venerdì, 22 Novembre 2024

Ddl Biotestamento. Le ambiguità di una legge che tutela la dignità di morire e non permette le cure compassionevoli

 

di Cinzia Marchegiani

Il Senato il 14 dicembre 2017 ha approvato definitivamente il ddl n. 2801, recante norme in materia di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento (acronimo Dat).

L’Aula approva in via definitiva ddl con 180 voti favorevoli, 71 contrari e 6 astenuti.

Il ddl disciplina il consenso informato del paziente ai trattamenti sanitari e agli accertamenti diagnostici, interviene in tema di terapia del dolore, divieto di ostinazione irragionevole nelle cure e dignità nella fase finale della vita, introduce l’istituto delle disposizioni anticipate di volontà e lo strumento della pianificazione condivisa delle cure. In particolare, l’articolo 1 prevede che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata.

Ognuno ha il diritto di conoscere le proprie condizioni di salute, di essere informato in modo completo, aggiornato e comprensibile, di rifiutare qualsiasi accertamento diagnostico o trattamento sanitario, di revocare il consenso prestato. Il medico è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare o rinunciare al trattamento sanitario ed è esente da responsabilità civile o penale.

VOTI FAVOREVOLI E DICHIARAZIONI

Nelle dichiarazioni finali hanno espresso voto favorevole i sen. Manuela Repetti (Misto-IPI), Mazzoni (ALA), Nerina Dirindin (Art. 1-MDP), Palermo (Aut), Alessia Petraglia (SI-SEL), Paola Taverna (M5S) e Emilia De Biasi (PD).

Il Parlamento, svolgendo il suo ruolo più peculiare, approva un provvedimento che risponde alle esigenze della società e qualifica la XVII legislatura sul piano dell’avanzamento dei diritti. Il testo è chiaro, equilibrato ed essenziale, non prevede alcun obbligo ma tutela la libertà di scelta rispetto ai trattamenti sanitari. Secondo Art.1-MDP l’unico problema è il mancato stanziamento di risorse: l’attuazione della legge richiede infatti personale con adeguate competenze professionali.

VOTI CONTRARI E DICHIARAZIONI

I Gruppi AP e FI-PdL hanno lasciato libertà di coscienza ai propri componenti; hanno espresso voto contrario i sen. Quagliariello (FL), Centinaio (LN), D’Ambrosio Lettieri (GAL), Aiello (AP) e Zuffada (FI-PdL) e, in dissenso dai rispettivi Gruppi, i sen. Romano (Aut) e Amoruso (ALA). La legge, definita da più parti “la via italiana all’eutanasia”, contiene disposizioni ideologiche, ambigue, in taluni casi visibilmente errate, che, negando il principio dell’alleanza terapeutica, trasformano il medico in un burocrate, un mero esecutore delle DAT.

Pur apprezzando il tentativo di colmare un vuoto normativo in una materia sulla quale esistono solo pronunciamenti dell’autorità giudiziaria, i Gruppi LN, AP e FI-PDL hanno lamentato il rifiuto, dettato da ragioni propagandistiche, di ogni contributo migliorativo. Hanno ricordato, in particolare, le proposte volte a riconoscere l’obiezione di coscienza, a istituire il registro nazionale delle DAT e a prevedere il rinnovo periodico delle disposizioni. Con motivazioni differenti, i sen. Carraro (FI-PdL) e Sacconi (AP) hanno annunciato la non partecipazione al voto.

UN DDL CHE DIFENDE LA VOLONTA’ DEL MALATO SOLO NELLA POSSIBILITA’ DI MORIRE DIGNITOSAMENTE MA NON PERMETTE DI POTER ACCEDERE ALLE CURE COMPASSIONEVOLI. ALTRO CHE AMBIGUITA’

Il ddl mette in verità nero su bianco due realtà opposte e sancisce la volontà di attuarle. Dare la possibilità di un malato di poter morire con dignità ma non quella dello stesso di poter accedere alle terapie compassionevoli. Un testo molto ambiguo che in realtà mette nero su bianco due scelte di vita al pari dignitose ma non parimenti difese. Questa legge sembrerebbe scagliarsi contro i malati che vogliono provare terapie compassionevoli, d’altronde la Lorenzin le ha decapitate bene, e questa è la ciliegina sulla torta? La dignità si attua in tanti modi. E il ddl invece non fa che ammonire in questo senso, puoi decidere se morire ma non provare una terapia compassionevole nel momento che non si hanno chance e opportunità di scelta terapeutica.

DDL cliccare QUI per approfondire il testo approvato

Proprio nell’Art.1 è stato inserito il Comma 6. Il medico è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il trattamento sanitario o di rinunciare al medesimo e, in conseguenza di ciò, è esente da responsabilità civile o penale. Il paziente non può esigere trattamenti sanitari contrari a norme di legge, alla deontologia professionale o alle buone pratiche clinico-assistenziali; a fronte di tali richieste, il medico non ha obblighi professionali.

 

Un ddl che regala un diritto e ne vieta un altro? Si può affermare un diritto mentre se ne ostacolo un altro? Si possono mettere sullo stesso piano chi decide che quella non è vita e chi la vita la insegue provando anche altre strade anche se non sono state validate, anche quando tutto è contro? Questo DDl sembrerebbe non averlo fatto. Che dignità sono state perorate? Il diritto di poter morire ma non quello di continuare a vivere con le medesime energie e dignità di malato consapevole e nella sua piena volontà.

Chapeau a chi l’ha votata, ma ovvio è solo il mio pensiero.

 

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