Cittaducale (Rieti) – Alla presenza di numerosi forestali in pensione e simpatizzanti del disciolto corpo, sabato scorso è stato presentato, nella città ove ha storicamente sede la Scuola di Formazione Allievi Ispettori dell’ex CFS (citata anche nel testo assieme al suo prestigioso Comandante, Umberto D’Autilia), il racconto denuncia di Vincenzo Stabile, salernitano classe 1949, che del Corpo Forestale dello Stato è stato comandante regionale della Campania fino al 2014, ed adesso è componente dell’esecutivo nazionale dei Gruppi Ricerca Ecologica.
Dopo i saluti dell’amministrazione comunale, che ha patrocinato l’evento ed è intervenuta in persona neoeletto Sindaco Leonardo Ranalli nonché dell’Assessora alla Cultura Maria Grazia Angeletti, Stabile ha fatto il punto sul provvedimento che da sei mesi ha fatto confluire nell’Arma dei Carabinieri oltre 7.000 forestali: “Il Decreto Madia, provvedimento del Governo Renzi, è stato nefasto per la tutela del territorio, perché ha privato le aree a maggior rischio di dissesto ma anche quelle più vulnerabili da un punto di vista ambientale, di quella che era una vera e propria polizia di prossimità – ha asserito l’autore del libro – Non è in gioco l’attaccamento alla divisa o alla storia del Corpo, anche perché tra l’altro l’Arma dei Carabinieri è gloriosissima, ma l’efficacia e l’operatività di un’azione che non può basarsi esclusivamente sulla repressione dei reati ed anzi va fondata prioritariamente sulla prevenzione: i Forestali da secoli avevano impostato il proprio operato proprio sul controllo capillare del territorio e su una eccezionale rapidità di intervento proprio perché una volta che un delitto verso l’ambiente viene perpetrato, il ripristino della situazione ex ante è onerosissimo se non addirittura impossibile. Nel frattempo però è calato un velo di silenzio, a parte qualche protesta di Magistrati, giornalisti più attenti a problemi ambientali, Sindaci, soprattutto negli ultimi giorni infuocati a seguito deli incendi boschivi dilaganti nel paese, cittadini comuni sui social, interrogazioni dell’opposizioni anche se vi è da dire che prima dell’approvazione del DL 177/2016 vi era un fronte vasto e trasversale che si opponeva, troppo timidamente, a questo provvedimento scellerato. A questo punto, non dovrei essere io a dirlo, ma ‘La Forestale Tradita’ è purtroppo quanto mai attuale soprattutto per alcune problematiche, in esso anticipate, che stanno emergendo”.
Il generale Stabile, nel suo volume, ha ripercorso la storia del Corpo Forestale anche attraverso aneddoti relativi alla sua attività al fianco di autorevoli personalità, come il magistrato Federico Bisceglie, tragicamente scomparso a seguito di uno strano incidente stradale sull’autostrada Salerno – Reggio Calabria. Ma anche excursus istituzionali: “Durante la mia carriera ho conosciuto molti Ministri dell’Agricoltura e per tutti Il CFS era stato sempre considerato un fiore all’occhiello; anzi negli ultimi tempi si era sviluppata una idea dell’Agricoltura molto più ‘ambientale’ introducendo il tema portante delle 3 A: Agricoltura, Alimentazione, Ambiente – ha affermato Stabile – Questo concetto aveva trovato la sua massima espressione nella Legge 36/2004, la cosiddetta Legge Alemanno, che dava al CFS un ampio mandato sia in materia strettamente ambientale che sui prodotti agricoli tipici e su tutta la loro filiera e sui prodotti tutelati dai marchi europei. L’attuale Ministro ha invece favorito la fine del Corpo ma non si vede attualmente neppure l’applicazione del DL 177/2016 che prevedeva che il Ministero si dovesse occupare del coordinamento delle politiche forestali con l’Unione Europea e con le Regioni, creando un qualcosa all’altezza dell’importanza della funzione come una Direzione o quanto meno una Agenzia di Sviluppo Forestale nell’ambito del MiPAAF. Invece nulla. Quest’ultima istituzione, l’Agenzia, chiesta con forza dal Movimento per la rinascita delle Foreste e della Montagna, formato da ex forestali, sarebbe importantissima perché ricreerebbe a livello centrale un punto di riferimento per le Regioni a statuto ordinario, alcune delle quali, viste le innegabili pressanti esigenze stanno cercando di creare dei loro Corpi Forestale come quelle a statuto speciale, ma sono bloccate dalla attuale impossibilità da parte di esse di creare corpi di Polizia”.
