di Cinzia Marchegiani
Siamo arrivati agli ossimori. Se l’emergenza Covid-19 ci ha mostrato quali sono stati gli errori che hanno portato alla saturazione delle unità intensive – i malati con sintomi similinfluenzali non sono stati presi in carico, senza aver potuto fare un test sono stati lasciati a casa e in molti casi ad aggravare con una polmonite interstiziale bilaterale difficile poi da prendere in carico e trattare – ora i pediatri stanno dando segnali davvero contrastanti e allora mi chiedo, mancano i test covid-19 per la popolazione pediatrica?
Mi spiego.
- IL 3 APRILE 2020 LA FIMP ANNUNCIA: “No a tampone solo con sintomi gravi. Serve mappa completa”
e spiega anche la logica di questa riflessione:
Il Presidente FIMP Paolo Biasci: “Non condividiamo la tesi di chi vuole effettuare i tamponi ai bambini solo nei casi gravi. Se si ammalano vuol dire che sono stati contagiati dagli adulti, magari asintomatici.”
Questo l’appello di Paolo Biasci, Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri.
“A questo punto dell’epidemia non condividiamo la tesi di chi afferma che i tamponi sui bambini debbano essere eseguiti solo in caso di febbre che eprduri elevata per tanti giorni o di sintomi gravi. Il tampone sui bambini non serve di per sé ai bambini stessi, che nella stragrande maggioranza dei casi manifestano la COVID-19 con sintomi medio-lievi, ma è necessario per mettere in evidenza il pericoloso fenomeno della diffusione intra-familiare dell’infezione da parte di adulti asintomatici, pre-sintomatici o pauci-sintomatici. I bambini sono chiusi in casa ormai da settimane. Se manifestano sintomi di infezione ascrivibili a sintomi “influenzali” (anche non gravi) devono essere considerati casi sentinella di un possibile trasmissione intra-familiare del SARS-CoV-2, anche se gli adulti con cui convivono risultano asintomatici. Eseguire tamponi e analisi sierologiche sul cluster familiare ci aiuta a rilevare i positivi e gli immuni, ovvero a mappare l’epidemia e a pensare al futuro. Partiamo dalle famiglie per censire la diffusione del virus sul territorio, senza rompere l’isolamento domestico e rischiare di amplificare il contagio”.
- Oggi, 21 APRILE 2020, UN’ALTRA ASSOCIAZIONE, LA SIMPE: “L’appello dei pediatri: ‘Vaccino contro l’influenza obbligatorio a settembre’
Il comunicato di SIMPE pubblicato sul proprio sito parla chiaro, ma poi cambia direzione e chiede la vaccinazione obbligatoria da settembre (ma poi saranno pronti i nuovi vaccini antinlfuenzali?) per i bambini dai 6 mesi ai 14 anni di età, motivazione: diagnosticare il covid-19 da influenza (ma non sindromi parainfluenzali che il vaccino non ha alcuna azione).
Prima afferma che:
“Dal 42 al 47%. Potrebbe essere questo il range di bambini asintomatici e/o con pochi e leggeri sintomi (paucisintomatici) con infezione da Covid-19 che attualmente si sta sviluppando nella popolazione pediatrica e che si vedrà appieno in autunno, all’apertura delle scuole, nella cosiddetta Fase 3. Senza interventi specifici saranno dunque i bambini i veri ‘untori’ da coronavirus, e quindi sarà fondamentale attivarsi proprio per loro.”
In un secondo passaggio spiega la logica di controlli con tamponi proprio per verificare i casi covid-19:
“È del tutto evidente che in queste condizioni la riapertura delle scuole favorirà la diffusione del contagio tra i bambini che a loro volta lo riporteranno a casa con il rischio reale di un nuovo picco epidemico. Si tratta di capire dunque come intervenire nel merito, come gestire le distanze in classe e negli spazi comuni, decisioni fondamentali da prendere al più presto. Inoltre si deve aggiungere che in autunno inizia la diffusione delle normali patologie infettive stagionali, compresa l’influenza, che renderanno ulteriormente confusa e difficile la valutazione della situazione epidemiologica. Sarà quindi fondamentale fornire da subito tutti quegli strumenti che possano consentire una indagine sierologica, da confermare con il tampone, e, naturalmente attivarsi per essere in grado di distinguere da subito i sintomi da Covid-19 ‘leggeri’, tipici dei bambini, da quelli influenzali o para-influenzali”.
