso lo sfruttamento delle foreste a favore delle centrali a biomasse e la totale mancanza di attenzione per la realtà ecologica di queste fondamentali formazioni vegetali sacrificate sull’altare del business energetico. Si ricorda che oltre 500 ricercatori e più di 100 associazioni hanno espresso durissime critiche a questo tipico esempio normativo stupidamente antropocentrico che esprime ancora una volta la completa cecità politica nei confronti della necessaria sinergia tra ecologia ed economia. La conoscenza della casa (Eco-Logos) non può infatti essere trascesa dalla sua gestione (Eco-nomos).
European Consumers spiega infatti che ha già inviato una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nei giorni appena precedenti la sua incredibile firma del decreto palesemente anti-costituzionale: “Come ha ricordato Paolo Maddalena il ‘progresso spirituale della società’ (art. 4, comma 2, Cost.) non si ottiene certo subordinando l’interesse economico a quello ambientale e naturalistico“.
EUROPEAN CONSUMERS: “Inoltre è palese la violazione dell’art. 9 Cost., secondo il quale ogni ‘conciliazione’ che implichi una diminuzione della tutela del paesaggio è inammissibile (vedi sentenze nn. 151, 152 e 153 del 1986, della Corte costituzionale) ed altrettanto è da dire a proposito della tutela della salute (art. 32 Cost.), ‘diritto fondamentale del cittadino e interesse della Collettività‘, che non può essere compromesso da manomissioni della Natura per fini di profitto ‘imprenditoriale’. Infine definitivamente compromesso è l’art. 117, comma 2, lett. s), che considera preminente la “tutela dell’ambiente e dell’ecosistema”.
LA BATTAGLIA DI EUROPEAN CONSUMERS CONTRO IL DECRETO “AMMAZZAFORESTE” CHIEDE ATTENZIONE AL NUOVO GOVERNO E FOTOGRAFA IMPORTANTI CONTRADDIZIONI E EVIDENTI LACUNE SULLE NORME DI PROTEZIONE DEL CAPITALE NATURALE
“Il Decreto nella sua attuale stesura contravviene agli obiettivi della Convenzione sulla Biodiversità delle Nazioni Unite (1992). Va a tal proposito segnalato che l’attuazione di programmi di rewilding è auspicata dalla UE che, per altro, supporta tali azioni con specifici finanziamenti della Banca Europea degli Investimenti nell’ambito delle strategie comunitarie a sostegno del Capitale Naturale. La mancata considerazione per gli aspetti positivi dell’abbandono dal punto di vista della qualità ecologica e dei servizi ecosistemici non è minimamente presa in considerazione.
Nel Decreto la stessa direttiva 92/43/CEE ‘Habitat’ è appena citata rimandando a ‘piani di coordinamento territoriali’ e non alla protezione integrale del patrimonio rappresentato in ‘toto’ dalle specie e dagli habitat protetti dalla Rete Natura 2000.
Nemmeno vi sono riferimenti diretti alla Direttiva 2009/147/CE Uccelli, alla Convenzione di Rio de Janeiro sulla Diversità Biologica (CBD), alla Strategia Nazionale per la Biodiversità, alle liste rosse di piante e animali. Le norme di protezione dovrebbero essere prioritarie in particolare nella gestione della vegetazione forestale indigena naturale e spontanea che dovrebbe essere favorita sempre, ovunque e comunque. Il bosco non è riconosciuto nel suo valore naturale, ma solo come potenziale patrimonio economico.
Proprio in riferimento alle specie e agli habitat di interesse comunitario gli studi cooordinati da ISPRA mostrano che in più della metà del territorio italiano studiato vi siano specie forestali con status di conservazione sfavorevole, rivelando una situazione critica. Per quanto riguarda gli habitat forestali quasi 1/3 risente di pressioni sfavorevoli proprio da parte delle attività selvicolturali.
Rispetto ai fondamenteali servizi forniti dalle foresta si parla di Pagamenti per i Servizi Ecosistemici me se ne fa un uso distorto, utilizzando risorse pubbliche, da destinare alla tutela ambientale, per sostenere filiere produttive.
Addirittura (art. 7, c. 10), si ritengono buone pratiche assoggettabili ai PES qualunque tipo di utilizzazione purché si abbia rinnovazione. Manca una prospettiva di indirizzo tecnico-scientifico finalizzata ad innovare tecniche selvicolturali a basso impatto ambientale e alla riduzione generalizzata dell’impatto antropico. Verrebbero pagate con i PSE anche le attuali pratiche selvicolturali che non implementano o mantengono i servizi ecosistemici, ma sono causa di degrado”.
European Consumers ritiene che efficaci linee guida per un‘adeguata gestione forestale dovrebbero mirare a quanto affermato nella Strategia nazionale per la biodiversità che prevede di integrare la conservazione della biodiversità nelle politiche economiche e di settore rafforzando la comprensione dei benefici dei servizi ecosistemici e la consapevolezza dei costi della loro perdita e cattiva gestione.
INOLTRE: “Le attività e le programmazioni di settore dovrebbero garantire la conservazione della biodiversità la varietà degli organismi viventi ed i complessi ecologici di cui fanno parte ed assicurare la salvaguardia e il ripristino dei servizi ecosistemici al fine di garantirne il ruolo chiave per la vita sulla Terra e per il benessere umano”.
CONCLUDE EUROPEAN CONSUMERS: “Una visione scientificamente olistica dovrebbe favorire la naturalità dei boschi naturali e degli altri ecosistemi spontanei, permettere che, in assenza di attività antropiche, evolvano in modo autonomo aumentando i servizi ecosistemici associati (qualità delle acque, conservazione del suolo e difesa dal dissesto, habitat per la fauna selvatica). È necessario, porre l’attenzione sull’ecocompatibilità del rapporto uomo-natura piuttosto che sul primato di una ‘gestione attiva’ chiaramente sbilanciata verso la creazione di mero profitto: in sostanza la trasformazione della Vita in morto denaro, per altro sporco perché basato sulla primitiva economia della combustione che sta compromettendo l’intera biosfera”.
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