Marco Tiberti, Responsabile Agromafie per i G.R.E., nonché “padrone di casa”, ha espresso dispiacere per “la partecipazione all’evento inferiore alle aspettative da parte dei Carabinieri Forestali in servizio, che pur non mancano a Cittaducale: è a loro che competerà traghettare il ruolo storico del Corpo a cui hanno appartenuto in questa nuova esperienza ammnistrativa. Negli ultimi anni la Forestale era all’apice della propria popolarità e ciò rende oltremodo incomprensibile la scelta di sopprimerla e abolire di fatto delle funzioni che stano sguarnendo il territorio di una delle sue più efficaci difesa, come è sotto gli occhi di tutti: è incredibile, ad esempio, che le montagne brucino, come proprio in questi istanti accade a Cittaducale e in tutto il Lazio, ma gli elicotteri dell’ex CFS non possano levarsi dall’aeroporto di Rieti esclusivamente per questioni burocratiche: si pensi che di ben 32 elicotteri dell’ex CFS complessivamente trasferiti in dotazione ai Carabinieri Forestali, al momento solo 4 sono operativi per l’antincendio. Militarizzando il Corpo Forestale con il decreto legge 177/16, sta emergendo drammaticamente soprattutto il problema della lotta attiva agli incendi. Per non parlare poi dell’impossibilità di ottenere un tempestivo intervento preventivo ogni qualvolta è necessario, come nel caso del taglio dei boschi o della capitozzatura di piante monumentali. Nel momento attuale i boschi sono in stato di abbandono non sono tutelati, almeno nelle regioni centromeridionali la situazione forestale è molto grave. Inoltre il taglio boschivo incontrollato che sta avvenendo in molte regioni è purtroppo destinato ad avere delle gravi conseguenze su quello che certamente è il vulnus più preoccupante per il nostro Paese: il rischio idrogeologico. Secondo uno studio pubblicato da Repubblica il 3/5/2014 l’82% dei comuni italiani è ad alto rischio idrogeologico e dal 1960 ad oggi oltre a 4000 morti vi sono stati oltre 240 Ml di danni, un altro interessante studio pubblicato dal Corriere del 19/3/2014 affermava che su 700 situazioni di frana grave presenti in Europa 500 sono in Italia”.
Molto partecipata anche la tavola rotonda che ha seguito la presentazione del libro, moderata da Carlo De Falco, che dei Gruppi Ricerca Ecologica è responsabile per il Lazio. Pietro Massimiliano Bianco, ricercatore ISPRA e consulente dei GRE, ha tenuto una relazione dal titolo “Contaminazioni ambientali in Italia”, evidenziando quanto inquinanti come ad esempio metalli pesanti e pesticidi stiano distruggendo il Belpaese e sottolineando la strategicità delle azioni preventive a tutela del paesaggio: “L’Italia è il paese europeo con il più alto tasso di biodiversità, con innumerevoli specie protette e di interesse ambientale, nonostante sia un territorio densamente abitato e fortemente antropizzato, e ciò grazie all’equilibrio che fino a qualche anno fa c’è stato tra attività agricole e gestione forestale. E non solo questo, perché l’Italia ha anche la più alta biodiversità agricola: oggi, tuttavia, il legame tra qualità ambientale e qualità dei processi agricoli è stato messo totalmente in discussione perché sia le foreste sia l’agricoltura sono state finalizzate esclusivamente alla creazione di economia. Inoltre gli inquinamenti da metalli pesanti e da pesticidi, il consumo di suolo e l’antropizzazione selvaggia del territorio stanno mettendo seriamente in crisi la salvaguardia degli ecosistemi con un costo pesantissimo che ricadrà sulle generazioni future”.
Carlo Jacomini, anch’egli ricercatore dell’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale del Ministero dell’Ambiente e per la Tutela del Territorio e del Mare, è intervenuto sulle “Attività ISPRA/SNPA a tutela del territorio. Integrazione tra le Forze Armate e il Sistema per la Protezione Ambientale” ha illustrato le principali criticità a cui le istituzioni sono chiamate a dare una risposta cooperando quotidianamente: “Siamo ad un punto di svolta della civiltà umana, che potrebbe anche essere un punto di non ritorno, tale è l’aggressività dell’azione dell’uomo. In Italia c’è poi una carenza atavica: tra le minacce alla biodiversità, non viene mai considerato l’inquinamento. Eppure il sistema di parchi nazionali e regionali, affiancato dal sistema di ZPS (zone di protezione speciale) e SIC (siti di importanza comunitaria) definito dalle Direttive Uccelli e Habitat, dovrebbe proteggere una gran parte del nostro territorio e dovrebbero anche valorizzarla: invece le aree Natura 2000 non sono immuni all’utilizzo massivo di inquinanti (come i pesticidi), innescando il cosiddetto vortice dell’estinzione a causa del quale specie che attualmente il nostro paese potrebbero scomparire per sempre”.