domenica, 24 Novembre 2024

Covid. Infermiere grave anche con doppia vaccinazione. De Palma (Nursing Up): “Dati certi su immunità Delta e livelli anticorpali”

La denuncia

di Ci. Ma.

ROMA 24 SETT 2021 – Troppi focolai negli ospedali ma non solo. Ormai siamo arrivati ad un bivio importante. Il caso dell’infermiere di Palermo vaccinato con doppia dose e ora ricoverato in condizioni gravissime fa scattare la richiesta di approfondimento e dati con evidenze scientifiche in merito alla efficacia del vaccini inoculati agli operatori sanitari al Ministro Speranza. De Palma non si accontenta delle solite frasi di rito. De Palma chiede di conoscere i livelli di copertura immunitaria del vaccino rispetto alla variante DELTA. E i controlli sui livelli anticorpali degli infermieri: “Basta con la mera casistica di quel 5% di inefficacia del vaccino anti-covid”

Il Presidente del Sindacato Nazionale Infermieri, ANTONIO DE PALMA fa pressioni per conoscere i dati sulla immunità prodotto dalla doppia vaccinazione sugli operatori sanitari. Solo il 20 settembre 2021, e cioè quattro giorni fa chiedeva trasparenza sulle dichiarazioni dell’ISS:

I nuovi dati ISS dicono che 1739 operatori sanitari, già vaccinati, si sono ammalati dal 19 agosto a oggi

DE PALMA E IL CASO INFERMIERE DI 43 ANNI GRAVE DOPO COVID E DOPPIA VACCINAZIONE. Ora il caso dell’infermiere di Palermo di 43 anni riversa in gravi condizioni causa polmonite da covid nonostante abbia effettuato la doppia vaccinazione e ora ricoverato all’Istituto Mediterraneo trapianti:

“Un professionista, con patologie pregresse, dovrebbe sentirsi tutelato, non ogni giorno, ma ogni minuto, dalla propria azienda sanitaria. Non possiamo, non è rispettoso, ricollegare tutto alla mera casistica legata a quel famoso 95% di efficacia del vaccino. La vita umana va ben oltre una percentuale”.

 LA DENUNCIA NEL DETTAGLIO DEL PRESIDENTE DE PALMA:

“Un infermiere di 43 anni, sottoposto alla prima dose già a gennaio, e coperto con la seconda nelle settimane successive al pari di tanti altri colleghi, riversa oggi in gravissime condizioni a causa del Covid. In queste ore, come ci riferiscono i nostri referenti, l’uomo, originario di Palermo, sarebbe in fin di vita per una gravissima forma di polmonite. E’ stato trasferito sabato scorso dalla Terapia intensiva dell’ospedale Cervello di Palermo, all’Istituto Mediterraneo trapianti per essere sottoposto a respirazione extracorporea (Ecmo), ultima possibilità per salvargli la vita. Come tanti colleghi, otto mesi fa aveva completato il ciclo vaccinale”.

DE PALMA PRETENDE SERIETA’: “NON ACCETTIAMO IN ALCUN MODO CHE TUTTO SIA TIMBRATO COME UN FATTO NORMALE E SFORTUNATO DI CHI RIENTRA NELLA MERA CASISTICA DI QUEL 5% DI INEFFICACIA DEL VACCINO ANTICOVID”

“Chiediamo a questo punto seri e dettagliati approfondimenti. E non accettiamo, in alcun modo, che tutto ciò finisca nel calderone, ‘timbrato’ come un fatto normale e sfortunato, che rientra nella della mera casistica di quel 5% di inefficacia del vaccino anti-covid.

Ribadiamo – insiste De Palmala nostra richiesta pubblica al Ministero della Salute, affinché delle motivazioni dei tanti contagi tra gli operatori sanitari sia data contezza attraverso studi ed approfondimenti specifici. Non riteniamo bastevoli meri e variegati pareri, ancorché meritevoli della massima attenzione quando resi da autorevoli personalità del mondo scientifico: i nostri infermieri chiedono posizioni ufficiali sostenute da evidenze scientifiche. Chiediamo di conoscere quali sono i livelli di copertura immunitaria del vaccino rispetto alla variante DELTA. Chi ci assicura che siano gli stessi della variante originaria ALFA? Siamo certi si tratti ancora del 95%, oppure l’efficacia si è ridotta?».

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up si rivolge alle istituzioni nazionali:


Governo e Regioni si sono trincerate troppo spesso dietro quella piccola percentuale (circa il 5%) di persone che sarebbero refrattarie al vaccino, dimenticando che siamo alle prese con vite umane, prima ancora che con professionisti della sanità.

Il contributo che abbiamo pagato, in termini di decessi e di contagi, noi infermieri italiani, è pesantissimo. E i dati INAIL ribadiscono in modo schiacciante che l’82% degli operatori che si sono infettati sono infermieri. Ma non è tutto, perchè al primo posto, per quanto riguarda la categoria di lavoratori che ha riportato negli ultimi mesi il maggior numero di vittime sul luogo si lavoro, ci siamo ancora noi!

Intanto aumentano i focolai in ospedale. Sabato scorso al Cervello di Palermo è stato chiuso il reparto di Nefrologia e dialisi. Ci raccontano anche di un altro focolaio in una RSA laziale con numerosi operatori contagiati.

Tutto questo non può lasciarci insensibili. 

Possono garantire, le Regioni e le aziende sanitarie ed ospedaliere, che in casi come questi l’infermiere sia tutelato da screening di massa e continuativi?
A che punto è l’attività di misurazione del livello anticorpale degli operatori sanitari già vaccinati in ospedali come quello palermitano?

Ci possono, soprattutto assicurare, che è stato fatto tutto il possibile, in termini di prevenzione, affinché il 43enne non si ammalasse?

E’ forse solo un caso che si sono contagiati anche i suoi familiari tra cui il padre anziano?


DE PLAMA: “CI DICANO I NUMERI CERTI E EVIDENZE SCIENTIFICHE ALLA MANO QUANTI INFERMIERI OGGI VACCINATI A INIZIO ANNO OPERANO CON UN LIVELLO IMMUNITARIO INSUFFICIENTE A GARANTIRE LA LORO SALUTE”

Il Presidente del sindacato Nursing UP fa un passo avanti e chiede la cosa più logica, sapere il grado di immunità acquisita dalle vaccinazioni:

“Non è giusto, non è opportuno, giustificare tutto con quel 5% di range di potenziale non efficacia del vaccino, troppo facile! Un infermiere diabetico che decide volontariamente di vaccinarsi, che agisce con professionalità e coscienza, dovrebbe sentirsi sicuro in merito al suo livello di protezione, soprattutto perchè la sua salute è già precaria. Ci dicano allora, numeri certi ed evidenze scientifiche alla mano, quanti infermieri oggi, vaccinati a inizio anno, si prendono cura dei pazienti in ospedale con un livello immunitario insufficiente a garantire la loro salute. “

Conclude De Palma preoccupato: Faccia chiarezza il Ministero della Salute sui tempi di efficacia del vaccino. La vita di un uomo, di un infermiere, non rappresenta una mera casistica”.

 

 

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