giovedì, 21 Novembre 2024

Covid-19. Epidemia dal Nord Italia? Giannotta: “Creare un albero filogenetico avrebbe dimostrato che non siamo gli untori”

Inchieste Freedom

 

di Cinzia Marchegiani

Quanto una scienza precisa e competente avrebbe potuto salvare il timbro agli italiani di appestati e untori?

È inevitabile ormai, l’epidemia da coronavirus sta cambiando il volto del mondo, la vita sociale e annientando il tessuto economico. Attività rase a zero e con il consenso del governo si permette di licenziare gli operatori in molti settori, come quelli turistici e del trasporto. Gli ospedali ora vengono chiusi e ogni visita in agenda cancellata, ogni appuntamento rimandato a data da concordare e si lascia l’accesso solo a casi dichiarati urgenti dai medici. Ma molti medici ormai neanche fanno più visita e si lascia la gestione ai numeri verdi che ogni regione ha messo a disposizione. Tutto corre nel filo del telefono, tutto è virtuale anche una visita medica, perché ora esiste solo il covid-19, tutte le altre patologie sono sparite come le malattie croniche, le gravidanze e i controlli medici che non potrebbero attendere. Ora si disquisirà in ospedale a chi dare la priorità in terapia intensiva. Ciò è inaccettabile.

Ad oggi sappiamo veramente ben poco cosa sta accadendo e come viene gestita questa epidemia. Tante notizie e focolai sfuggiti al controllo dei massimi esperti. Ma il timbro più indigesto è quello che hanno attribuito agli italiani. Untori, appestati per tutto il mondo.

Più ombre che luci in questo mare di sospetti che stanno emergendo con forza se nel dettaglio si analizzano le pubblicazioni di studi sul genoma di questo nuovo virus. Davvero è questo il sunto di questa storia? Di certo sappiamo che improvvisamente si è affacciato al mondo un nuovo virus dove nessuno aveva memoria immunitaria e volente o nolente chi è preposto alla salute pubblica doveva conoscere gli scenari che si potevano accreditare e che con grande stupore stiamo subendo. Il ministero della salute in primis ha inizialmente deciso di applicare solo quarantena fiduciaria per coloro che rientravano dalle zone ad alto rischio coronavirus e confortato dai suoi collaboratori che evidentemente hanno mal consigliato il neo ministro Roberto Speranza. Ora è il resto del mondo che ci tratta da appestati.

In questo contesto è possibile chiedere se le stesse istituzioni abbiano avuto le capacità e competenze per analizzare i dati scientifici che venivano messi a disposizione su questo nuovo virus?

Più di qualche dubbio emerge, ma andiamo con ordine.

Noi ci siamo affidati al dottor Girolamo Giannotta che ha dimostrato in molto largo anticipo l’impossibilità di individuare il paziente zero nella persona che tutti avevano puntato, e lo ha fatto semplicemente analizzando i dati a disposizione, le tempistiche della storia e i dati clinici che erano già da parecchio tempo messi a disposizione dei ricercatori e scienziati. Non è stata una botta di fortuna, ma semplicemente logica, accuratezza di studio e serietà.

  • L’ITALIA CENTRO DELL’EPIDEMIA MONDIALE. QUESTO SEMBRA UN INCUBO. QUALCOSA NON HA FUNZIONATO DOTTOR GIANNOTTA, DALLE DIRETTIVE, AI TEST. ORA MANCANO I POSTI IN TERAPIA INTENSIVA E SI CHIUDONO OSPEDALI PER PREPARARCI AL PEGGIO

Premesso che nessuno ha i poteri che aveva Dio, che forse servirebbero in questa evenienza, si possono detenere alcuni poteri e gestirli con una infima modalità. Parlo da medico che non riesce ad ottenere alcuna informazione specifica pur avendole richieste ad istituzioni e scienziati. Allora, come sempre le informazioni le vado a trovare da solo e le rendo pubbliche perché la popolazione deve capire quello che sta succedendo e prendere coscienza della gravità della situazione della nostra epidemia che l’informazione televisiva distorce oltre ogni ragionevole limite di decenza.

