di Cinzia Marchegiani
European Media Freedom Act (EMFA) è una legge annunciata dalla presidente von der Leyen nel suo discorso sullo stato dell’Unione del 2021 che doveva salvaguardare il pluralismo e l’indipendenza dei media nell’UE e proposta dalla Commissione Europea regolamentando l’ecosistema dell’informazione.
Ma nella legge European Media Freedom Act (EMFA), che deve essere votata dal Parlamento europeo il 3 ottobre 2023 è stato inserito un articolo che autorizza lo spyware contro giornalisti utilizzando la sicurezza nazionale come pretesto!
Cosa sta accadendo alla libertà di stampa in Europa? Cosa propone la Commissione europea nei confronti dei giornalisti e giornali e piattaforme di informazione?
La direttrice dell’EFJ (European Federation Journalists), Renate Schroeder aveva scritto pubblicamente in merito al European Media Freedom Act:
“La legge sui servizi digitali e la legge sui mercati digitali recentemente adottate mirano a creare uno spazio digitale più sicuro, in cui i diritti fondamentali degli utenti siano tutelati, e a stabilire condizioni di parità per le imprese. L’EMFA propone una nuova serie di regole per promuovere il pluralismo, la trasparenza e l’indipendenza dei media in tutta l’UE. Si basa sulla direttiva sui servizi di media audiovisivi, ma estende il campo di applicazione ai fornitori di servizi di editoria e di media online.”
Renate Schroeder però solleva un problema gravissimo inserito con un articolo all’interno del EMFA
Sebbene la Schroeder spieghi l’intento della proposta di legge europea sulla libertà dei media (EMFA):
“La proposta di regolamento prevede, tra le altre cose, garanzie contro l’ingerenza politica nelle decisioni editoriali e la sorveglianza dei giornalisti. Privilegia l’indipendenza e il finanziamento stabile dei media di servizio pubblico, nonché la trasparenza della proprietà dei media e l’allocazione della pubblicità statale”.
“Stabilisce inoltre misure volte a tutelare l’indipendenza dei giornalisti e a rivelare i conflitti di interessi. Infine, l’atto creerebbe un nuovo Comitato europeo indipendente per i servizi di media, composto da autorità nazionali dei media e basato sul lavoro del Gruppo dei regolatori europei per i servizi di media audiovisivi (ERGA).
Renate Schroeder mostra l’altra faccia della medaglia che chiama “Sorveglianza intrusiva”:
“Spyware contro giornalisti utilizzando la sicurezza nazionale come pretesto”
La direttrice dell’EFJ (European Federation Journalists), Renate Schroeder mostra il lato oscuro di un articolo inserito nella proprosta di legge European Media Freedom Act, una vera sorveglianza intrusiva a danno non solo dei giornalisti, ma della libertà di informare:
“Ma il Consiglio dell’UE sotto la presidenza svedese nella prima metà di quest’anno ha assistito a una reazione negativa alla libertà dei media e alla protezione delle fonti dei giornalisti, consentendo l’impiego di ‘software di sorveglianza intrusiva’ contro i fornitori di servizi media per motivi di ’ampia ‘sicurezza nazionale’. Ottanta organizzazioni per la libertà dei media e i diritti umani, tra cui editori, emittenti televisive e sindacati, hanno inviato una lettera aperta ai membri della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo, responsabile di questo articolo dell’EMFA, a venire con una posizione molto più forte. I giornalisti nelle capitali europee si sono resi conto (e hanno scritto ) del potenziale danno derivante dal consentire agli Stati di spiare i giornalisti per ragioni di “sicurezza nazionale”.
RENATE SCHROEDER: “I GOVERNI STANNO LEGALIZZANDO LO SPIONAGGIO DEI GIORNALISTI E IN UN MOMENTO IN CUI IL MEDIA PURALISM MONITOR MOSTRA L’ESTREMA VULNERABILITà IN TERMINI DI SICUREZZA DIGITALE”
Ci sarebbero pericoli connessi allo spionaggio e al contempo la estrema vulnerabilità in termini di sicurezza digitale, Renate Schroeder chiede voto contrario alla Commisione europea:
“Basti pensare: i governi stanno proponendo di legalizzare lo spionaggio dei giornalisti europei proprio nel momento in cui il Media Pluralism Monitor mostra la loro estrema vulnerabilità in termini di sicurezza digitale. Le attività di lobbying da parte di molte organizzazioni non governative, inclusa la Federazione europea dei giornalisti, hanno portato a un rafforzamento della posizione all’interno del Parlamento europeo senza alcuna esenzione per la sicurezza nazionale. Ma il divieto assoluto dell’uso di spyware e simili tecnologie intrusive contro i giornalisti non rientra tra gli emendamenti adottati dalla commissione per le libertà civili.“
In vista del voto del Parlamento europeo sull’European Media Freedom Act (EMFA), previsto per il 3 ottobre 2023, 500 giornalisti hanno firmato la lettera qui sotto chiedendo agli eurodeputati di introdurre un divieto assoluto sull’impiego di spyware contro i giornalisti.
