Donato Milanese (MI) – Il diabete di tipo 1 è una forma di diabete che si manifesta prevalentemente nel periodo dell’infanzia e nell’adolescenza, anche se non sono rari i casi di insorgenza nell’età adulta. Per questa ragione fino a poco tempo fa veniva denominato “diabete infantile”.
Il diabete mellito di tipo 1 rientra nella categoria delle malattie autoimmuni perché è causata dalla produzione di autoanticorpi (anticorpi che distruggono tessuti ed organi propri non riconoscendoli come appartenenti al copro ma come organi esterni) che attaccano le cellule Beta che all’interno del pancreas sono deputate alla produzione di insulina.
Come conseguenza, si riduce, fino ad azzerarsi completamente, la produzione di questo ormone il cui compito è quello di regolare l’utilizzo del glucosio da parte delle cellule. Si verifica, pertanto, una situazione di eccesso di glucosio nel sangue identificata con il nome di iperglicemia.
Un importante studio da poco pubblicato dà speranza concreta per la qualità di vita dei piccoli bambini colpiti da questa patologia. A spiegare questo importante traguardo sono i ricercatori del Centro di Ricerca sul Metabolismo dell’IRCCS Policlinico San Donato, guidati dal professor Livio Luzi, insieme ai colleghi del Diabetes Research Institute dell’Università di Miami.
STUDIO INNOVATIVO SU MALATI DI DIABETE MELLITO DI TIPO 1
Il team ha studiato per tre mesi due gruppi di pazienti adulti, affetti da diabete di tipo 1 e portatori di un microinfusore insulinico. I pazienti che durante il periodo di osservazione avevano mantenuto un allenamento di tipo aerobico costante hanno mostrato, rispetto al gruppo di controllo, miglioramenti significativi del controllo metabolico, un calo del bisogno di insulina e una marcata riduzione degli attacchi iperglicemici.
Il professor Livio Luzi, responsabile dell’Area di Endocrinologia e Malattie Metaboliche dell’IRCCS Policlinico San Donato
“Il nostro lavoro dimostra con dati incoraggianti che essere attivi fisicamente migliora il controllo della glicemia in chi è affetto da diabete di tipo 1. Certamente la verifica dovrà essere estesa a un numero più ampio di soggetti, ma già ora possiamo dire che un programma di educazione incentrato sul monitoraggio dell’iniezione dell’insulina, sulla dieta e sugli esercizi, è estremamente vantaggioso per la gestione della malattia e costituisce una parte essenziale della terapia, non un qualcosa di accessorio che si possa lasciare alla discrezionalità dei pazienti”.
La rilevanza dell’attività fisica aerobica nella gestione dei pazienti con diabete era stata fino ad oggi chiaramente dimostrata solo per il diabete di tipo 2, tanto che l’intervento sullo stile di vita costituisce il primo livello di approccio terapeutico secondo il Position Statement congiunto ADA-EASD (delle Società Americana ed Europea di Diabetologia), Diabetes Care, 2015.
Più controversa finora l’utilità dell’esercizio fisico nel diabete di tipo 1 per una serie di motivi tra cui la frequenza delle ipoglicemie e una aumentata variazione dei livelli glicemici durante le ventiquattrore.
Il lavoro del gruppo del professor Luzi dimostra invece un chiaro effetto positivo dell’esercizio fisico – aerobico, svolto almeno per tre sessioni settimanali e per 30-45 minuti – sia su parametri metabolici che infiammatori, seppure nel breve termine, in pazienti trattati con microinfusore di insulina.