  • DOTTOR GIANNOTTA, INIZIAMO A CAPIRE QUANDO UN MEDICO PUO’ ALLERTARE LE AUTORITA’ SANITARIE IN CASO DI COVID-19?

Quando dico che chi detiene il potere poi finisce per gestirlo malissimo, lo dico con cognizione di causa. Dai documenti che ho ottenuto all’Ordine dei Medici, le condizioni per allertare le autorità sanitarie sono essenzialmente queste. Febbre maggiore di 38°C associata ad uno di questi segni:

  1. Disturbi neurologici (che sembrerebbero quelli del coma).
  2. Ipotensione.
  3. Difficoltà respiratoria a riposo (polmonite).
  • COSA EMERGEREBBE DOTTOR GIANNOTTA?

Queste direttive assieme alle direttive OMS di fine gennaio 2020, consentono solo la diagnosi tardiva e consentono di identificare esclusivamente i casi gravi. Poiché i principali soggetti coinvolti nella trasmissione dell’infezione del coronavirus sono i soggetti asintomatici e quelli con sintomi di media gravità (circa l’80%), le direttive del Governo e quelle dell’OMS non consentono né la diagnosi precoce, né il contenimento dell’infezione da COVID-19. Inoltre, migliaia di soggetti asintomatici e soggetti ricoverati nei nosocomi del Nord sono usciti dalle aree critiche per spostarsi in direzione di altre Regioni trasportando il virus nel luogo d’approdo e creando il quelle sedi dei piccoli clusters che evolveranno in grandi aree di diffusione del COVID-19 che non verranno evidenziati perché i test sono esclusivamente riservati alle categorie che diffondono meno il virus.

Ieri, nel Veneto hanno fatto il test anche ai cagnolini, qui in Calabria mi serviva uno due giorni orsono, ma non l’ho ottenuto poiché i criteri attuali non lo consentono anche se un familiare era rientrato dalla Lombardia ed il soggetto bisognoso aveva la febbre da 6 giorni, assieme a tosse, lacrimazione ed astenia. In presenza di queste limitazioni, ho provveduto al prelievo ematico domiciliare che mi ha confermato che si tratta di infezione virale. Ma non era la comune infezione virale che spesso provoca neutropenia e/o linfocitosi e/o monocitosi. Qui i linfociti erano ridotti, i globuli bianchi erano normali e la PCR nel range normale. Ora io pongo un quesito ai miei colleghi: quante volte avete visto un soggetto con una malattia respiratoria con febbre di lunga durata e con tutti gli esami normali e con una leggera linfopenia? Per la mia modesta esperienza c’è qualcosa che non quadra.

Questo caso, che non ha una diagnosi specifica d’infezione da COVID-19, ma un quadro immunitario leggermente anomalo per una tipica infezione virale, potrebbe indicarci che in corso d’infezioni virali ignote il sistema immunitario dei bambini potrebbe decidere di produrre una risposta mitigata, quasi silente. E qui potrebbe essere chiamato in causa il sistema immune innato. Se così fosse, tale ipotesi spiegherebbe perché non sono morti bambini sotto i 9 anni di vita in Cina dopo infezione da COVID-19, visto che la densità recettoriale degli ACE2 non è diversa rispetto agli adulti senza patologia e senza cattivi stili di vita.

  • NOI ITALIANI SIAMO BRAVI PERCHE’ FACCIAMO PIU’ TEST DEGLI ALTRI?

Qualcuno ha reiteratamente esaltato le nostre indubbie capacità diagnostiche, certamente superiori a quelle degli altri Stati. Mi ero quasi convinto, ma poi mi sono imbattuto in un file del quale vi faccio parziale omaggio presentandovi la figura 1.

Figura 1: Numero dei test positivi al COVID-19.