L’EFJ e la più ampia “Coalizione EMFA” intensificheranno la loro attività di lobbying prima del voto finale in plenaria, per insistere su un divieto assoluto dell’uso di spyware contro i giornalisti. Tali tecnologie ottengono un accesso incontrollato e illimitato alle comunicazioni, alle foto, ai contatti e ai dati sul comportamento online degli individui, mettendo a repentaglio la riservatezza delle loro fonti e l’accesso dei cittadini al giornalismo di qualità.”
LA LETTERA
Cari onorevoli deputati del Parlamento europeo,
In vista dell’imminente votazione del progetto di relazione sulla proposta di legge europea sulla libertà dei media (EMFA), i giornalisti in Europa chiedono di introdurre in questo testo un divieto assoluto di sorveglianza dei giornalisti tramite spyware.
Alcuni di noi, e molti dei nostri colleghi in Europa e nel mondo, sono stati illegalmente presi di mira negli ultimi anni, anche da parte degli Stati membri dell’UE. Alcuni di loro hanno utilizzato armi di sorveglianza intrusive contro di noi, minacciando e potenzialmente violando le comunicazioni riservate con le nostre fonti, invadendo la nostra vita privata e mettendo a rischio la nostra sicurezza.
Lo spyware rappresenta oggi una grave minaccia alla libertà di stampa. Dà accesso a una quantità sproporzionata e illimitata di dati: tutte le comunicazioni, le foto, i contatti e i dati sul comportamento online dell’individuo vengono raccolti – all’insaputa della vittima. L’UE deve urgentemente porre fine a tutto ciò.
Per noi giornalisti la sicurezza digitale e l’integrità dei dati sono essenziali per garantire la nostra sicurezza, la riservatezza e la tutela delle nostre fonti. Dobbiamo poter avere fiducia nei nostri dispositivi e canali di comunicazione per fornire interesse pubblico e giornalismo di qualità.
Diversi governi dell’UE hanno infettato i telefoni dei giornalisti con spyware utilizzando la sicurezza nazionale come pretesto. Includere gli stessi motivi nella legislazione futura minaccerebbe la nostra capacità di chiedere conto ai governi, che è una pietra angolare dei valori democratici dell’UE. Abbiamo bisogno di una protezione completa e immediata.
Sebbene nel corso dei lavori parlamentari siano state notevolmente aggiunte numerose garanzie, rimangono ancora troppe scappatoie. Il Parlamento europeo può ancora chiuderli e offrirci lo scudo di cui abbiamo bisogno dalla sorveglianza illegale.
Oggi vi invitiamo a vietare l’uso di spyware contro i giornalisti dell’EMFA.
La Schroeder infatti aveva fatto presente che:
“Negli ultimi anni si sono moltiplicati i casi di spionaggio di giornalisti e operatori dei media tramite sofisticati programmi spyware. Nel luglio 2021, il progetto Forbidden Stories ha rivelato che gli smartphone di 180 giornalisti sono stati infettati dallo spyware Pegasus in tutto il mondo, inclusi Ungheria , Belgio e Francia.”
avvertendo che: “I media di servizio pubblico sono sempre più attaccati per quanto riguarda la loro indipendenza editoriale e finanziaria. I loro valori (universalità e diversità), le loro linee guida editoriali (che includono imparzialità e accuratezza) e i loro standard relativi al loro mandato, finanziamento e governance, anche nell’ambiente online e di piattaforma, dovrebbero renderli istituzioni indispensabili in società veramente democratiche. Il media di servizio pubblico indipendente e ben finanziato è generalmente associato a democrazie sane.“
Viviamo un mondo in evoluzione dove i diritti sono spesso enunciati ma mai tutelati. Non è un caso che ormai progetti di informazione territoriali stanno scomparendo come i cronisti che oltre a non avere tutele economiche non hanno neanche quelle legali.
Che mondo stiamo costruendo? Digitale sicuramente ma sempre con meno tutele per chi dovrebbe essere la voce dell’informazione pubblica, della cronaca e non degli slogan politici o lobbistici (sarà reale il controllo sui conflitti di interessi?).
Se poi ci mettiamo ChatGPT con l’AI l’informazione corre seri pericoli di essere solo merce propagandistica in mano a chi può permettersi costi e pubblicità senza regole deontologiche
AI POSTERI…
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