di Daniel Prosperi
Cronana di una pandemia.
Non sarà la trama di un film di Kubrick, sarà molto meglio perché tutti siamo gli attori di questo film del neorealismo, nel post Pasolini. Quando tutto è vero come la finzione, la realtà non è percepibile se non con la lucidità consolidata dell’intelletto personale, rimanendo altrimenti a guardare il dito che è posto davanti agli occhi di guarda, rimanendo nascosto così bene l’oltre.
“In tempo di guerra, ogni buco è trincea”.
L’abbiamo costruita a tempo record perché essa potesse essere il limen tra “là fuori” e “la vita”.
Iniziato tutto con una polmonite non curata, rientrante nelle eventualità previste il 9 gennaio da un’intervista rilasciata dal Professor Pregliasco a “La Repubblica”, il film è quasi giunto ai titoli di coda. Ma vengono lasciati spazi per finali alternativi, con l’adattamento al rischio che nella traduzione volgare si dice “improvvisazione”.
C’è poi una sicurezza infinita di chi si ritiene normodotato rispetto a chi avanza critiche umane e umanitarie a fronte dell’inerzia del Governo. Basti pensare che la Cassa Integrazione non è stata ancora erogata, con ritardi che lo stesso presidente imputerebbe all’attività di Inps, non in grado di esitare pratiche che generalmente chiude in 5 anni. Se magari lavorassero sempre come questo mese, anzi se lavorassero e basta, non ci metterebbero 5 anni, ma è un altro discorso. Il continuo avanzamento dell’ennesima divisione velatamente ideologica del mondo post-ideologico che stiamo vivendo, porterà ad ulteriori disintegrazioni dei valori istituzionali, ai quali tutti i cittadini sono chiamati al rispetto secondo la Costituzione, vituperata, usata col doppiopesismo all’italiana, a tratti superata nella gerarchia delle fonti.
Tant’è che la presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia, nella relazione-menzione pubblicata ieri 27 aprile, che ogni anno bune rilasciata a titolo informativo sulle attività svolte nell’anno giudiziario precedente, si è lasciata andare anche in giudizi difensivi della Costituzione, facendo trapelare i vari discrimen generati in periodo emergenziale, ovvero un momento in cui non è sospesa la democrazia (solo in caso di applicazione di legge marziale e di diritto internazionale prevalente per conflitto bellico, come da articolo 78), la legge non un ha istituto giuridico diverso dalla decretazione d’urgenza (articolo 76 Cost.) e anche essa non può prescindere dai princìpi generali dell’ordinamento.
Le ordinanze e i decreti extra ordinem hanno natura meramente amministrativa perché finiscono fuori dal campo d’azione delle fattispecie che la legge già disciplina, su sopraggiunte motivazioni probanti di urgenza.
. Abbiamo visto quindi l’obbligo vaccinale applicato in luogo del legislatore nazionale dal segretario di Partito di maggioranza del governo attuale.
. Abbiamo visto conflitti di attribuzione segnalati sui giornali tra Ceriscioli e Conte, per la chiusura delle attività scolastiche a fine febbraio.
. Abbiamo visto disciplinare autodichiarazioni rese ai sensi dell’articolo 47 del DPR 28 dicembre 2000 n. 445, da una circolare ministeriale, tra l’altro non più vigente ma gli effetti sono, extra legem, prorogati.
. Abbiamo visto violazioni palesi degli articoli 16, 76, 117 della Costituzione, nonché relativi atti di abuso che potrebbero aver già configurato reati, tra i quali l’abuso d’ufficio e la violenza privata.
. Abbiamo visto la natura minatoria delle sanzioni penali, con le ammende camuffate da amministratività e comunque facilmente annullabili i procedimenti conseguenti, perché diverse da quelle indicate dall’articolo 76 del DPR citato, che ne prevede altre.
. Abbiamo visto toni minacciosi, un clima infame dopo quasi 30 anni da quando qualcuno coniò questa locuzione. Siamo ciò che vogliamo essere, niente più.
Nascosto con ipocrisia dall’io collettivo, il colletto bianco ha saputo produrre “aringhe” che puzzavano dalla testa, senza possibilità di difesa, generando e annullando al tempo stesso quanto detto, da acuto osservatore dei comportamenti di massa, dicendo cose diverse da quanto poi pubblicate negli atti ufficiali.
Un enjambement di supercazzole infinite che arricchiranno i tribunali, sarà il nulla a confronto con le insostenibili leggerezze dirette alla ripresa economica: tutti i privati sono impossibilitati, per i termini economici non previsti ma necessari di esenzione da tassazione per tempo limitato, a promuovere la ripresa, ostacolati ancorché dalla medesima inerzia che serve allo status quo per non intervenire, addebitando l’eredità del Paese ad un’intera generazione futura, con nessun onore, soltanto oneri.
E il Parlamento svilito e depauperato resta il luogo etereo, anzi esterno e iperuranico rispetto alla realtà, piombata inaspettatamente di fronte alla finzione.
Perché di vero c’è rimasto solo il falso.
Tant’è che lo scrivono ogni giorno nelle contraddittorie posizioni degli autoproclamati esperti su tutto, grazie a quelle nefandezze che hanno commesso negli anni e ha portato tutti a sentirci artefici criminali senza aver commesso null’altro che il reato di aver vissuto liberi.
Non è soltanto una brutta pagina, questo è un libro lasciato scrivere dai perdenti di una vita, quelli che sicuramente a scuola venivano bullizzati, ai quali non è parso vero di poter riscattarsi gestendo la vita di tutti, compresa la loro.
Dal letame nascono i fior, aspettando che arrivi la primavera, in questo eterno 8 marzo giornaliero che viviamo in loop, con la speranza di svegliarci dal sonno della ragione.
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