 

Era il giorno 26 febbraio 2020, ed era vero che il nostro numero di test era maggiore del numero dei test eseguiti in altre Nazioni. Ma chi reiterava il delizioso ritornello della millantata bravura non ha notato alcuni particolari della figura 1. Tali particolari avrebbero potuto far aprire gli occhi a qualcuno, che di dovere, li doveva tenere sempre aperti. Si capisce a chi alludo, ma non voglio cimentarmi disquisendo di cose di scarsa rilevanza. Certo, l’Austria aveva eseguito solo 321 test, ma aveva solo lo 0.6% di positività che segnalava una scarsa circolazione del virus in causa. Poi viene la nostra poco amata Francia con 762 test con una percentuale di positività del 2.2%, che la boriosa Francia non ha capito che segnalava una certa circolazione del virus sul territorio francese. Poi arrivano gli inglesi con 7132, con una percentuale di positività dello 0,2% che era la più bassa in assoluto. Finalmente, arriviamo noi con 9.462 test ma con una terribile percentuale di positività del 4.8%. Tale percentuale doveva obbligatoriamente allertare l’Istituto Superiore di Sanità perche segnalava la più alta circolazione del COVID-19 nel territorio italiano, rispetto alle altre Nazioni prima citate. Noi avevamo una percentuale di positività ai test che era 24 volte maggiore della positività riscontrata nel Regno Unito.

 

  • IL DUBBIO: LA SCIENZA HA PRODOTTO UN GRAVE DANNO ECONOMICO ALL’ITALIA? ABBIAMO PROVE? L’ITALIA E’ DAVVERO UNTRICE DEL COVID-19?

È solo da pochi giorni che abbiamo reso disponibile il genoma del COVID-19 alla comunità scientifica internazionale. Abbiamo passato 15 giorni a cercare un inesistente “paziente zero” mentre era imperativo sequenziale il genoma, e l’Istituto Superiore di Sanità sembrerebbe essere stato colpevolmente inadempiente. Vi ricordo che chiunque al mondo è capace di sequenziale il genoma del COVID-19 e costruire un albero filogenetico in due giorni. La prova è fornita dai brasiliani, ai quali abbiamo inviato due pazienti infettati con il COVID-19.

I due casi d’infezione brasiliani da COVID-19 vanno descritti nel dettaglio perché evidenziano quello che avremmo dovuto fare e non l’abbiamo mai fatto.

Questi due casi riguardano due soggetti che hanno viaggiato in Nord Italia.

Il primo caso identificato è un uomo di 61 anni che abita nella città di San Paulo ed aveva fatto un viaggio in Lombardia nel periodo compreso tra il 9 ed il 21 febbraio 2020. Al suo ritorno in Brasile comincia a manifestare sintomi respiratori quali: tosse secca, mal di gola e naso chiuso, accompagnati da febbre. Viene sottoposto al test specifico per il COVID-19 il giorno 25 febbraio 2020. Il test è stato eseguito su tampone naso-faringeo che aveva dato esito positivo. La conferma diagnostica è ottenuta il 26 febbraio 2020 (un giorno di latenza). L’analisi genomica del campione ottenuto da questo soggetto è stata publicata dai ricercatori brasiliani il 28 febbraio 2020 (due giorni dopo) e questo è il primo caso da infezione da COVID-19 in un paziente che aveva soggiornato in Italia nel periodo di circolazione del virus nel territorio lombardo, che nel caso specifico risale al periodo 9-11 febbraio 2020 (autore Nuno Faria, sito http://virological.org/t/first-report-of-covid-19-in-south-america/409).

Viceversa, il secondo caso di positività è un soggetto di 32 anni che è tornato in Brasile il 27 febbraio, proveniente da Milano. Il paziente aveva tosse, mal di gola, dolori muscolari e cefalea. I sintomi sono apparsi sull’aereo durante il volo che ha proseguito con l’uso di una mascherina. Il 28 febbraio vengono fatti i tamponi naso-faringei all’Ospedale di San Paulo, la conferma diagnostica con la RT-PCR arriva lo stesso giorno ed il virus era inviato per il sequenziamento genomico.