Quindi ricapitoliamo: i bambini sono spesso asintomatici, ciò significa che seppur positivi al coronavisrus non mostrano la tempesta citochinica che porta alle infezioni gravi e all’aggravamento del quadro della propria salute. Quindi non mostrano neanche sintomi similinfluenzali. Un test tampone o esami sierologici per loro è frutto di logica nella direzione di tutelare le persone grandi, come i genitori e i nonni.
- Ora però siamo passati dal richiedere test per i bambini a un vaccino obbligatorio antinfluenzale.
I bambini, la popolazione pediatrica spesso non mostrano sintomi da infezione covid-19 e per i pediatri della SIMPE fare diagnosi corrette è obbligare i bambini alla profilassi antinfluenzale? E la logica dove è?
Ecco come la SIMPE motiva la loro proprosta per l’obbligatorietà dei vaccini antinfluenzali (che non coprono da sindromi parainfluenzali)
“Per questo chiediamo l’obbligatorietà della vaccinazione antinfluenzale per i bambini da 6 mesi a 14 anni. Lo chiediamo ora, per settembre ottobre, quando normalmente viene emanata la circolare ministeriale che indica le fasce che dovranno essere interessate dalla vaccinazione. Avere la popolazione pediatrica vaccinata nella sua totalità significherà contribuire a comprendere, nel momento in cui si ripresenterà, chi avrà il virus del Covid-19. Questo significa agire sulla ‘patologia di comunità’. Un approccio completamente differente da quello utilizzato finora”.
“Pensiamo anche – conclude il presidente Giuseppe Mele – di dover organizzare la pediatria di famiglia in forme associative diverse rispetto al passato per un approccio di comunità e non più rivolto al singolo. La popolazione pediatrica deve godere degli stessi diritti degli adulti e le stesse opportunità di assistenza, attraverso le Unità di Continuità Assistenziale dedicate alla pediatria (USCAP). Siamo pronti ad un confronto con i tavoli Ministeriale e con le Regioni, e disponibili a fornire il nostro supporto come Società Scientifica”.
I pediatri della SIMPE hanno espresso la necessità di obbligare con una profilassi vaccinale antinfluenzale la popolazione pediatrica sana con farmaci che troppo spesso mostrano una scarsa efficacia e sempre ignota al momento del trattamento. Hanno espresso necessità di obbligare alla vaccinazione per poter diagnosticare meglio i sintomi tra Covid-19 e influenzali, quando in ogni caso è già necessario e imperativo fare i test con sintomi similinfluenzali, e quando per ammissione della scienza e i dati clinici che proprio i bambini sono asintomatici.
Quindi ricapitolando, la FIMP chiede test per bambini proprio per valutare casi asintomatici che provocherebbero contagi nella casa famigliare, mentre la SIMPE chiede l’obbligo dell’antinfluenzale per diagnosticare meglio (ma se i bambini sono asintomatici) i casi da covid-19 da influenza.
E allora sorge spontanea una domanda: “Siamo certi che per i bambini siano disponibili i test covid-19, e i test sierologici, l’unica vera arma strategica per affrontare e contenere la prossima probabile epidemia da covid-19 a 360 gradi?”
Ecco che questa emergenza sembra non aver insegnato nulla. Assitiamo ad ossimori preoccupanti che che stanno facendo riflettere molti genitori. Si chiedono davvero se c’è qualcuno che abbia interesse serio e spassionato a tutelare la salute dei propri bambini.
La domanda sorge spontanea. Se queste sono le valutazioni ritenute logiche per inserire un obbligo vaccinale ulteriore (sono già 10) da 6 mesi a 14 anni, siamo certi che il Governo avrà un numero adeguato di test per diagnosticare asintomatici e sintomatici e altrettanti esami sierologici per valutare l’immunità anche nella popolazione pediatrica?
Non sono bastate le morti di tante persone non prese in carico, questa sarebbe la migliore strategia da attuare per i casi asintomatici pediatrici per risolvere il contenimento di una probabile emergenza epidemiologia nell’autunno. Si faranno i test ai bambini?
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