I Brasiliani hanno confrontato questi due genomi con altri 157 già disponibili in banche dati alla data del 3 marzo 2020.  Nell’albero filogenetico del COVID-19 le frequenze cinesi sono qui intervallate. I due casi brasiliani si raggruppano in due diversi Clusters. Il genoma virale proveniente dal primo paziente si raggruppa nel Cluster 1 ed è identico ad una sequenza recentemente rilasciata dalla Lombardia, Italia (EPI_ISL_412973). Nello stesso  Cluster 1 ci sono sequenze ottenute da pazienti di altre Nazioni (Germania, Messico e Finlandia) che hanno riferito di aver soggiornato in Italia.

Il genoma virale del secondo paziente si raggruppa nel Cluster 2, che contiene sequenze derivanti da diversi Paesi tra cui Cina, Inghilterra, Australia, Francia, Stati Uniti, Singapore, Taiwan e Svezia. Viceversa, il caso inglese (ID GISAID EPI_ISL_412116) rappresenta un caso d’importazione diretta a Londra dalla Cina.

La sequenza del genoma del secondo paziente presenta 7 mutazioni, quattro delle quali erano presenti anche nel genoma della donna cinese ricoverata a Roma all’Istituto Spallanzani (pubblicato il 29 gennaio 2020). Tra le remote possibilità che determinano una leggera incertezza, poiché il secondo caso potrebbe essere stato infettato da un viaggiatore proveniente da un’altra parte del mondo, l’infezione da COVID-19 è stata più probabilmente acquisita in Lombardia, data l’attuale prevalenza del COVID-19. Tale gruppo ipotizza che se questo è vero, allora l’epidemia nel Nord Italia è probabilmente il risultato di molteplici introduzioni di varianti virali nella Regione, e non da un’unica fonte infettiva.

 

Qui è sotto esame l’adeguatezza decisionale e la capacità previsionale dell’Istituto Superiore di Sanità poiché emergerebbe il sospetto, abbastanza eloquente, che se avesse prodotto per tempo le sequenze genomiche non ci avrebbe esposto alle misure politiche che sono state adottate da altri Stati poiché ritenuti noi untori internazionali e non vittima internazionale di un contagio di disparata provenienza. Tutto ciò a dispetto della tecnologia che consente di produrre una sequenza genomica di COVID-19 in due soli giorni, come dimostrano i ricercatori brasiliani.

 

  • CI SONO ALTRI DATI INCOFUTABILI CHE VERTONO SU QUESTA TESI DA LEI BEN ARGOMENTATA?

Purtroppo sì. Ancora, il 4 marzo 2020, Robertson D.I. descrive il primo caso di COVID-19 in Scozia (http://virological.org/t/first-report-of-covid-19-in-scotland/412). Il campione è analizzato il 2 marzo 2020 ed il suo genoma è già pubblicato il 4 marzo 2020 (due giorni dopo). Dopo la conferma diagnostica con la tecnica RT-PCR hanno estratto gli acidi nucleici ed hanno ottenuto la sequenza che hanno etichettato con la sigla Scotland/CVR01/2020 e depositato in un sito dedicato che si chiama  GISAID. Il genoma scozzese presenta mutazioni in 9 nucleotidi ed in 4 aminoacidi. Questa variante scozzeze entra nel gruppo di virus estratti da individui di Messico, Germania e Svizzera che si sono recati in Italia per viaggi. Questo dato, per l’autore, conferma che nella Scozia non si evidenzia una circolazione non rilevata di virus COVID-19 diversi rispetto a questo. 

  • DOTTOR GIANNOTTA, QUALE È LA RILEVANZA DI QUESTI CASI?

Tutti questi viaggiatori hanno attraversato il territorio italiano e sono diventati positivi al loro rientro in Patria. Aver soggiornato in Italia, o transitato attraverso l’Italia, per un tempo sconosciuto non significa automaticamente che hanno acquisito il virus COVID-19 da noi, ma al contrario, potrebbero aver introdotto nel nostro territorio delle varianti virali che non sono state identificate dall’Istituto Superiore di Sanità.

Infatti, la costruzione dell’albero filogenetico del primo caso identificato in Brasile, che era transitato dall’Italia, evidenzia che nel Cluster 1 ci sono sequenze ottenute da pazienti di altre Nazioni (Germania, Messico e Finlandia) che hanno riferito di aver soggiornato in Italia, ma questo potrebbe rilevare che un set di virus COVID-19, con piccole mutazioni, potrebbero essere stati introdotti nel Nord Italia da viaggiatori provenienti da altre Nazioni, che se asintomatici o scarsamente sintomatici, possono aver diffuso una serie di varianti virali non identificate perché l’Istituto Superiore di Sanità non ha proceduto alla sorveglianza dei genomi virali. Prova ne è il fatto che è stata annunciata la prima sequenza solo a marzo 2020.

Inoltre, Il genoma virale del secondo paziente si raggruppa nel Cluster 2, che contiene sequenze derivanti da diversi Paesi tra cui Cina, Inghilterra, Australia, Francia, Stati Uniti, Singapore, Taiwan e Svezia. La stessa sequenza del secondo paziente presenta 7 mutazioni, quattro delle quali erano presenti anche nel genoma della donna cinese ricoverata a Roma all’Istituto Spallanzani (pubblicato il 29 gennaio 2020). Per un calcolo probabilistico, le sette mutazioni non possono essersi prodotte in Italia, anche alla luce del fatto che 4 di esse erano presenti anche nella donna cinese ricoverata a Roma a fine gennaio 2020.

In definitiva, la presenza sul territorio italiano di tante e diverse sequenze genomiche, non rilevate dal nostro Istituto Superiore di Sanità, ma da ricercatori stranieri, rafforza l’ipotesi che l’epidemia nel Nord Italia è probabilmente il risultato di molteplici introduzioni di piccole varianti virali del COVID-19, che sono arrivate con i viaggi ed i soggiorni di cittadini stranieri di diversa provenienza, parte dei quali possono aver introdotto, a loro insaputa, delle varianti virali.

È del tutto normale riscontrare delle piccole varianti per un virus a RNA che si diffonde per via inter-umana a questa velocità, tutte appartenenti al ceppo iniziale che è partito dalla Cina dopo un evento iniziale cominciato nell’autunno del 2019.

Dopo la pubblicazione dei genomi italiani ci hanno soccorso alcuni scienziati che dibattono in questo sito (virological.org) e che hanno espresso questo parere: “Noi stimiamo che l’epidemia italiana sia iniziata tra la metà di dicembre 2019 e la fine di gennaio 2020”(http://virological.org/t/phylodynamic-analyses-based-on-11-genomes-from-the-italian-outbreak/426).

 

  • COVID-19, L’EPIDEMIA AL NORD E’ PROBABILMENTE IL RISULTATO DI PICCOLE  VARIANTI VIRALI INSERITE NEL TERRITORIO DA CITTADINI STRANIERI. È STATA UNA FORTUNA ESPORTARE IN NIGERIA IL COVID-19…

Il primo caso nigeriano proviene dall’Italia. Mentre scrivo seguo la trasmissione della RAI “Porta a Porta” e nessuno dei presenti ha ringraziato i nigeriani. Lo dovrebbe fare Salvini, ma adesso è stressato. Questa è una questione semi-seria con un certo grado di tragi-comicità. Ma è avvenuta oggi, ed i tempi che ha il COVID-19 sono diversi dai tempi compassati della politica.

 

Il primo caso nigeriano è confermato il 27 febbraio 2020 (http://virological.org/t/first-african-sars-cov-2-genome-sequence-from-nigerian-covid-19-case/421). Non sono in grado di commentare questo albero filogenetico espresso in figura 2, poiché la sua lapalissiana evidenza lo fa da se.

 

Figura 2: albero filogenetico del COVID-19 esportato dall’Italia alla Nigeria.

Non commento la figura 2, ma la figura 3 indica che il COVID-19 è stato introdotto nel Nord-Italia dalla Germania. Ma noi con le nostre gravissime inadempienze non abbiamo proceduto tempestivamente a produrre un albero filogenetico alle prime positività dei test che avrebbe fatto capire a tutto il mondo che non eravamo untori, ma vittima di un inserimento involontario sul territorio italiano di un virus che circolava da almeno un mese prima della dichiarazione del primo caso italiano di infezione da COVID-19.

 

Figura 3: Origine tedesca del COVID-19 diffuso in Italia.

 

  • IN FUTURO, COSA POSSIAMO ATTENDERCI?

Premesso che tutto è in itinere, i casi chiusi ogni giorno sono iniziati circa un mese fa, e per tale motivo il mio racconto è in differita e non è detto che quello che oggi appare, sarà vero domani o tra un mese. Ma da alcuni giorni i dati non inducono a nessun gratuito ottimismo. Nella figura 4 è rappresentata la situazione al 6 marzo 2020.

 

Figura 4: dati al 6 marzo 2020

Siamo i primi al mondo come numero di nuovi casi (se escludiamo l’Iran). Dopo la Cina abbiamo il maggior numero di morti. Aumentano i casi critici (462) e tra i casi chiusi (720) abbiamo 197 morti (27,36%) e 523 guariti (72,64%). I casi chiusi sono quelli che contemplano guariti e morti. Qui la percentuale di mortalità si è stabilizzata da diversi giorni ed è sempre mostruosa, anche se inficiata dai dati che non sono ancora integrabili in questa casistica. Inoltre, ci sono 462 casi seri o critici che sono in unità di terapia intensiva ed il trend in ascesa porterà presto a non aver più posti nei reparti di anestesia e rianimazione.

Questo è il preludio ai futuribili ospedali da campo e tale evento incrementerà la mortalità generale perché diventerà difficile, se non impossibile, assistere tutti i bisognosi, compresi i soggetti incidentati e quelli che necessitano di rianimazione dopo intervento chirurgico non differibile. Naturalmente altro personale medico e paramedico si ammalerà, decurtando le risorse umane necessarie per fronteggiare al meglio la crescente epidemia.

  • DOTTOR GIANNOTTA E’ IMPERATIVO CAMBIARE STRATEGIA?

Visto che le direttive emanate non ci consentono di fare diagnosi precoce da infezione da COVID-19, considerato che le diagnosi tardive spesso portano alla terapia intensiva, dalla quale si può uscire morti, a dispetto di tutte le risorse profuse dal personale sanitario, stremato al pari dei cinesi; adesso è necessario, per contenere il dilagare dell’epidemia da COVID-19, cambiare strategia.

  • SI POSSONO QUANTIFICARE I DANNI DELLA QUARANTENA ALL’ITALIANA?

Se quarantena doveva essere, doveva essere una quarantena gestita dai militari e dalle forze di polizia. Così non è stato, e la nostra creatività ha consentito di lasciar partire dalle aree sotto intensa diffusione virale una marea di soggetti che hanno trasportato il virus ovunque. Per effetto della “quarantena all’italiana”ora ci saranno clusters di casi in tutte le Regioni di Italia. Abbiamo accontentato qualche giornalista che ora è libero di sentirsi italiano, ma a noi resta il problema fondamentale: “Perchè il Governo non ci consente di arginare questi clusters?”.

  • CHI DEVE ESSERE SOTTOPOSTO A TEST SPECIFICO PER IL COVID-19?

Mentre l’intervista è in corso, arriva la notizia che Nicola Zingaretti è positivo al test per il COVID-19. Prima di qualsiasi considerazione, va espressa solidarietà a Zingaretti al quale va la mia solidarietà e la mia espressione di vicinanza, visto quello che conosco su questo virus.

Su un giornale online, afferma che sta bene.

(https://www.repubblica.it/politica/2020/03/07/news/coronavirus_zingaretti_positivo_al_test-250519476/).

Questo caso rafforza la mia idea scientifica che si devono fare i test non per identificare tardivamente i casi gravi, ma per identificare precocemente i casi asintomatici e lievi. Il presidente Nicola Zingaretti è un caso asintomatico, giustamente sottoposto a test specifico per il COVID-19.

  • PROPOSTA DI SCREENING PER IL COVID-19, SPIEGHI MEGLIO DOTTOR GIANNOTTA?

Considerato che il Presidente Nicola Zingaretti è stato giustamente sottoposto a test specifico anche se asintomatico, perché io non ho potuto ottenerlo per un bambino sintomatico che ha vissuto a contatto stretto con il genitore proveniente dalla Lombardia?

Per far qualcosa di utile a tutti, è necessario sottoporre a test specifico, più volte, tutti i soggetti che dalle aree del Nord si sono spostati in direzione di altre Regioni d’Italia. Inoltre il test specifico per il COVID-19 dovrebbe diventare obbligatorio per tutti quei soggetti che hanno 4 giorni di febbre e sintomi respiratori quali:

  1. Tosse secca o produttiva.
  2. Naso chiuso o rinorrea.
  3. Congiuntivite senza secrezione purulenta.
  4. Astenia, dolori muscolari, cefalea e mal di gola e diarrea.

Sostengo questo perché la polmonite e la linfopenia appaiono in ottava giornata di malattia ed 8 giorni di assenza di trattamento antivirale consentono ad un virus neurotropo di entrare nel cervello e distruggere i centri bulbari e pontini del respiro.

PRESIDENTE MATTARELLA, ATTRIBUISCA LA MEDAGLIA CHE RITIENE OPPORTUNA A QUESTI STOICI ED EROICI COLLEGHI.

Cari e sconosciuti colleghi, avete la mia stima e la mia solidarietà, riconosco che operate in condizioni estreme e siete dei veri eroi che di certo il nostro Presidente premierà. So che molti di voi si sono ammalati e qualcuno è morto, ed è una magra consolazione sapere che noi al Sud siamo allo sbaraglio e senza strumenti diagnostici idonei per arginare il rapido diffondersi del COVID-19.

  • DOTTOR GIANNOTTA COMPRENDIAMO LA SUA VICINANZA AI TANTI MEDICI IN PRIMA LINEA. PERCHE’ NON È PIÙ POSSIBILE TERGIVERSARE?

I dati epidemiologici appena diffusi dalla protezione civile sono esposti in figura 5.

 

 Figura 5: Dati della protezione civile relativi al 7 marzo 2020

I casi totali sono 5883 (+1247 casi odierni) con 48 nuove morti. I morti totali sono 233, i guariti sono 589 ed in terapia intensiva ci sono 567 casi gravi o seri (+105 rispetto ad ieri). Tra gli 822 casi chiusi ci sono 233 morti (28%) e 589 casi guariti (72%). Il numero dei nuovi casi supera anche quello dell’Iran e stiamo raggiungendo la Corea del Sud che ha 1/5 dei nostri morti ed un numero di casi seri o critici 16 volte inferiore al nostro. Essendoci nella Corea del Sud pochi guariti e pochi casi seri o critici, il dato della Corea del Sud farebbe pensare che hanno molti casi attivi di lieve entità. La mortalità complessiva è oggi del 3,96%, mentre quella sui casi chiusi è oggi del 28%.

Questi dati fanno comprendere che il COVID-19 che circola in Italia è molto aggressivo.

Un lavoro incredibile quello che il dottor Giannotta ha messo a disposizione della comunità. In questo momento storico dove le notizie contrastanti di tanti stimati professori provano a difendere tesi contrapposte: banale influenza/severe complicanze, i dati rimangono l’unica arma che la scienza ha il dovere di monitorare e studiare per fornire serie direttive e concreti rimedi affinchè l’efficacia di una diagnosi non tardiva possa tutelare al meglio la salute pubblica di qualsiasi individuo, indipendentemente dalla sua età biologica e anche il nostro sistema sanitario ormai sotto attacco da questa gestione grave e insufficiente da parte di coloro che dovevano prevedere scenari da film di fantascienza. Ognuno dovrà guardare in faccia le proprie responsabilità e qualcuno dovrebbe pretendere trasparenza dell’operato messo in campo dalle tante cabine di regia. Troppe vite umane coinvolte, altrettante strangolate dal fermo dell’economia.

 

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